Referendum costituzionale, una nuova assemblea costituente è la proposta del Comitato per il Super No

Costituzione italiana

Diversi soggetti schierati per il No al Referendum Costituzionale del 4 dicembre hanno lanciato la proposta di istituire una nuova assemblea costituente per studiare a fondo come riformare la Carta Costituzionale. Diverse sono state le idee messe sul tavolo da vari gruppi, come il Comitato per il Super NO e il comitato Sovranità popolare per il No. Azione Nazionale e La Destra sono al lavoro per allestire banchetti per raccogliere le firme necessarie per presentare una legge di iniziativa popolare per eleggere la Nuova Assemblea Costituente che possa modificare la seconda parte della Costituzione e renderla più attuale e snella, nel rispetto della sovranità popolare.

IL COMITATO PER IL SUPER NO
A fondare il Comitato per il super No è stato l’avvocato Andrea Potukian, già candidato con il centrodestra alle Comunali di Milano, con l’obiettivo di contrastare politicamente il referendum con cui gli italiani sono chiamati a votare le riforme volute dal governo Renzi. La proposta di istituire una nuova assemblea costituente è, per Potukian vincente: “Questa è la battaglia di tutte le battaglie, quella finale, in difesa di certi valori come la famiglia, il lavoro, l’individuo. Vogliamo responsabilizzare e informare le tante persone su questo referendum che in maniera colpevole viene trasmesso in modo errato, come qualcosa che semplifica la vita e che fa spendere di meno, come se si potesse risparmiare su democrazia e libertà”. Punto fondamentale del suo pensiero è che “non è vero che è meglio una cattiva riforma rispetto a nulla. Meglio nulla, perché anche se la nostra Carta non è il Vangelo ma ha permesso all’Italia di diventare la quarta potenza economica del mondo alla fine degli anni ’80. Oggi siamo la 15esima. E non è colpa della Costituzione”. La riforma così come concepita è quindi giudicata negativa, una riforma che non ha nulla di giuridico e di liberale e che è stata portata avanti in Parlamento a colpi di maggioranza.

IL COMITATO SOVRANITA’ POPOLARE PER IL NO
“Le riforme costituzionali non si possono scrivere e approvare nel normale contesto dei lavori parlamentari: per una riforma complessiva e organica della Parte seconda della Costituzione, la strada maestra rimane l’elezione di una nuova Assemblea costituente a cui affidare tutto l’iter di formazione del nuovo testo costituzionale da sottoporre all’approvazione finale in un referendum popolare”. E’ questo in buona sostanza il nodo della richiesta svolta dal comitato Sovranità popolare per il No che ha presentato alla Corte Suprema di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare con l’obiettivo di raccogliere almeno cinquantamila firme necessarie perché sia discussa in Parlamento. Lo scopo è arrivare a modificare sostanzialmente la Carta Costituzionale lì dove è necessario apportare una semplificazione, ma senza umiliare la sovranità popolare. La proposta di legge costituzionale prevede che l’Assemblea Costituente sia eletta a suffragio universale e diretto, con metodo proporzionale e nel rispetto della rappresentanza di genere. “L’Assemblea dura in carica due anni nel corso dei quali avrà il compito di riscrivere la Parte seconda della Costituzione per varare una grande riforma che ridisegni l’assetto istituzionale del Paese, garantendo il giusto equilibrio tra la rappresentanza politica e la stabilità governativa, tra i poteri dello Stato e quelli delle Regioni e degli Enti locali”.

AZIONE NAZIONALE E LA DESTRA
Già dal 28 novembre nelle piazze sono cominciati a essere allestiti i banchetti organizzati da Azione Nazionale e La Destra per raccogliere firme per la creazione di una nuova assemblea costituente, ai quali hanno partecipato Gianni Alemanno – promotore di Azione Nazionale – e Francesco Storace, il segretario de La Destra. Come accennato, l’obiettivo della raccolta firme è di consegnare una proposta di legge di iniziativa popolare per eleggere l’assemblea costituente che modifichi la seconda parte della Costituzione. Un’assemblea composta da cento persone appositamente elette dalla gente attraverso una votazione a suffragio universale (non saranno eleggibili ministri, parlamentari, consiglieri regionali, sindaci e assessori in carica) che resteranno in carica per due anni, senza godere di indennità.

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