Riforma Pubblica Amministrazione Governo Renzi, il testo di Marianna Madia

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Nella riforma della Pubblica Amministrazione il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia ha chiarito che nessuno perderà il posto, anche se il governo non sembra avere le risorse da impiegare per il rinnovo del contratto bloccato da 6 anni. Il ministro ha tenuto un incontro con i sindacati a Palazzo Chigi e ha spiegato che è prevista una proroga dei contratti a tempo determinato, che arriverà fino al 2018. Il ministro si è detto consapevole del blocco del contratto, ma a quanto pare l’esecutivo sembra volersi concentrare sulle situazioni peggiori.

I sindacati sono stati delusi dall’incontro, perché l’unica vera novità riguarderà gli insegnanti: il governo assumerà i vincitori di concorso e i precari della scuola. Proprio per il raggiungimento di questo obiettivo è stato stanziato un milione di euro. Il ministro Madia ha rassicurato che c’è la volontà di valorizzare i dipendenti pubblici, ma ha sottolineato che ci sono delle priorità. Susanna Camusso, segretaria della Cgil, ha messo in evidenza che non c’è un’apertura per il rinnovo dei contratti nella PA e quindi il sindacato resta sul piede di guerra.

La circolare sulla Pubblica Amministrazione

Permessi e distacchi sindacali dimezzati e un risparmio per le casse dello Stato. Il primo effetto della riforma passa per una circolare, la n. 5/2014, firmata dalla ministra il 20 agosto, che riguarda la riduzione delle prerogative sindacali nella PA. Pubblicata sul sito del ministero, la circolare riduce del 50% permessi e distacchi sindacali dal 1° settembre 2014 per la “razionalizzazione e la riduzione della spesa pubblica”. Per effetto della riforma, le associazioni sindacali dovranno comunicare “la revoca dei distacchi sindacali non più spettanti”: i dirigenti sindacali saranno fatti rientrare nelle amministrazioni rispettando il contratto collettivi nazionale quadro sulle prerogative sindacali e di “altre disposizioni di tutela”.

Il provvedimento andrà a colpire, secondo i calcoli dei sindacati, circa un migliaio di persone: con questi numeri, si mette in atto un risparmio in termini economici e di efficienza. Le amministrazione, spiega la relazione tecnica, potranno così utilizzare più personale, “ottimizzando l’impiego delle risorse umane”. Nella scuola, il dimezzamento dei permessi sindacali porta a grandi risparmi in fatto di supplenze che si rendono necessarie per coprire i buchi in permesso sindacale. Al lordo degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione, la relazione tecnica del ministero calcola il risparmio in 10.170.000 euro all’anno.

LEGGI LA CIRCOLARE (PDF)

Cosa prevede il testo

La riforma della Pubblica Amministrazione 2014, secondo il testo di Madia e Renzi, si basa su temi molto differenti. L’esecutivo ha scelto di dare spazio alla mobilità, agli esuberi, ai prepensionamenti e al rinnovo degli incarichi. L’obiettivo finale è quello di fare in modo che la struttura dello Stato italiano possa risultare più snella e meno complessa. Pur nella diversità degli argomenti trattati, c’è, comunque, un filo conduttore, che è rappresentato dalla possibilità di avviare un vero e proprio ricambio generazionale e di portare avanti, con tutti i mezzi possibili, la lotta contro la corruzione.

Dopo la firma del Capo dello Stato, la riforma della Pubblica Amministrazione 2014 è stata disposta in un decreto, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed è entrato in vigore a partire dal 25 giugno. In molti casi è stata prevista una fase di transizione, perché ci si possa adeguare in maniera efficiente alle nuove norme stabilite dalla legge.

I provvedimenti

LEGGI IL TESTO COMPLETO DEL DECRETO (PDF)

DIRIGENTI PUBBLICI – Su questo argomento, l’obiettivo, secondo quanto specificato dallo stesso ministro, è quello di costituire un ruolo unico della dirigenza pubblica. Si vuole realizzare una vera e propria mobilità tra le varie amministrazioni, grazie alla rotazione degli incarichi professionali e attraverso il prepensionamento di 2 anni per i lavoratori in esubero, anche per “mettere ordine nelle retribuzioni”. In maniera più ampia, si vuole realizzare una riforma del sistema di reclutamento e della carriera dei dirigenti. Per quanto riguarda l’accesso, comunque, viene confermato il ruolo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

MOBILITA’ – Si vuole attuare un vero e proprio sistema di mobilità interna, con spostamenti di personale tra i diversi settori della Pubblica Amministrazione e tra i differenti livelli. Secondo il ministro Madia, bisogna oltrepassare quella che viene definita un’”ingessatura del sistema”. L’obiettivo in questo caso è quello di mettere a punto uno schema ben preciso delle competenze presenti nei vari uffici, per pianificare le esigenze specifiche.

