Strage di Erba, le contraddizioni del testimone chiave Mario Frigerio

Il 3 maggio 2011 la Corte di Cassazione pronunciava la sentenza definitiva relativa alla colpevolezza di Rosa Bazzi e Olindo Romano nella strage di Erba. Dopo quasi diciassette anni dai fatti, però, quella condanna vacilla più che mai. Del resto, da anni lo sostengono gli avvocati dei coniugi Romano.

Rosa e Olindo e Mario Frigerio
Rosa e Olindo e Mario Frigerio – Nanopress.it

In tempi più recenti lo ha sostenuto anche il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser, che si è unito alla volontà dei legali di Rosa e Olindo di riaprire il processo. Nella giornata di ieri, però, è intervenuto sul punto il procuratore di Como, il dottor Massimo Astori. “La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo non lascia spazio a perplessità”. Questa la sua dichiarazione a difesa di quello che è stato il lavoro svolto dalla magistratura.

A questo punto, però, analizziamo uno dei punti chiave – e forse il più controverso –  che ha portato alla condanna all’ergastolo di Rosa e Olindo per l’omicidio di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini. Vale a dire la testimonianza resa da Mario Frigerio, vicino di casa di Raffaella e unico scampato alla morte.

Raffaella Castagna, sua madre, Paola Galli, il ferito Mario Frigerio e la vicina di casa Valeria Cherubini
Raffaella Castagna, sua madre, Paola Galli, il ferito Mario Frigerio e la vicina di casa Valeria Cherubini – Nanopress.it

Il teste chiave, Mario Frigerio

L’unico sopravvissuto alla strage di Erba, come detto, è Mario Frigerio. Sopravvissuto grazie ad una malformazione alla carotide. L’uomo, ricoverato in un letto d’ospedale, venne portato in momenti diversi a ricostruire gli attimi immediatamente precedenti e quelli contestuali all’aggressione. Momenti nei quali ha dato versioni completamente contrastanti sugli autori della mattanza.

Inizialmente il teste aveva infatti parlato di un uomo dalla carnagione olivastra, straniero e mai visto prima. Ma, dopo le dichiarazioni rese al pubblico ministero Simone Pizzotti, venne nuovamente interrogato dal maresciallo dei carabinieri.

Di seguito, uno stralcio:

Maresciallo – Lei conosce il signor Olindo,

il suo vicino di casa? (incomprensibile) Cioè non… l’ha

vis… cioè… sa com’è fatto? Cioè lo conosce… lo potrebbe

riconoscere? Voglio dire (incomprensibile) lo avrebbe

riconosciuto?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Sto dicendo… (incomprensibile) per assurdo, però

lo dobbiamo fare (incomprensibile). Se lei avesse avuto di

fronte l’Olindo, avrebbe saputo che era Olindo?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Pensa di sì? Ma non è sicuro… Di questa figura

nera di fronte, di cui lei ha parlato nelle precedenti (incomprensibile)

non è in grado di escludere che sia alcuno,

cioè potrebbe essere uno conosciuto da lei e non l’abbia

riconosciuto?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – L’ha guardata… però potrebbe non averla riconosciuta.

Dunque, almeno inizialmente, Frigerio sembrò non cogliere le allusioni del maresciallo e ripropose la descrizione originaria del suo aggressore: più alto di lui, mai visto prima, di carnagione olivastra, probabilmente straniero, conoscitore delle arti marziali e “forte come un toro”.

Che cosa si intende per domande suggestive?

Pur evitando di cadere in eccessivi tecnicismi, si rendono a questo punto necessarie alcune precisazioni.

Nel caso di testimoni-vittima coinvolti in reati violenti, le tecniche di interrogatorio devono battere la strada della massima cautela. Il rischio in cui si incorre è in effetti quello di influenzare i ricordi attraverso domande suggestive.

Ma che cosa si intende per ricordo? Esso non è altro che il risultato di quello che viene definito processo di memoria. Un insieme di elaborazioni che derivano dalle modalità con le quali la persona immagazzina un evento che gli è accaduto. Tuttavia, in questo processo possono inserirsi delle informazioni non corrispondenti alla verità. Un meccanismo inconsapevole, che pertanto prescinde dalla volontà di mentire.

I fattori che possono influire su questo processo possono infatti essere di matrice emotiva, causati da stress oppure, come anticipato, derivanti da domande suggestive. Domande, cioè, che suggeriscono implicitamente la risposta nella loro formulazione. Frigerio era appena sfuggito ad un’aggressione mortale

Ciò detto, non è difficile comprendere come – al ricorrere di determinate circostanze -la memoria di un soggetto possa rivelarsi totalmente malleabile. Questo è il motivo per cui nell’investigazione si tende ad attribuire maggiore credibilità alle informazioni fornite dal testimone lasciato libero di rievocare un determinato evento.

