Salvatore Aranzulla e l’aggressore ‘di colore’: ira del web per il post su Facebook

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Salvatore Aranzulla finisce nel mirino del web dopo aver pubblicato un post su Facebook in cui racconta di essere stato aggredito da una “persona di colore, di quelle che salviamo dalla guerra“. La sua disavventura si è conclusa senza gravi conseguenze se non con un po’ di paura, ma quello che ha colpito è stato il tono del post che, alla fine, è risultato razzista per i tanti follower del celebre divulgatore informatico. Il post è stato commentato da tantissime persone che gli hanno contestato l’aver sottolineato il fatto che l’aggressore fosse “di colore”, come se fosse quella la discriminante che conta nella sua vicenda, e non il fatto che la persona fosse ” fuori di sé, probabilmente ubriaca o sotto effetto di stupefacenti“.

Il tono del post è abbastanza chiaro. Non bastasse la sottolineatura sul colore della pelle del suo aggressore, c’è il riferimento all’immigrazione nella sua frase “di quelle che salviamo dalla guerra”. Per di più, il post si conclude con un post scriptum che cancella ogni dubbio.

Vorrei chiarire a scanso di equivoci, dopo aver visto alcuni commenti: io sono per accogliere qualsiasi persona di qualunque razza o credo religioso, allo stesso tempo credo che sia nostro diritto andare a spasso per le nostre città senza paura di incorrere in questi inconvenienti“, conclude Aranzulla.

Agli utenti il tono non è piaciuto. “Perchè scusa? se fosse stato bianco il gesto sarebbe stato meno brutto? ah no giusto bisogna precisare “di colore di quelle che salviamo dalla guerra“, scrive un utente, mentre un altro lo invita a fare una “una guida su come disinstallare i luoghi comuni e l’ignoranza“.

C’è poi chi gli fa notare che “esistono anche italiani così e se vivi a Milano dovresti saperlo“, anche perché, la logica dietro le sue parole è una sola: “se sono solo ‘quelli che salviamo dalla guerra’, allora dobbiamo far morire la gente in mare” per non essere più importunati.

Un altro utente usa l’ironia: “Li salviamo dalla guerra (!?), quindi come minimo dovrebbero essere nostri schiavi. Come si permettono di urlarti contro questi brutti uomini neri?“, mentre un altro utente gli fa la domanda diretta sull’affermazione “una persona di colore, di quelle che salviamo dalla guerra”. “La precisazione più ignobile e stupida che potessi aggiungere. Saresti stato più contento se si fosse trattato di “una persona bianca, di quelle che non trovano lavoro”?” gli chiede.

C’è anche chi difende il ragionamento di Aranzulla e gli chiede di fare un tutorial su un “antivirus contro i radical chic che appestano le nostre vite” e chi insiste nel dire che “questa gente” per “80% sono tutte bestie“.

A nessuno fa piacere essere aggrediti sul tram come a nessuno piace essere giudicato dal colore della pelle. Seguendo il suo ragionamento, anche lo stesso Aranzulla potrebbe finire nel calderone dei “maniaci” che palpeggiano le ragazze sui tram (cosa che succede molto più spesso di un ubriaco che urla), perché, si sa, i “maschi sono tutti uguali”: chi di stereotipo colpisce, di stereotipo perisce.

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