Salario minimo, le proposte del CNEL

La questione salario minimo tiene banco. La premier Giorgia Meloni ha proposto il CNEL come sede per trovare una soluzione.

Giorgia Meloni
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Restano 60 giorni fino alla manovra per trovare insieme le migliori soluzioni. Giorgia Meloni vuole prendere tempo sul salario minimo, restando convinto che non risolve per nulla il problema dei salari bassi.

Di fronte alle opposizioni, per la prima volta tutte unite a Palazzo Chigi, propone nuovamente di dare la regia di un lavoro al CNEL, in modo da arrivare a una proposta legislativa “che possa affrontare questa materia tanto ampia quanto complessa”.

CNEL indicato dalla Meloni

La presidente del Consiglio ha indicato il CNEL come sede appropriata per trovare un modo di contrastare insieme sia il lavoro povero che i bassi salari.

Nei mesi precedenti, il presidente Renato Brunetta aveva indicato il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro come possibile soluzione, se non altro perché ci sono depositati i contratti collettivi, con le parti sociali che sarebbero rappresentate e faciliterebbe le cose.

Le otto proposte del presidente Brunetta

Brunetta ha presentato alla commissione Lavoro della Camera ben otto proposte:

  • profondo e significativo confronto e coinvolgimento con le parti sociali;
  • guardare oltre al salario minimo come semplice legge sì o no, affrontando a monte tutti i problemi che stanno ostacolando la crescita dei salari, primi tra tutti i ritardi nel rinnovo contrattuale, ulteriormente aggravati dall’impennata del costo della vita e dal cuneo fiscale eccessivamente elevato, ma anche dalla precarietà, dal lavoro povero e dal part-time involontario;
  • affrontare la bassa produttività in toto;
  • risolvere la questione dumping contrattuale, la quale potrebbe impattare negativamente sulla contrattazione collettiva a livello qualitativo;
  • contrastare i contratti pirata, facendo riferimento al trattamento economico come stabilito dal CCNL;
  • usare la riforma fiscale per risolvere il problema bassi salari;
  • sviluppare ogni livello della contrattazione, in modo da rispondere strutturalmente e con soluzioni a medio e lungo periodo;
  • rendere il CNEL la sede del National Productivity Board italiano, come raccomandato dalla stessa UE.

A ciò si aggiunge la proposta di rilancio della connessione tra l’andamento dell’impresa e i salari minimi.

Salario minimo
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Tra le varie forme di decontribuzione a favore delle imprese, una delle ipotesi parla di favorire qualche forma di partecipazione dei lavoratori, appoggiandosi a una legislazione fiscale di sostegno molto più forte, partendo dal profit sharing e dalle soluzioni che potrebbe consentire.

L’opposizione parlano di “melina”

Ovviamente, le opposizioni non sono assolutamente d’accordo su quanto proposto dalla Meloni e dallo stesso Brunetta.

Hanno etichettato le loro proposte come “tentativo di fare melina”, definendole anche un «diversivo» per ingannare la minoranza che, siccome è convinta poco di arrivare a un risultato fattibile, non intende sottrarsi “al confronto”.

Contemporaneamente, continuerà anche a raccogliere le firme per mandare avanti la battaglia sociale per il salario minimo.

Per la prima volta, Giorgia Meloni è scesa in piazza Colonna per rilasciare una dichiarazione. Proprio davanti alle telecamere, esattamente all’orario consueto dei TG, ha voluto confermare, sulla scia di quanto fatto prima dalle opposizioni quanto segue: “Non c’è dubbio che le divergenze ci sono, però abbiamo tutto il tempo per chiamare in causa le parti sociale e coinvolgerle in questo processo. Dobbiamo lavorare insieme”.

Quest’ultima frase è stata ripetuta più volte dalla premier durante le due ore passate al tavolo delle trattative nella Sala Verde.

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