Siria, Assad (dopo l’incontro con Gutteres) cambia rotta sugli aiuti e apre due nuovi valichi

Il terremoto che ha colpito Siria e Turchia ha devastato vaste zone e la situazione necessità di intervento costante che, ora, dopo le ricerche dei dispersi si concentra su chi è rimasto senza più nulla e solo al mondo. Il territorio siriano ha utilizzato, fino ad ora, un solo varco di confine per far entrare gli aiuti internazionali che sono indispensabili per il popolo siriano che mostra milioni di cittadini in estrema difficoltà.

Siria post sisma
Siria post sisma – Nanopress.it

La Siria si trovava, già precedentemente al sisma, in una condizione di estrema povertà e nel mezzo di una delle più grandi crisi umanitarie viste nel Paese, a causa della guerra che si protrae da oltre dodici anni. Un conflitto interno tra forze governative di Assad e milizie ribelli Islamiche che rivendicano il territorio e si oppongono alla dittatura del capo di stato. La popolazione soffre di questa guerra interna che ha portato alla perdita di una quotidianità normale i siriani che si sono ridotti a vivere di stenti e senza i diritti primari e essenziali. Una sorta di lotta di potere che supera il benessere e la sopravvivenza del popolo.

Moltissime associazioni per i diritti umani gridano da anni che la situazione in Siria è disperata, ma il problema è riuscire a portare aiuto dove la diplomazia e le conseguenze dei rapporti internazionali interrotti fermano anche la solidarietà. Una situazione preoccupante che ora ha raggiunto il suo apice dopo il sisma distruttivo che ha privato i siriani colpito non solo delle abitazioni o dei pochi averi sopravvissuti alla guerra ma anche ogni minima prospettiva futura se non con il sostegno delle nazioni occidentali.

La differenza che si è palesata dopo il sisma e che riguarda proprio gli aiuti mobilitati per Turchia e Siria, che sono stati molto più tempestivi e snelli per la prima, rivelano quanto le vicende politiche riescano ad avere la meglio su migliaia di persone bisognose che si trovano senza acqua e senza beni alimentari. Non c’è una sola colpa ma una concomitanza di circostanze che hanno ritardato insieme gli aiuti e fatto sentire soli e abbandonati i terremotati siriani.

Il conflitto sugli aiuti verso la Siria emerso tra Assad e i ribelli

Il presidente siriano Assad ha avuto un ruolo di rilievo nella questione aiuti verso le persone dolore dal sisma al nord della Siria ma, come lui, hanno avuto un ruolo fondamentale anche le imposizioni dei gruppi islamici. Un gioco di potere tra fazioni politiche contrastanti che si è protratto fino a colpire e impoverire la popolazione in maniera profonda e significativa.

Questo ha decretato il ritardo degli aiuti umanitari internazionali. Da un lato il presidente Assad che ha deciso di bloccare gli aiuti occidentali al confine dato che non aveva intenzione di far confluire direttamente gli aiuti nella parte nord della Siria ritenuta roccaforte dei ribelli.

Dall’altro canto invece si evince che anche i gruppi della jhiad islamica radicati nel territorio siriano più a nord hanno rifiutato gli aiuti nel caso in cui fossero passati prima da Damasco. Questo perché proprio perché le autorità siriane hanno deciso di lasciare passare soltanto i convogli di aiuti dal confine per poi farli arrivare nella capitale della Siria e successivamente distribuirli.

Dopo tre giorni nei quali il bilancio cresceva di minuto in minuto, e ha ora sforato i 41.000 decessi, il primo convoglio delle Nazioni Unite è entrato in Siria e ha potuto fare da apripista per l’arrivo di una decina di altri soccorsi. Si tratta di una decisione che ha portato ancora più decessi e ha reso ancora più complicato intervenire ora.

Dopo una lunga trattiva, sia con le istituzioni che con i gruppi ribelli siriani, l’Onu può ora cercare di supportare i sopravvissuti procurando cibo, cure mediche e acqua. Il bisogno è estremamente profondo e milioni di persone sono in crisi a causa della guerra o ora anche a causa del tragico sisma.

Assad decide con Gutteres di aprire due nuovi valichi

La Siria è stata colpita, come la Turchia, da uno dei terremoti più importanti ed istruttivi gli avvenuti sul territorio negli ultimi decenni. Come precisato poc’anzi l’aiuti sono arrivati sicuramente in ritardo al popolo siriano e questo causato dalle relazioni tese internazionali di Assad ma anche dai rifiuti e dalle imposizioni dei gruppi islamici.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ho avuto modo di visitare le regioni colpite dal terremoto e di verificare in prima persona gli esiti di questo terribile terremoto.  L’alto funzionario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha spinto perché venissero inviati e accettati gli aiuti internazionali che seppur arrivati con meno prontezza, sono rimasti bloccati al confine.

Dal colloquio tra i due leader emerge che Bashar al Assad ha accettato con maggior gratitudine ti aiuti occidentali ma soprattutto a scelto di aprire altri due valichi di frontiera al confine con la Turchia.

I due valichi che verranno riaperti alla circolazione avranno un ruolo importantissimo di permettere l’arrivo di un numero superiore di convoglio umanitari nelle aree a nerd ovest della Siria controllate, per l’appunto, dalle milizie ribelli ma che sono obiettivamente tra le più colpite del territorio siriano

Ovviamente per poter far confluire soccorsi e aiuti nella zona è necessario che le Nazioni Unite abbiano l’okay del Governo siriano. Fino ad ora è potuto passare tutto tramite l’unico valico presente ovvero quello di bab al hawa che si trova tra Alessandretta e Idlib, quest’ultima è ritenuta l’unica vera roccaforte in mano completamente ai ribelli.

Sono previsti ora due nuovi valichi e si tratta di quelli di Bab Al-Salam e di Al Raee che verranno lasciati aperti permettendo di transitare a mezzi di soccorso per un periodo di tre mesi.

I territori situati ovest a nord sono abitati da circa quattro milioni di cittadini molti delle quali rimasti senza casa e sfollati da altre parti del Paese. La maggior parte delle persone è scappata dal regime ma non ha trovato condizioni migliori dato che la crisi umanitaria è a livelli impressionanti e difficilmente gestibili.

Al Assad
Assad presidente della Siria – Nanopress.it

Ora la priorità è rimettere in sesto Turchia e, soprattutto, Siria, divisa anche tra Assad e i ribelli in un momento storico particolare difficoltoso  Chi ha bisogno di un intervento impellente e risolutivo che riporti una qualità di vita accettabile in una popolazione che  ha visto un terremoto impressionante andare a pesare sulla qualità di vita delle persone e sul loro benessere.

Non è stato ancora menzionato quando verranno aperti ufficialmente i varchi di confine, ma ciò permetterà di ridurre sensibilmente i tempi di consegna degli aiuti umanitari e il prestare soccorso nelle zone più colpite in Siria.

 

 

 

Impostazioni privacy