Rifiuti in mare: quali sono quelli che creano più danno

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Ogni anno il giorno 8 giugno si festeggia la Giornata mondiale degli oceani, e l’occasione giunge propizia per ricordarci lo stato di sofferenza in cui versano i mari del pianeta e le creature viventi che ospitano, alle prese con cambiamenti climatici dall’impatto devastante, allevamenti intensivi, e un radicato inquinamento dovuto alla presenza di rifiuti. In particolare vogliamo concentrarci su quest’ultimo aspetto, dati anche i ripetuti allarmi che si sono moltiplicati negli ultimi tempi attraverso studi e ricerche apposite, considerando che ognuno di noi può compiere un gesto per ridurre e prevenire tale inquinamento marino. Ma quali sono i rifiuti che che creano più danno agli oceani?

In cima a questa triste classifica ci sono plastica e metallo, e in particolare la prima risulta essere una presenza costante nei mari di tutta la Terra: bottiglie e sacchetti riempiono coste e litorali come le acque profonde, ma a preoccupare sono soprattutto le cosiddette microplastiche, poiché i minuscoli pezzettini scambiati per cibo diventano una delle principali cause di morte per soffocamento di pesci e uccelli. Provando a dare un’occhiata ad esempio ai principali rifiuti presenti nell’area del Mediterraneo, vediamo che subito dopo plastica e metalli abbiamo in ordine di diffusione nasse, reti, strumenti da pesca e cassette per il pesce, poi al quarto posto mozziconi di sigaretta e subito dopo i rifiuti da mancata depurazione, come assorbenti, cotton fioc e preservativi, tutte cose che gettiamo nel water non tenendo conto delel conseguenze. Decisamente più indietro il vetro.

È quanto emerge dall’analisi effettuata nel 2015 da Legambiente con il dossier Beach Litter monitorando l’area del Mediterraneo, ma il discorso è valido in qualsiasi altra area geografica del pianeta, poiché lo studio dimostra come siano le cattive abitudini della popolazione la principale causa di inquinamento marino, coadiuvate da carente o mancante attività di depurazione e residui di attività produttive. Possiamo fare molto per evitare di trasformare le spiagge in discariche e il mare in un’immensa colata di spazzatura, che danneggia gravemente le acque, le biodiversità presenti, rischiando anche di infettare l’intera catena alimentare, ritorcendosi perciò contro di noi. Il consiglio è sempre di effettuare una corretta raccolta differenziata e riciclare il più possibile, e ricordarci banalmente quando andiamo in spiaggia d’estate di non lasciare le tracce del nostro passaggio: aumentando la nostra soglia di attenzione tutti quanti, riusciremmo a ridurre l’impatto della presenza umana sulla vita degli oceani.

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