Riforma della Costituzione, Renzi ottiene il via libera della Camera


Alla Camera si è votato per la riforma della Costituzione. I voti favorevoli sono stati 357, i contrari 125 e 7 le astensioni. Il Movimento 5 Stelle in particolare non ha partecipato alla votazione, mentre Forza Italia ha deciso di votare contro. Anche SEL e Lega Nord sono stati contrari. Fra coloro che si sono espressi in dissenso rispetto al gruppo ci sono stati anche Stefano Fassina del PD, che ha preferito non votare, Gianfranco Rotondi di Forza Italia, che ha votato sì, e Giovanni Monchiero di Scelta Civica, che invece non ha votato. Alcuni deputati, fra i quali c’è anche Rosy Bindi, sono stati critici e hanno detto che, se non ci saranno modifiche, questo sarà il loro ultimo sì.

Il ddl adesso ha superato la prima lettura del Senato e della Camera e dovrà ritornare a Palazzo Madama per la seconda lettura, secondo quanto è prescritto dalla legge riguardo alle modifiche della Carta Costituzionale.

Lo scontro in Forza Italia

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Alcuni deputati del partito di Berlusconi hanno firmato un documento indirizzato al loro leader e che punta direttamente sul dissenso. I deputati rivendicano il lavoro che è stato fatto sulle riforme e annunciano di votare no soltanto per il rispetto nei confronti del Cavaliere. Sono soprattutto i verdiniani a credere nella bontà del patto del Nazareno, che aveva consentito loro di partecipare alla riscrittura della Costituzione, a parer loro, contribuendo a migliorare alcune norme. La lettera non rappresenta altro che la lacerazione interna al partito di Berlusconi. I deputati di Forza Italia erano orientati verso il sì, ma all’ultimo momento il Cavaliere ha dato indicazioni di votare no. La scelta da molti è stata giudicata incoerente, ma molto probabilmente è derivata dalla rottura dei rapporti con Matteo Renzi, dopo la scelta del Presidente della Repubblica.

LEGGI LA LETTERA DEI 18 PARLAMENTARI DI FORZA ITALIA (PDF)

Anche il PD è spaccato

Apparentemente la maggioranza sembra essere soddisfatta. Il Premier Matteo Renzi ha espresso la sua gioia per il risultato attraverso un post pubblicato su Twitter. Lo stesso ha fatto il sottosegretario Graziano Delrio, che ha parlato su Twitter di una democrazia amica. Non tutti, comunque, all’interno del PD sono d’accordo. Pierluigi Bersani, ad esempio, ha chiesto delle modifiche al testo della legge elettorale, minacciando che altrimenti questo sarà l’ultimo sì concesso da parte dei suoi. Bersani ha fatto notare che non c’è più il patto del Nazareno, quindi si dovrebbe modificare l’Italicum, altrimenti personalmente sceglierà di non votare più sulla legge elettorale e sulle riforme, “perché il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia”.

La protesta di SEL

Scontri e problemi ha portato il voto alla Camera sulle riforme. I vari gruppi politici hanno manifestato il loro dissenso, esprimendosi in maniera anche piuttosto provocatoria. Basti pensare a ciò che hanno fatto alcuni deputati di SEL, che, per protesta contro la riforma voluta dal Governo, hanno alzato alcuni volumi della Costituzione. Tutto si è risolto con il richiamo all’ordine da parte della Presidente Laura Boldrini.

Le consultazioni di Mattarella

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In tema di riforme, Matteo Salvini aveva deciso di non vedere Sergio Mattarella al Colle. Il segretario della Lega Nord aveva risposto picche all’invito del Capo dello Stato alle opposizioni per discutere delle riforme, sollecitato tra l’altro proprio dai parlamentari del Carroccio, soprattutto dopo il caos che si è creato alla Camera. “Che ci vado a fare“, aveva chiarito Salvini che, in una nota, risponde al Presidente della Repubblica e alle polemiche nate dalla sua affermazione. “Mi stupisco dello stupore del Quirinale“, si legge. “A parlare dei lavori in Parlamento, ci andranno i capigruppo in Parlamento. Quando servirà, ci andrò io. Spero che il Quirinale sia preoccupato per la situazione in Libia, non per l’agenda di Salvini“.

Beppe Grillo ha pubblicato poco tempo fa sul suo blog la lettera che ha ricevuto dal Presidente della Repubblica. Lo scambio di missive è avvenuto a ridosso della sua elezione, quando il leader del M5S gli diede il benvenuto al Colle. Nella sua prima lettera, Grillo chiedeva alcune cose a Mattarella. Nel fargli gli auguri per il suo settennato, scriveva di “non firmare leggi palesemente incostituzionali proposte dal governo, promuovere con i mezzi a sua disposizione leggi per proteggere le fasce più deboli della popolazione alle quali ha voluto dedicare le sue prime parole, ribadire la posizione della Carta costituzionale sull’illegittimità delle legge elettorale”.

Tra le richieste c’è anche quella di “combattere, per quanto è nelle sue possibilità, il legame incestuoso che, sempre più, si palesa tra partiti e criminalità organizzata, ripristinare la centralità del Parlamento, esprimere la sua solidarietà in quanto capo dello Stato al pm di Palermo Nino Di Matteo e promuovere un riordino del sistema informativo pubblico per un’informazione che sia indipendente e libera”. Infine, un augurio, quello di “essere ricordato alla fine del suo settennato con la stima e l’entusiasmo che hanno accompagnato la sua elezione”.

Nel frattempo è stato Renato Brunetta a parlare ai cronisti dopo il colloquio con il Capo dello Stato. “Le riforme costituzionali e la legge elettorale devono trovare un alveo di ampia condivisione: non si può riformare la Costituzione a colpi di maggioranza“, aveva dichiarato. “Il presidente della Repubblica ha ascoltato e ha auspicato che il dialogo possa riprendere. Conoscendolo, userà tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione per ripristinare un clima di dialogo”, ha specificato il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio.

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