Romics, blitz di Casapound contro il fumetto antifascista ‘Qvando c’era Lvi’

Gli autori di  #QvandoCeraLVI a Romics

(foto da Twitter)
Ai neofascisti di Casapound quel fumetto che prendeva in giro il Duce, esposto tra gli stand di Romics, proprio non andava giù. E allora Davide Di Stefano, esponente di spicco del movimento di estrema destra, è passato ai fatti, presentandosi alla fiera di Roma e versando Coca-Cola sui tomi. Un vero e proprio blitz che ha provocato danni e polemiche.

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Ma qual è il fumetto che ha fatto tanto arrabbiare chi, evidentemente, non sa cosa sia la libertà di satira? Qvando c’era Lvi, opera satirica (si vede già dai caratteri del Ventennio fascista) scritta da Daniele Fabbri, disegnata da Stefano Antonucci, colorata da Mario Perrotta ed edita dalla casa editrice Shockdom.

Nella storia Benito Mussolini viene immaginato alle prese con i nostri tempi, a caccia anche di ‘like’ sui social. In copertina la caricatura del Duce a testa in giù come a piazzale Loreto. Questo in particolare ha fatto scattare la rabbia di Davide Di Stefano, fratello di Simone Di Stefano, uno dei candidati alle elezioni di Roma e volto storico del partito neofascista.

Prima accuse e insulti reciproci sui social. Poi, domenica 10 aprile, Casapound è passata ai fatti con un blitz a Romics 2016. A dare notizia dell’assalto è stato su Twitter Daniele Fabbri: “Tre persone sono andate al nostro stand e hanno fatto circa 1.000 euro di danni”. Pronta la solidarietà degli altri artisti, immediata la bagarre su Twitter e Facebook tra fascisti e antifascisti.

Arrivata quindi la rivendicazione di Di Stefano, che durante il blitz si era filmato con il cellulare. Video pubblicato sulla sua pagina Facebook. Si vede lui che presenta il fumetto, di spalle al banchetto. Poi si avvicina e, facendo finta di inciampare, versa la bevanda gassata sui fumetti. Quindi comincia a buttare all’aria le copie rimaste, inveendo contro “il fumetto de mmerda”. Di Stefano ha sminuito l’accaduto, definendolo una goliardata futuristica, uno scherzo, mentre dai media era stato dipinto (ha polemizzato lui) come un vero e proprio assalto. Violenza però è anche sabotare il lavoro di un artista e di una casa editrice che, tra l’altro, per pubblicare dei libri ha dovuto sostenere dei costi.

Più tardi Fabbri e Antonucci hanno risposto su Facebook: “Siamo sollevati per le modalità dell’aggressione: se nel 2016 si minaccia con le bibite gassate, vuol dire che faremo antifascismo plastificando i fumetti, che è già un progresso di civiltà. Vogliamo ringraziare tutti della solidarietà, che giriamo ai ragazzi dello stand Shockdom, perché a sorbirsi questa cosa poco simpatica c’erano loro, mentre noi due eravamo sulla via del ritorno. Ci dispiace per loro, e per i danni economici subiti dal nostro editore. Sabato sera abbiamo ricevuto via twitter delle minacce di querela; domenica pomeriggio lo stand che ospitava i nostri fumetti, e che nel frattempo erano andati esauriti, è stato danneggiato. Non ci sono prove che siano eventi correlati, e quindi non correliamoli, tanto fanno schifo anche presi singolarmente”. E ancora loro, più tardi: “Noi il nostro schifo lo esprimiamo con un fumetto (un lavoro artigianale che serve a far ridere la gente), i fascisti con le intimidazioni (non sempre legali e umoristicamente discutibili)”.

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