Scandalo commissioni ad Agrigento: i cittadini scendono in piazza

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Un fiume di acqua pulita che riprendere a scorrere e spazza via la sporcizia. Così si è mostrata Agrigento nella serata di martedì 3 febbraio per la manifestazione #noisiamoaltro, indetta per protestare contro lo scandalo delle commissioni comunali. Giovani e non sono scesi in strada, arrivando davanti la sede del Comune per far sentire la loro voce: Agrigento dice basta alla cattiva politica, allo spreco di denaro pubblico, ad amministratori che pensano più a ingrossare i loro portafogli che a garantire servizi. Lo ha fatto con una manifestazione spontanea, nata dai social e diventata reale: dalla pagina Facebook alle strade della città per un risveglio civico che sarà difficile da zittire.

È il riscatto e il risveglio della città di Agrigento”, ci racconta il giorno dopo Azzurra Saviano, 26 anni, studentessa di giurisprudenza. Anche lei, come tanti giovani, era in piazza in quella che definisce “una manifestazione collettiva”. Non ci sono state bandiere politiche e di partito: se è vero che alcuni attivisti del M5S hanno sollevato la questione, lo è altrettanto che il monito e lo sdegno è partito dalla società civile.

Qualcosa è cambiato in città. La questione è diventata di portata nazionale grazie all’attenzione di trasmissioni tv come Ballarò, presente con le sue telecamere anche al corteo. La Procura ha dato mandato alla Guardia di Finanza per entrare negli uffici comunali e sequestrare tutti i verbali e i cedolini dei famosi gettoni di presenza, costati alla comunità in un anno oltre 280mila euro.

Facciamo anche noi il nostro mea culpa, noi che li abbiamo votati, ma tutto questo è frutto di una politica clientelare che colpisce Agrigento, la Sicilia e tutta l’Italia”, ci spiega Azzurra.

Tutta la città ha partecipato a suo modo. I commercianti, al passaggio dei manifestanti, hanno spento le insegne, in piazza c’erano giovani e adulti, padri e figli, accomunati da un solo scopo: dire basta a una politica che affama la comunità e pensa solo a se stessa.

Tutto è nato in maniera spontanea, da Facebook. Ora vedremo cosa fare per tenere il fiato sul collo ai nostri politici. Sono scattati tutti i controlli del caso da parte delle autorità (il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli ha confermato l’invio di controllori del ministero ndr), ma anche i cittadini ora vogliono fare la loro parte”, continua.

Tra le proposte arrivate dopo la manifestazione, c’è anche quella del #gettonezero, lanciata da Pietro Fattori del blog Infoagrigento, per chiedere l’annullamento di ogni compenso o gettone di presenza extra, come dei privilegi dati ai consiglieri.

Stiamo organizzando la creazione di un Osservatorio Permanente e abbiamo dato voce ai cittadini per raccogliere tutte le idee, anche le più banali. Agrigento è come una casa che è stata spogliata nel corso degli anni: ora è vuota. Non vogliamo che i politici non prendano soldi in assoluto, ma chiediamo che facciano qualcosa. Non abbiamo più niente: è semplice fare qualcosa, qualsiasi cosa”, racconta Azzurra.

Come lei, erano tanti i giovani a manifestare anche solo per dire che sono loro il futuro di questa città. Sui social sono arrivate le foto di chi se n’è andato da Agrigento, per studiare o per lavorare. “Questa manifestazione serve anche per dire che c’è speranza per il futuro, che possiamo lavorare perché si possa tornare qui e non sia più necessario andarsene per studiare o lavorare”. La città siciliana, una delle perle d’Italia, ha dato un segnale: vedremo se la politica saprà raccoglierla.

Lo scandalo commissioni

Consiglieri comunali sempre al lavoro, incessantemente riuniti in commissioni fino a tre al giorno e tutto per poter intascare il gettone di presenza di 50,34 euro. Lo scandalo delle commissioni comunali ad Agrigento ha valicato i confini locali, sbarcando anche sulle tv nazionali (la trasmissione di Rai Tre Ballarò ha dedicato un servizio, ripreso anche da Massimo Giletti nella sua L’Arena su Rai Uno) e diventando un esempio di sperpero del denaro pubblico ai danni di una città già in ginocchio sul piano finanziario, che non riesce a garantire alcuni servizi essenziali alle zone periferiche, come la luce pubblica, e delega il sostegno delle famiglie in difficoltà al volontariato.

La protesta gira anche sui social network con l’hastag #noisiamoaltro

Trenta consiglieri comunali riuniti in sei commissioni permanenti per 1.133 commissioni solo nel 2014 che sono costati in gettoni di presenza al Comune più di 285mila euro. Sono i freddi numeri, raccolti e divulgati per primi da alcuni attivisti del M5S, in particolare Massimo La Scala ed Elio Di Bella, e che ora sono al vaglio della Procura di Agrigento.

Anche il servizio mandato in onda da Ballarò e realizzato dal giornalista Alessio Lasta, sarà acquisito agli atti, in particolare per le dichiarazioni rilasciate da alcuni consiglieri comunali dove si parla di “un sistema”, di consiglieri comunali che, assenti al consiglio comunale (per cui sono pagati), si riunivano in commissione (per cui ricevono il gettone di presenza).

I magistrati vogliono vederci chiaro: come è possibile che si possano tenere così tante commissioni in un solo anno? Togliendo i sabati e le domeniche, le festività varie, si arriva a un numero impressionante, oltre tre al giorno: il tutto con un costo aggiuntivo di oltre 280mila euro solo nel 2014.

Se tutto questo si traducesse in risultati per la città, forse si potrebbe anche accettare. Invece, Agrigento è all’ultimo posto nella classifica stilata dal Sole 24 Ore per qualità della vita. Per fare un raffronto, La Scala ricorda che Trento, da anni nei primi posti e seconda nel 2014 dietro solo a Ravenna, ha avuto 109 commissioni in un anno e tutte almeno con una durata di due ore e più.

Sì, perché il sospetto che le commissioni vengano usate dai consiglieri solo come cassa, viene anche dai tempi delle riunioni: alcune non durano più di mezz’ora, il minimo consentito dalla legge. “Una commissione che si riunisce 213 volte costa dunque alla collettività 53.632 euro. La Commissione Sviluppo e Occupazione, radunatasi 213 volte, è costata 53.612 euro”, ricorda La Scala.

Il metodo, stando a quanto raccolto dall’attivista M5S Di Bella, era in voga dal 2009 e a oggi è costato alla città oltre 2 milioni di euro. Soldi che sono stati spesi, secondo il consigliere Giuseppe La Rosa, unico ad aver accettato l’invito della trasmissione di Rai Tre, rispettando la legge “ma che forse sarebbe il caso di cambiare per non spenderne così tanti”.

Agrigento però non ci sta e scende in piazza contro una gestione dei soldi pubblici che sta costanto troppo, in ogni senso, alla città, al suo presente e soprattutto al suo futuro.

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