In questo senso, studi scientifici dimostrano l’attitudine del testimone a carpire informazioni dalle domande fuorvianti e ad inserirli in maniera del tutto automatica nel proprio ricordo. Tale tipologia di risposta è detta di “cedimento” e indica l’attitudine di un soggetto a cedere alla pressione esercitata in sede di interrogatorio. Ma torniamo alla strage di Erba.

Ad un tratto però il testimone chiave ci ripensa e chiede al militare il perché della domanda su Olindo Romano.

Ecco un altro estratto:

Maresciallo – Perché è ovvio, noi (incomprensibile) stiamo

lav… vedendo su tutto, su tutto, quindi… era doveroso

chiederlo.

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Ma non perché c’è un motivo specifico… però

le ho detto anche dei figli della… della Castagna. Oltre

a con l’Olindo con chi litigava (incomprensibile) la Castagna…

mmh nella corte?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Mah, però ripeto non, ma… tornando all’Olindo

allora (incomprensibile). Adesso che c’ha pensato, quindi

è venuto in mente, perché è lei che ci (incomprensibile) la

domanda… poteva essere l’Olindo?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – No, no, no eh, assolutamente, io… la, la domanda

che le ho fatto prima era doverosa.

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Poteva essere, cioè lei è, mi sembra dubbioso.

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

 […]

Maresciallo – Abbiamo messo il dubbio?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Lei cerchi di, di, di…

[…]

Maresciallo  – Le viene il dubbio? Ma questo dubbio a cosa,

da cosa verrà?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Questo è un insieme.

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Ecco e, e, e… se mi permette… quindi ricordando

quello sguardo… e, e, e ripensando al fatto… cosa

(incomprensibile)?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Le viene un po’ di dubbio… eh, le viene un po’

di dubbio che potrebbe essere lui o le viene un po’ di dubbio che non potrebbe essere lui?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Che potrebbe essere lui.

[…]

Maresciallo – Certo… cioè lei dice che ha, qualche dubbio lo

aveva anche lei per la testa… c’era qualcosa che non le

quadrava… per la testa… tipo, cosa vuol dire?

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Maresciallo – Qualcosa che non le tornava, non lo so, cioè…

Mario Frigerio – (Incomprensibile)

Queste sono un esempio di domande che si potrebbero definire suggestive. Dopo la conversazione, infatti, il cerchio si chiuse. Perché, a quel punto, Mario Frigerio individuò Olindo Romano come suo aggressore. Quello stesso Olindo che il 13 dicembre dello stesso anno sarebbe dovuto comparire insieme alla moglie davanti ad un giudice per la querela sporta da Raffaella Castagna.

Il dialogo proposto è sicuramente uno spunto interessante di riflessione non soltanto per gli operatori del diritto e della psicologia investigativa. Ma anche per comprendere l’importanza e l’attenzione che deve essere prestata nel condurre un interrogatorio o comunque nel sentire una persona a sommarie informazioni. Specialmente quando si ha a che fare con i testimoni-vittima. Proprio come Mario Frigerio.

Quest’ultimo per giorni aveva dato una descrizione completamente opposta del suo aggressore. È bastata una quantomeno opinabile conversazione con un uomo in divisa per fargli cambiare radicalmente idea. Ulteriore conferma di come la memoria umana sia straordinariamente malleabile e fallibile.

La seconda deposizione di Mario Frigerio

Frigerio verrà ascoltato altre due volte rispetto agli stralci riportati. In entrambi i casi riconoscerà il suo aggressore in Olindo Romano. Se fosse stato un estraneo, dice, sarebbe scappato. Doveva quindi essere Olindo, anche se non lo aveva riconosciuto “perché non sembrava affatto”.

Mario Frigerio
Mario Frigerio – Nanopress.it

In gergo tecnico si parla di confabulazione, vale a dire creazione di falsi ricordi con cui vengono riempiti colmati i vuoti di memoria esistenti.

Ora verrebbe spontaneo chiedersi: Frigerio individuò inizialmente l’aggressore in una persona completamente diversa da Olindo perché non voleva ammettere a sé stesso che il mostro fosse un suo vicino di casa oppure perché la sua memoria è stata guidata con domande suggestive? Ognuno trarrà le proprie considerazioni. Compresa la Corte d’appello di Brescia quando sarà chiamata a giudicare l’istanza di revisione del processo relativa proprio alla strage di Erba.

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