Prezzi dei carburanti alle stelle, dubbi sui cartelli obbligatori

Continua a salire il prezzo dei carburanti, argomento che infiamma l’estate del 2023. L’obbligo dei cartelli non ferma gli aumenti, partono le prime denunce.

Pompa di benzina
Pompa di benzina – Nanopress.it

L’argomento dell’aumento dei prezzi del carburante è quello sta che tenendo banco in questo periodo, anche perché nonostante l’obbligo imposto dal governo di esporre i cartelloni con il prezzo medio nazionale, non ferma i rincari alla pompa di benzina. È di poche ore fa il caso del listino record applicato dal distributore sull’autostrada A8 Verese-Milano, di 2.70 al litro, cosa che ha portato a un malcontento che solo apparentemente in realtà, sembrava essersi placato, forse per rassegnazione da parte di una categoria che tramite i sindacati ha fatto sentire la propria voce più volte. Il ministro Urso difende l’operato del governo, la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli, le opposizioni attaccano e le denunce dei sindacati continuano ad aumentare, insomma davvero un’estate infuocata su questa tematica.

Continuano ad aumentare i prezzi del carburante

Salgono senza freni i prezzi dei carburanti e anche in modalità self hanno superato la simbolica soglia dei 2 euro al litro. La polemica dopo la decisione del governo – approvata dalla maggioranza e contestata dalle opposizioni – non si è mai fermata ma ora ha trovato nuovi elementi per scoppiare in maniera cruenta.

In primis i tanti interventi della Guardia di Finanza, che sta applicando sanzioni severe a chi non rispetta la regola di esporre obbligatoriamente la cartellonistica dove si legge in maniera chiara il prezzo di listino nazionale, accanto poi a quello deciso dal gestore. Si tratta di un obbligo di trasparenza, dove il cliente sa cosa sta comprando e quanto il gestore guadagna perché ricordiamo che il prezzo può essere gestito autonomamente.

Però certo non bisogna abusarne a una polemica importante è nata dopo la segnalazione di un prezzo davvero record, quello applicato da un distributore lungo l’autostrada A8 Varese-Milano. Per chi ha fatto il pieno in questo punto, la benzina è costata 2.70 euro al litro, superando del 35% il prezzo medio.

Le associazioni dei consumatori come Assoutenti sono insorte dopo questa notizia e fra l’altro il prezzo indicato indica la modalità self. Consideriamo che sull’intera rete autostradale il prezzo è di poco più di 2 euro al litro e 1.96 per il gasolio, facile quindi capire che il costo esposto dal distributore in questione (al chilometro 7,600 in direzione sud, nell’area di servizio Villoresi Ovest) è spropositato.

Potrebbero intervenire i finanzieri in questa circostanza, anche perché Assoutenti proprio non ci sta: “Vogliamo capire perché un prezzo così assurdo e al di sopra della media della zona. Un pieno per una vettura di media cilindrata verrebbe a costare più di 136 euro, è un salasso e chiediamo che i finanzieri facciano luce su questo”.

A parte questo episodio spiacevole per i viaggiatori, la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli ovunque e sebbene il provvedimento del governo mirava a fermare le eccessive speculazioni, il caso dell’A8 ci dimostra che non è molto efficace a tal fine.

Dal primo agosto le Fiamme Gialle hanno controllato 1.230 distributori e hanno evidenziato 325 irregolarità, con la contestazione di 789 violazioni della normativa.

L’attacco delle opposizioni

Intanto, continua la polemica non solo dei sindacati e delle associazioni dei consumatori, ma anche delle opposizioni che fin da quando la norma non era realtà, hanno attaccato la maggioranza.

Secondo il ministro per le Imprese Adolfo Urso, grazie a questa misura il prezzo industriale dei carburanti in Italia, libero dalle accise, è più basso che in altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania. “Questo è un successo e credo che la decisione presa dal governo in merito all’esposizione del prezzo medio sia nazionale che regionale, sia rispettosa del consumatore che può così rifornirsi in piena consapevolezza e scegliere eventualmente dove recarsi”.

