Scissione Pd diretta live: ufficiali le dimissioni di Renzi

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Scissione Pd

Ufficiali le dimissioni di Renzi all’assemblea del PD: ‘Peggio della parola scissione c’è solo la parola ricatto. Andiamo avanti. Chiedermi di andare via non è democratico’, questa la risposta dell’ex premier. Nel giorno del verdetto sul futuro del Pd, Matteo Renzi, in veste ufficiale di dimissionario, è salito sul palco dell’Hotel parco dei Principi. Intorno alle 11.23, dopo che Orfini ha confermato le dimissioni, Renzi ha preso la parola facendo un appello: ‘Fermiamoci e ripartiamo’, poi ha replicato in maniera decisa al diktat della minoranza: ‘Congresso con i tempi statutari. Il governo vada avanti’.

Assemblea PD: domenica 19/02/2017

La risposta di Epifani a Renzi

Per la minoranza bersaniana replica Guglielmo Epifani: ‘Io avrei chiamato i tre candidati e con loro avrei trovato una soluzione al problema delle regole condivise sul congresso. Perché se la contendibilità non è equa, il congresso nasce con il piede sbagliato. Noi su questo aspettavamo una proposta. Il segretario invece ha inteso tirare dritto sulla sua posizione. L’ex segretario della Cgil ha poi concluso: ‘Se questo viene meno – in relazione alle regole del congresso – è chiaro che per molti si apre una riflessione che poi porterà a una scelta. La parola scissione per me non ha senso, non avendone mai fatta una. Ma per stare dentro il partito ci vuole il rispetto da parte di tutti’.

La replica di Fassino

L’x sindaco di Torino ha replicato: ‘Ne ho fatti tanti di congressi, non ne ho mai visti congressi di figurine, non sono i tempi di un congresso a determinare la qualità del congresso. Ai compagni della minoranza dico che c’è spazio per tutti, il Pd è la casa di tutti. Quando ho sentito la parola scissione, io ho avuto un grande turbamento, se la pronunci ti vincolano e sei prigioniero della parola. Tiriamola via, non usiamola più e lavoriamo a creare condizioni perché congresso che oggi parte sia un un congresso in cui ci misuriamo e discutiamo’.

Scissione Pd: sabato 18/08/2017

La scissione del Pd è sempre più vicina , eppure si fanno gli ultimi tentativi per ricucire lo strappo. Da un lato gli uomini di Matteo Renzi, con Dario Franceschini in testa, dall’altro quelli della minoranza, dal più conciliante Michele Emiliano al più drastico Massimo D’Alema. Sabato si è riunita la minoranza. Al Teatro della Vittoria di Roma Emiliano, Rossi e Speranza (candidati alla segreteria del Pd senza scissione) si sono incontrati per decidere se lasciare o no, ponendo le condizioni a Renzi. Presenti anche Bersani e D’Alema. 

Nella mattina di sabato, a Palazzo Chigi, si è tenuto l’incontro tra i ministri Lotti, Minniti, Martina, Franceschini, Delrio, De Vincenti e Pinotti. Coloro che, accanto all’ex premier, vogliono evitare la scissione. 

L’ultima carta da giocare l’ha proposta il ministro dei Beni Culturali e grande mediatore Franceschini: stop all’assemblea di domenica, congresso e primarie Pd a dicembre 2017. Dopo le amministrative di primavera e le politiche di settembre, con caduta anticipata del governo Gentiloni. Cosa che la minoranza non vuole: per Emiliano e company bisogna invece tornare alle urne alla scadenza naturale del governo.

Franceschini

La meno conciliante tra i renziani appare l’ex ministra delle Riforme Maria Elena Boschi che, come rivela il Corriere, si sarebbe sfogata così: «Scusa Matteo, ma quali aperture dovremmo fare e a chi? A quelli che si sono sempre messi di traverso? A quelli che hanno persino brindato la sera del 4 dicembre? A quelli che vogliono solo la tua testa? Adesso basta. Dovrebbero essere loro a chiedere scusa».

