Sciopero docenti: gli universitari solidali coi professori in sciopero a settembre

Università: Torino, al Politecnico sciopero docenti

[didascalia fornitore=”ansa”]Assemblea in occasione dello sciopero docenti al Politecnico di Torino[/didascalia]

Lo sciopero dei docenti Universitari che protestano per ottenere il riconoscimento degli scatti sugli stipendi degli ultimi cinque anni è cominciato lo scorso 28 agosto e continuerà fino al 31 ottobre. I professori che aderiscono allo sciopero a settembre sono circa 5400, al cui fianco si sono già schierati diversi gruppi di studenti universitari che sostengono come legittima la protesta dei professori delle Università in sciopero.

“E’ necessario che ai nostri Atenei si restituisca la dignità e il ruolo sociale perso, ci mobiliteremo, a partire dalle prossime settimane, insieme ai docenti in sciopero. Il primo appuntamento è l’assemblea convocata dai rappresentanti di Link-Studenti Indipendenti Statale per venerdì 8 settembre alle 14.30 presso la Facoltà di Studi Umanistici”, dichiara Andrea Torti, coordinatore nazionale di Link – Coordinamento Universitario, esprimendo il sostegno ai docenti che stanno protestando, e che però, criticano altri, stanno rallentando in qualche modo le sessioni autunnali degli esami.

SCIOPERO DOCENTI E SESSIONI AUTUNNALI A RISCHIO, LA RABBIA DEGLI STUDENTI
Ma non tutti gli studenti sono d’accordo con la decisione dei professori in sciopero di far saltare il primo appello d’esame della sessione autunnale. Molti sostengono che provocare disagi agli studenti non è un giusto modo per rivendicare i propri diritti. E precedenti estremi come questo risalgono al lontano 1974.

D’altronde la scelta di una modalità estrema come quella del blocco degli esami si è resa necessaria, sostengono i professori in sciopero, dopo diversi incontri senza esito con gli esperti del ministero dell’Istruzione, e dopo aver provato altre forme di protesta più light, ma senza ottenere alcunché.

Secondo i promotori dello sciopero dei docenti l’adesione è già molto alta, i primi esami degli studenti sono saltati, ma i numeri certi su quanti professori hanno effettivamente preso parte allo sciopero si avranno solo al termine della sessione autunnale, ossia il 31 ottobre. Ad ogni modo gli organizzatori assicurano che i disagi per gli studenti saranno limitati al minimo, e si sono impegnati a venir loro incontro nei casi particolari come quelli dei laureandi.

LA PROTESTA DEI DOCENTI IN SCIOPERO A SETTEMBRE
Come avevamo segnalato in questo articolo, in cui spiegavamo i motivi della protesta dei professori in sciopero a settembre, l’agitazione è stata indetta dal Movimento per la dignità della docenza universitaria, coordinato dal professor Carlo Vincenzo Ferraro del Politecnico di Torino, con una lettera firmata da 5444 docenti e ricercatori.

Tra loro anche Antonio Mussino, professore di Statistica alla Sapienza, che commenta: “Nel 2011 il governo Berlusconi bloccò tutte le progressioni di carriera per il pubblico impiego: non solo gli stipendi, ma anche gli scatti e l’adeguamento all’inflazione. Il blocco è stato tolto dal governo Renzi nel 2015, a tutti tranne che ai docenti universitari. Dopo una prima protesta, dal 2016 è stato eliminato anche per noi, ma senza ripristinare l’anzianità giuridica. Cinque anni scomparsi nel nulla, che penalizzano soprattutto i colleghi più giovani. Vogliamo che ci vengano riconosciuti, ma anche che l’opinione pubblica percepisca il malessere dell’intero sistema dell’università”.

Da parte del ministero dell’Istruzione, qualche giorno fa è arrivato il commento di Valeria Fedeli, che ha assicurato di poter dare risposte ai docenti dopo la discussione circa la legge di bilancio, sostenendo che il lavoro degli esperti del suo dicastero sta proseguendo proprio per dare risposte concrete ai professori delle Università italiane.

“Se è vero, lo apprezzeremo”, commenta da parte sua Mussino: “Noi abbiamo fatto il possibile perché questo sciopero danneggi il meno possibile gli studenti, ma se le promesse non verranno mantenute”, avverte agguerrito “a gennaio la lotta sarà molto più dura”.

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