STAFFETTA GENERAZIONALE – Sarà revocato dal mese di ottobre il trattenimento in servizio, che permetteva un allungamento della carriera lavorativa al di là dell’età pensionabile. La data prevista è quella del 31 dicembre 2015 per i magistrati e rimangono esclusi da questo provvedimento i militari. In questo modo 15.000 giovani potranno entrare a far parte della Pubblica Amministrazione.

RETRIBUZIONI – Gli incarichi assegnati ai dirigenti saranno sempre temporanei. In base a degli interpelli saranno assegnati nuovi incarichi. Se un dirigente si troverà senza incarico, si potrà anche agire cercando un impiego nel settore privato, ma rimarrebbe anche la possibilità di ritornare nel pubblico. Per quanto riguarda le retribuzioni, non ci saranno dei veri e propri tagli, ma verrà attuata una rivisitazione della parte variabile, in relazione al servizio svolto e alle performance del Paese.

AUTORITA’ DI VIGILANZA – Con la riforma è stato stabilito che i componenti delle autorità indipendenti non possono essere nuovamente nominati. Inoltre ci possono essere delle assunzioni nuove soltanto per mezzo di concorsi unici, che vengono effettuati ogni anno. I poteri dell’Autorità di vigilanza sui servizi pubblici saranno attribuiti all’Authority Anticorruzione. Quest’ultima proporrà, in caso della presenza di reati, di “ordinare la rinnovazione degli organi sociali e ove l’impresa non si adegui di provvedere alla straordinaria e temporanea gestione dell’impresa appaltatrice limitatamente alla completa esecuzione dell’appalto oggetto del procedimento penale” o di “provvedere direttamente alla straordinaria e temporanea gestione dell’impresa appaltatrice limitatamente alla completa esecuzione del contratto di appalto oggetto del procedimento penale”.

APPALTI PUBBLICI – Delle nuove regole vengono tracciate anche per quanto riguarda gli appalti pubblici: non potranno partecipare alle gare le aziende che non hanno i requisiti adeguati. L’autorità di vigilanza dei contratti pubblici può disporre questi provvedimenti e la sospensione della partecipazione da uno a tre anni.

DISTACCHI – Dall’1 settembre (e non più dall’1 agosto) verranno dimezzati i contingenti dei distacchi in relazione al personale della Pubblica Amministrazione. Sono previsti tagli per tutte le associazioni sindacali.

SPESE LEGALI – E’ prevista la riduzione della percentuale relativa alle spese legali, che è del 75%.

DIRITTI CAMERALI – Un dimezzamento è previsto anche per i diritti che ogni anno le aziende devono versare alla Camera di Commercio.

I punti critici

Diversi erano i punti critici nel decreto messo a punto dal Governo, del quale si è discusso parecchio. Fra questi, ad esempio, dobbiamo ricordare il taglio del 90% agli onorari spettanti agli avvocati dello Stato, che già avevano avuto delle riduzioni in seguito all’approvazione della legge di stabilità. Fra gli altri punti da tenere in considerazione c’era anche la soppressione delle sezioni staccate dei Tar. Complessa anche la parte del ricambio generazionale nelle Pubbliche Amministrazioni, perché si deve arrivare ad una certa armonia anche con le norme comunitarie.

Contro alcuni provvedimenti si sono schierati anche i magistrati, che si sono dimostrati contrari all’abrogazione del trattenimento in servizio oltre il limite dei 70 anni. I magistrati hanno fatto notare che in questo modo ci potrebbero essere dei vuoti d’organico, che potrebbero portare a delle conseguenze gravi, come la decadenza di vari processi, e ad un caos generalizzato nella gestione della giustizia. E’ anche per questo che il Quirinale ha consigliato la predisposizione di un regime transitorio, interpellando anche gli organi di autogoverno dei giudici.

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