La proposta di Emiliano

Il governatore della Puglia Emiliano ha ricevuto la telefonata di Renzi (che, stando al ministro Delrio, non avrebbe chiamato nessuno per evitare lo strappo). La sua proposta sarebbe quella di non votare a giugno per le politiche, aspettare le amministrative di primavera e fare congresso e primarie a settembre: «Matteo, se non votiamo più a giugno per le politiche, che fretta hai? Il congresso facciamolo dopo le comunali, prima facciamo la conferenza programmatica e poi le primarie a settembre, se accetti questo percorso, io non appoggerò più la scissione», avrebbe detto, come racconta La Stampa. Emiliano lo avrebbe anche rassicurato del fatto che se il Pd dovesse perdere le comunali, la minoranza non addosserebbe a lui la colpa. «Se Renzi non accetta la mia proposta significa che la rottura la vuole lui. Ma non posso credere che lui voglia veramente questo. Non ci posso credere e non lo voglio credere. Non mi rassegno. Io aspetterò fino all’ultimo secondo utile per evitare la scissione».

Questo il messaggio di Emiliano su Facebook, a poche ore dall’assemblea di sabato: «Ieri ho detto a Renzi che basterebbe fare una conferenza programmatica a maggio e le primarie congressuali a settembre per ricomporre un clima di rispetto reciproco e salvare il PD. Adesso che lo abbiamo convinto a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme. Questo è il lavoro che deve fare il segretario. Rimettere insieme i cocci di anni difficili per ripartire insieme. Senza questo lavoro le distanze politiche tra noi sono troppo grandi e non basterebbe una conta per evitare anche a breve nuovi dissensi e nuovi rischi di conflitto. Diamoci una possibilità».

D’Alema: «Una scissione non è un dramma»

Chi proprio non riesce a deporre l’ascia di guerra è D’Alema: «Una scissione non è un dramma, ma l’inizio di una ricostruzione», ha affermato venerdì sera, come rivela il quotidiano torinese. Ribadendo che la scissione è inevitabile «se sarà respinta la richiesta di fare arrivare il governo alla sua naturale scadenza e tenere il congresso del Pd con le primarie a ottobre»

LA DIRETTA LIVE DELL’ASSEMBLEA DELLA MINORANZA
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15:43
Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini risponde così, su Twitter, alle parole dell’assemblea della minoranza Pd: «Questa mattina toni e parole che nulla hanno anche fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili». In mattinata aveva detto che «il sostegno totale del Pd al Governo Gentiloni c’è dal primo giorno. La scadenza finale della legislatura non è nelle disponibilità né di Renzi, né di Emiliano, né di altri. Suggerirei sommessamente a tutti, a partire dagli amici della minoranza, di tenere fuori il governo dalle diatribe congressuali, per il bene del Paese e del Pd. Concentriamoci invece sul nostro congresso. Facciamolo. Quello è il luogo della democrazia interna: chi ha idee non abbia paura di confrontarsi».

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15:10
Ai cronisti che gli chiedono se non sia ancora stato deciso nulla in merito alla scissione dal Pd, Massimo D’Alema risponde: «È domani l’assemblea. Bersani ha scritto una lettera a Renzi e se Renzi dirà “sono d’accordo”, andremo al congresso. Se Renzi telefona per dire che lui è d’accordo con quello che gli si propone, sicuramente questo apre un processo politico che porta verso un congresso nei tempi ordinari, normali. Se Renzi vuole tirare dritto per la sua strada è chiaro che noi non possiamo accettare questa prepotenza. Le cose sono chiarissime: la questione è nelle mani del segretario del nostro partito. È stato chiesto un congresso serio, vero. Ed è stata chiesta una agenda politica che metta al primo punto i problemi del paese e non una conta affrettata, un plebiscito che sia privo di contenuti. Siamo in attesa di una risposta».

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15:07
Roberto Speranza ha raccontato di aver avuto un colloquio con Renzi: «Mi ha cercato e ho parlato con lui, come giusto sia perché è il segretario. Gli ho chiesto se la vediamo solo noi la scissione che c’è già stata in parte del nostro mondo? Se non c’è una presa di consapevolezza sarà normale un nuovo inizio. Se il congresso non è il tentativo di rimettere insieme un mondo ma è solo rivincita o plebiscito a me non interessa entrare»[livebl_end] [/livebl_end].

