Riforma della prescrizione, cosa cambia con la riforma voluta da Matteo Renzi

Inaugurazione dell'anno giudiziario

La riforma della prescrizione arriverà entro l’estate. Questa è la promessa fatta dal ministro della Giustizia Andrea Orlando: l’argomento è molto sensibile, soprattutto sotto elezioni, e le amministrative potrebbero sbloccare l’iter del ddl fermo in Senato da oltre 400 giorni. C’è voluto più di un anno perché qualcosa si muovesse e non è detto che questa sia la volta buona. L’ultima notizia riguarda il testo base unificato su cui la commissione giustizia di Palazzo Madama lavorerà: il testo è stato presentato dai relatori dem Felice Casson e Giuseppe Cucca, e ha visto il voto favorevole di PD, Ap-NCD e PSI, l’astensione di M5S e Gruppo Misto e la protesta di FI, Lega, Cor e Idea. Il termine massimo per gli emendamenti è stato fissato al 25 maggio. Cosa dice il nuovo testo della riforma della prescrizione? Andiamo a vedere.

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Prima di proseguire, facciamo il punto della situazione. L’ultima legge, la ex Cirielli del 2005, ha accorciato i termini di prescrizione, aggiungendo alla pena massima prevista per ogni reato un quarto contro la metà prevista in precedenza. Prendiamo la corruzione che è il fulcro della riforma voluta da Matteo Renzi. La pena massima è di 10 anni: prima della Cirielli la prescrizione arrivava a 15 anni, mentre ora è di 12 anni e 6 mesi.

Prescrizione, i processi mai conclusi

Con i tempi dei processi quasi biblici, la riduzione della prescrizione ha portato a rendere nulli la stragrande maggioranza dei processi ai colletti bianchi. Secondo gli ultimi dati del ministero, negli ultimi dieci anni quasi un milione e mezzo di processi è stato annullato per effetto della prescrizione (1.468.220 per la precisione): nel 2014 sono stati 132.296. La prescrizione arriva nella maggioranza dei casi ancora prima di arrivare a processo: il 58% dei casi nella fase preliminare del giudizio, nel 19% dei casi in primo grado, nel 18% in Corte d’Appello e solo nell’1% dei casi in Cassazione. Il dato risente molto della produttività e dell’efficienza dei tribunali: “Ci sono tribunali in terre di mafia che hanno prescrizione molto alta e altri, sempre in terre di mafia, che hanno tassi molto bassi”, ha ricordato Orlando. A fronte di una (necessaria) riorganizzazione del lavoro e di una mancanza (cronica) di personale nelle Aule di giustizia, la riforma della prescrizione non è più rimandabile.


Il testo della riforma

Inaugurazione dell'anno giudiziario

Dopo oltre un anno di trattative, la commissione giustizia al Senato ha trovato un compromesso sul testo della riforma che recepisce quello votato dalla Camera (dove il PD ha una larga maggioranza), anche se non è detto che rimanga uguale al termine dei lavori in Commissione. Il ddl prevede la sospensione della prescrizione per due anni dopo la condanna in primo grado e per un anno dopo il secondo grado: il passaggio è molto contestato dai penalisti che chiedevano la sospensione totale dopo il primo grado di giudizio.

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I giudici avranno così tre anni in più per chiudere i procedimenti, ma per alcuni reati i termini sono stati aumentati. Nello specifico, per la corruzione, Montecitorio ha approvato gli emendamenti a firma della presidente dem della Commissione Giustizia, Donatella Ferranti, che aumenta della metà il termine della prescrizione per i seguenti reati: corruzione per l’esercizio della funzione (pena da uno a 6 anni), corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (pena da 6 a 10 anni), corruzione in atti giudiziari (pena da 6 a 12 anni, fino a 20 anni se dalla corruzione deriva una condanna superiore a 5 anni o all’ergastolo).

Aumentati i termini anche per il reato di pedofilia e per quelli più gravi nei confronti dei minori, come prostituzione o violenza sessuale, per i quali la prescrizione decorre dal raggiungimento della maggiore età della vittima.

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