Processo per le stragi del 1992, il legale di Messina Denaro viene sostituito

Cambia ancora l’avvocato difensore d’ufficio di Messina Denaro in merito al processo delle stragi mafiose del 1992.

Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro – Nanopress.it

Per malattia, il legale Calogero Montante ha chiesto di essere sostituito presentando anche il certificato medico che attesta l’impedimento nell’esercizio delle sue funzioni per almeno un mese.

Nuovo difensore d’ufficio per Messina Denaro

Finalmente dopo l’arresto del 16 gennaio scorso, Matteo Messina Denaro potrà essere processato per la sua lunga carriera criminale terminata perché il destino ha voluto che un tumore lo colpisse e lo facesse uscire allo scoperto per seguire le cure necessarie.

Particolare focus c’è sulle stragi mafiose dei primi anni Novanta, dove fra gli altri persero la vita Falcone e Borsellino. In queste, il boss trapanese è risultato avere un ruolo principale e proprio in questi giorni si sta tenendo il processo per addebitare le responsabilità e formulare la condanna.

Purtroppo ci son diversi intoppi che rallentano questo iter giudiziario, infatti Messina Denaro per diversi motivi ha cambiato più volte avvocato difensore e addirittura in alcune occasioni non si è presentato nell’aula bunker del carcere Malaspina, davanti alla Corte d’Appello di Caltanissetta.

Imputato di essere uno dei mandanti delle stragi in via D’Amelio e Capaci, anche stavolta la sedia della postazione in videocollegamento è rimasta vuota. Era stato previsto il collegamento dal carcere de L’Aquila dove è detenuto in regime di 41 bis.

In primo grado, Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo ed è stata richiesta la conferma della condanna, ma non è solo lui a mancare, anche il suo legale.

Calogero Montante ha motivato la sua assenza per ragioni di salute, per almeno un mese, così è stato nominato un altro difensore d’ufficio, Pietro Pistone. Durante la scorsa udienza la nipote dell’imputato, Lorenza Guttaduro, rinunciò a difenderlo perché la madre Rosetta venne arrestata sempre nell’ambito dei contatti che hanno consentito al boss di proseguire la sua latitanza.

Fu così sostituita da Calogero Montante ma già dall’inizio il legale di definì incompatibile con il ruolo per cui lo aveva designato la Corte d’Appello per due motivazioni: in passato aveva difeso un falso pentito, inoltre è stato viceprocuratore onorario a Palermo. La richiesta venne respinta ma oggi davanti al certificato medico che gli impedisce di seguire il caso perché è stato sottoposto a un intervento chirurgico, nessuno ha potuto obiettare.

Le stragi del 1992 e 1993

Era il 1993 quando Matteo Messina Denaro fece perdere le sue tracce, dandosi a una latitanza che proseguirà per 30 anni, aiutato da una fitta rete di persone che pian piano sta venendo fuori.

Viene accusato di tanti reati e ma nel suo curriculum criminale ne spuntano alcuni in particolare, come gli attentati in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simbolo della lotta alle mafie.

I primi anni Novanta furono caratterizzati da una grande attività di Cosa Nostra e queste due stragi ebbero una risonanza incredibile non solo per le personalità che rimasero coinvolte ma anche per la violenza con cui furono messe in atto. Oltre ai due membri della magistratura italiana, vennero attaccati anche uomini politici come l’ex sindaco di Palermo, Salvo Lima, ucciso da due uomini in motocicletta che affiancarono la sua auto, dal quale l’uomo fuggì ma venne raggiunto da diversi colpi di pistola.

Ancora, negli stessi anni Cosa Nostra prese di mira anche persone non coinvolte direttamente con le indagini verso gli ambienti mafiosi, ad esempio Maurizio Costanzo e altri cittadini italiani per indebolire e impaurire la società, creando condizioni per realizzare una trattativa fra Stato e mafia.

Lo Stato invece rispose pesantemente, inviando l’esercito in Sicilia per supportare le forze dell’ordine locali, fino alla cattura di Totò Riina, capo assoluto di Cosa Nostra fino a quel momento.

In quegli anni c’era un giovane che si stava facendo strada negli ambienti criminali, seguendo le orme del padre, era Matteo Messina Denaro. Legato fortemente a Riina e Provenzano, dava grandi soddisfazioni ai vertici del gruppo criminale, infatti è fra i nomi principali della regia delle stragi di Palermo.

In primis quella a Capaci, dove perse la vita l’uomo a cui si deve l’introduzione del 41 bis, regime carcerario duro a cui lo stesso Messina Denaro è sottoposto ora. L’attentato dinamitardo sulla A29 uccise Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta, mentre una decina di persone rimasero ferite.

Strage di Capaci
Strage di Capaci – Nanopress.it

Poco prima c’era stato l’omicidio di Lima e di Giuliano Guazzelli, maresciallo dei Carabinieri raggiunto da colpi di pistola e Kalashnikov mentre percorreva la strada che da Agrigento porta a Porto Empedocle.

Collaboratori di giustizia racconteranno che questi eventi sono collegati e facevano parte di un piano per danneggiare Andreotti, considerato uno dei candidati più accreditati per ricoprire il ruolo di presidente della Repubblica, tuttavia l’attentato di Capaci porterà i parlamentari a optare per Scalfaro.

A fine giugno Riina fece sospendere la preparazione di un attentato verso l’onorevole Calogero Mannino per concentrarsi sulla seconda grande strage mafiosa dei primi anni Novanta, ovvero l’attentato dinamitardo a Borsellino, considerato molto più urgente.

Il giudice si trovava sotto casa della madre in via d’Amelio, quando una vettura esplose uccidendo lui e cinque agenti della sua scorta. Rimasero ferite una ventina di persone.

Tutti questi attentati vennero rivendicati tramite telefonate anonime dal gruppo “Falange Armata”, organizzazione terroristica direttamente collegata a Cosa Nostra, quasi come un braccio esecutivo che seguiva gli ordini provenienti dall’alto e si sporcava le mani sul campo.

Ci furono poi altri attentati, come l’omicidio del poliziotto Giovanni Lizzio che stava ficcando troppo il naso in affari che non gli riguardavano, e quelli di alcune personalità e imprenditori corrotti che però non erano più affidabili.

In tutto ciò Messina Denaro ha sempre avuto un ruolo perché in quegli anni si stava facendo strada fra i vertici di Cosa Nostra, prendendo il posto del padre latitante e cercando l’approvazione dei grandi capi. Tutto verrà confermato nel processo in atto e sebbene sia una magra consolazione, finalmente la giustizia farà il suo corso dopo troppi anni di attesa.

 

 

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