Referendum, il confronto tra Renzi e il presidente Anpi alla Festa dell’Unità

Matteo Renzi alla festa dell'Unità di Bolgna

Alla Festa dell’Unità a Bologna si è tenuto ieri il tanto atteso faccia a faccia tra Matteo Renzi e il presidente dell’Anpi sul referendum costituzionale. Entrambe le parti hanno accettato il confronto davanti a oltre 4000 persone per dare un “esempio di civiltà”. Una polemica durata mesi tra il PD e l’Associazione Nazionale partigiani per le diverse posizioni circa il prossimo appuntamento elettorale. Dall’incontro/scontro tra Carlo Smuraglia e Matteo Renzi la messa a nudo di due visioni contrastanti.

“La riforma stravolge lo spirito della Costituzione ci sentiamo obbligati a schierarci a difesa della Costituzione”, così Carlo Smuraglia chiarisce subito una posizione da cui non c’è alcuna intenzione da parte dell’Anpi di prendere le distanze. “Si può votare sì o no, ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani”, è la risposta di Matteo Renzi al presidente.
“Un confronto tra generazioni, non so se anche un confronto tra passato e futuro”, lo definisce Gad Lerner, moderatore del dibattito, “alla fine nessuno dei due cambierà idea”, annuncia il giornalista. E così è stato.

Il ‘No’ di Smuraglia

L’Anpi avrebbe accettato “una live modifica”, ma non uno “stravolgimento totale della Costituzione”, spiega Smuraglia. “La riforma bisogna guardarla dentro. “C’è un Senato svirilizzato con pochi componenti, che sono non elettivi ed eletti non si sa come, e non si capiscono le modalità con cui potrà svolgere le sue funzioni”, aggiunge il presidente dell’Associazione partigiani. “C’è un articolo per cui i consiglieri regionali eleggono i senatori e non si sa come – continua Smuraglia – Ritenete possibile che i consiglieri e i sindaci possano fare i senatori senza fare i loro mestieri? C’è una legge che prevede che i docenti universitari, se eletti in parlamento, devono andare in aspettativa perché non si può fare il doppio mestiere: in questo caso il consigliere regionale fa il senatore a mezzo tempo e non si sa come possa farlo”. Inoltre, “l’articolo 70 – ha spiegato – dice che le camere votano le leggi, ma ora l’articolo 70 parla di otto casi di voto. C’è un insieme di procedure che complicano il procedimento invece che alleggerirlo”.

Il ‘Sì’ di Matteo Renzi

“Io per primo ho sbagliato a personalizzare il referendum, però è un passaggio tremendamente serio e cruciale, perché l’occasione di un referendum costituzionale non ricapita per i prossimi 20 anni. Poi se volete fidatevi di chi dice che farà altre bicamerali, tanto se ne sono fatte molte negli ultimi anni”, è il commento di Matteo Renzi. “Io credo negli italiani. Avendo la possibilità di cambiare il Paese dopo tanti anni, anche se non mi sopportano voteranno sì”, sostiene il Premier.
“Per fare una riforma costituzionale non è che ci vuole una settimana, come ha detto Smuraglia. Noi ci abbiamo messo due anni e mezzo facendo di corsa”, aggiunge il Presidente del Consiglio. “Io avrei tutto l’interesse a dire quello che è stato fatto negli ultimi due anni: in questo paese negli ultimi due anni ci sono più diritti per tanti e per tutti”. E qui Matteo Renzi è stato interrotto dai fischi di una parte del pubblico. Gli animi si sono scaldati e il numero uno del PD ha gridato alla folla: “Andate a dire a due persone dello stesso sesso se hanno meno diritti”. “Se ci sono 580mila posti di lavoro in più, dovete dire grazie a chi ci ha creduto”, questa la conclusione del Presidente del Consiglio. La platea però, non ha smesso di fischiare.

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