Strage di via Caravaggio a Napoli: dopo 39 anni riaperta l’indagine sul DNA del colpevole

Sta per arrivare ad un punto di svolta molto importante la strage di via Caravaggio a Napoli. In tempi brevi, infatti, saranno resi noti i risultati degli esami biologici su alcuni reperti ritrovati all’interno delle stanze dell’appartamento in cui è avvenuta la strage. Nel mese di maggio dello scorso anno è stata riaperta l’indagine, in seguito all’acquisizione di nuovi elementi. Per questo motivo è stato deciso di effettuare degli esami su alcuni reperti che erano stati depositati negli archivi del Tribunale di Napoli.

I risultati potrebbero essere fondamentali per riuscire a trovare la soluzione di quello che ancora oggi appare come un delitto misterioso. Gli specialisti della Polizia di Stato che si occupano dei delitti rimasti irrisolti hanno deciso di procedere effettuando dei nuovi accertamenti. C’è grande attesa per i risultati degli esami biologici, che potrebbero fornire dei dettagli in più su cosa è veramente successo in quella notte del 1975.

Il delitto

Il triplice delitto di via Michelangelo da Caravaggio, nella zona di Fuorigrotta a Napoli, è rimasto ancora senza una soluzione. La vicenda è avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 1975 al quarto piano di una struttura. Il delitto fu scoperto l’8 novembre. Le vittime sono Domenico Santangelo, rappresentante di vendita di 54 anni, Gemma Cenname, di 50 anni, la seconda moglie di Santangelo, e Angela Santangelo, la figlia di Domenico, di 19 anni. Chi ha commesso il delitto non ha voluto risparmiare nemmeno il cane, di nome Dick, che è stato soffocato con una coperta. I corpi di Angelo e di Gemma furono disposti nella vasca da bagno insieme al cane. Gemma fu invece disposta sul letto.

Le indagini

La Polizia non aveva i mezzi per rilevare eventuali tracce biologiche lasciate dall’assassino in casa. Furono trovate delle impronte di scarpa in alcune stanze della scena del crimine e delle impronte digitali su due bottiglie che si trovavano nello studio di Domenico. Il 25 marzo 1976 fu arrestato Domenico Zarrelli, che è stato accusato di aver compiuto la strage dopo un rifiuto di un prestito da parte della zia Gemma. Zarrelli fu assolto dalla Corte di Cassazione il 18 marzo 1985 e in seguito fu risarcito per danni morali e materiali.

Nel mese di maggio del 2013, dopo quasi 40 anni dalla vicenda, sono state disposte delle nuove analisi scientifiche su alcuni reperti ritrovati nella scena del delitto. In particolare si tratta di mozziconi di sigaretta, di un asciugamano con macchie di sangue e di un bicchiere. Nonostante i risultati, la Procura non ha rivelato altri dettagli, probabilmente perché il soggetto identificato è deceduto oppure non è più imputabile.

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