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15:05
«Non è questione di tempo, è questione di poter fare una discussione che corregge la linea: se viene data o no la possibilità di discutere. Il congresso si fa se si riesce a fare seriamente, non è una conta. Se si intende portar via la palla vuol dire che si vuole andare avanti così. Lo strappo è stato fatto in direzione da Renzi»: così Pier Luigi Bersani a margine del convegno della minoranza Pd

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14:25
Ancora Emiliano: «Il Pd non parla di lotta alla mafia, questo partito ha paura a incoraggiare la legalità. Non costringete con argomenti capziosi questa comunità ad uscire dal Pd. Noi speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore ma se dovesse essere necessario non avremo paura. Non costruiremo un soggetto avversario del Pd ma non aspetteremo altro che ricostruire questa comunità. Tutto questo, però, è evitabile, lo voglio dire ancora».

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12:59
Emiliano pone le condizioni per evitare la scissione che, assicura, nessuno vuole: «Per evitare la scissione dobbiamo solo decidere che facciamo una conferenza programmatica in cui stringiamo le nostre divisioni. Se la facciamo e Renzi si convince a non ricandidarsi, allora può essere che convergiamo su uno stesso candidato. Non costringete con ragionamenti capziosi di far uscire questa comunità dal Partito democratico. Se andremo via ci ritroverete, ci ritroveranno sulla loro strada per costringerli a fare le cose giuste. Non costituiremo un soggetto avversario del Pd, ma un soggetto che non vedrà l’ora di ricongiungersi con il Pd. È facile evitare la rottura perché, lo sento, qui nessuno la vuole».

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12:54
Cominciato l’intervento di Emiliano: «Io ero uno dei sostenitori di Matteo Renzi: scusatemi ma non ero l’unico. Eravamo convinti che una nuova generazione avrebbe aiutato il Pd e l’Italia ad uscire da una crisi profonda la cui responsabilità non è solo di Renzi. Di fronte a una situazione molto meno grave di quella in cui si trova oggi Renzi, Bersani si è dimesso e ha consentito al partito di superare le difficoltà. Se quel partito è sopravvissuto ed ha dato la possibilità a Renzi di diventare presidente del consiglio è perché il suo segretario è stato capace di vincere il personalismo e di vivere la politica come comunità. Un segretario di partito non è una persona che ha paura del confronto e teme che chi ha idee diverse dalle sue possa avere consenso e che passi il tempo. Che paura ha Matteo Renzi del passare del tempo?».

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12:46
Questo l’intervento di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana e candidato alla segreteria Pd (se dovesse restare unito): «Siamo qui per rinnovare la proposta del Pd, invece ci si chiede di fare un congresso il prima possibile per fare la conta e consegnare la leadership al segretario: noi non ci stiamo. Se si vuole abolire la sinistra o se si vuole che essa finisca per non contare nulla, la responsabilità della spaccatura ricade in chi non vuol capire. Non siamo disposti a contribuire ulteriormente alla trasformazione del Pd nel partito di Renzi. Se si vuole abolire la sinistra, io non ci sto. Se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Se sarà così, sarà nostra responsabilità dar il via a un’altra storia. Se non sarà così, nessun patema».

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11:43
È iniziata l’assemblea della sinistra Pd indetta dal governatore della Toscana Enrico Rossi, intitolata “Rivoluzione socialista“. In prima fila siedono Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema. In sala, tra gli altri, i parlamentari Pd Miguel Gotor e Federico Fornaro. Arrivato Roberto Speranza. Un applauso ha accolto Enrico Rossi.

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11:32
Più di un centinaio di persone è rimasto fuori dal teatro Vittoria di Roma, ormai pieno, dove sta per cominciare l’assemblea della minoranza, indetta da Enrico Rossi, Michele Emiliano e Roberto Speranza, in vista dell’assemblea nazionale del Pd che si terrà domani sempre nella capitale.

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