Guardia di Finanza
Guardia di Finanza – Nanopress.it

In una nota rilasciata ieri, Urso ha affermato che il prezzo alla pompa è stabile e nonostante crescano le quotazioni a livello internazionale, si notano oscillamenti molto lievi di appena 2 centesimi.

Non la pensa così Antonio Misiani del Pd, che ha attaccato duramente il governo dicendo che le dichiarazioni del ministro Urso sono fuori dalla realtà. “La verità è che le misure introdotte contro il caro carburanti stanno avendo l’effetto contrario e sono un buco nell’acqua nonostante siano state annunciate in pompa magna come il provvedimento dell’anno. Fra l’altro questo era stato previsto fin dalla discussione parlamentare del decreto sulla trasparenza dei prezzi”.

Poi si rivolge direttamente al ministro Urso, chiedendo atti concreti a fronte invece delle tante chiacchiere in merito. “Il governo lasci stare la propaganda e cominci a finanziare il buono per il trasporto pubblico introdotto dal governo Draghi ma sottoposto a restrizioni dall’attuale governo. Le risorse per questa misura sono esaurite e servono nuovi fondi per evitare che tali buoni vengano bloccati del tutto. Credo sia anche necessario riportare gli aventi diritto al livello plateale previso all’inizio, innalzando la soglia di reddito da 20mila a 35mila euro. Investire sul trasporto pubblico è il modo migliore per reagire al caro carburanti”.

Anche Angelo Bonelli di Europa Verde ha attaccato la Meloni: “Durante la campagna elettorale la coalizione meloniana aveva promesso montagne d’oro come il taglio delle accise sulla benzina. Dopo un anno e tante promesse tradite, ci troviamo di fronte ad aumenti considerevoli e questi pesano sulle tasche dei cittadini. I beni essenziali sono quasi inaccessibili e la risposta quale sarebbe? Elargire bonus che risolvono solo brevemente e superficialmente il problema”.

Tuonano i sindacati e le associazioni

E parafrasando le parole di Misiani e Bonelli, viene alla luce una problematica profonda che ha trovato l’apice in ciò che è successo sull’A8. I gestori dei distributori si stanno ribellando alla decisione del governo Meloni e sostenuti dai sindacati di categoria, aumentano i prezzi lo stesso perché questi continuano a salire anche nei loro confronti. A denunciare questa cosa è Fegica, la federazione dei gestori degli impianti.

Ministro delle Imprese Adolfo Urso
Ministro delle Imprese Adolfo Urso – Nanopress.it

Poi ha avvisato nella medesima nota: “Si sta verificando ciò che l’Antitrust aveva previsto, ovvero l’inutilità dell’esposizione dei prezzi medi ma anche l’effetto controproducente di questa misura. Ci vogliono altri interventi, magari una riforma strutturale del settore. I prezzi dei carburanti sono sempre allo stesso livello da quando Draghi decise di tagliare le accise. Ora il governo Meloni ha inserito una clausola uguale collegata però a un livello di prezzo troppo alta per essere funzionale nelle condizioni di emergenza attuale”.

Sulla questione dei rincari è intervenuto anche il Codacons, che ha annunciato a breve un esposto a 104 procure italiane e ai comandi regionali della Guardia di Finanza, per speculazioni e aggiotaggio. “Chiediamo alla magistratura di intervenire, anche perché i rincari sono arrivati proprio in occasione delle partenze degli italiani. Vogliamo capire la causa degli aumenti di listini alla pompa e se ci sono possibili manovre speculative che puntano ad alzare i prezzi per gli spostamenti estivi. Chiediamo ai finanzieri un maggiore controllo, nonché sequestri negli impianti dove la benzina supera i 2 euro al litro in modalità self, acquisendo le bolle di acquisto e la documentazione necessaria a definire i prezzi”.

Le Fiamme Gialle in realtà hanno già intensificato il loro lavoro, contestando 789 violazioni di cui 363 per mancata esposizione o difformità di quelli praticati rispetto a quelli indicati e 426 per inosservanza degli obblighi di comunicazione all’osservaprezzi che è stato istituito presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy.

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