Porta a Porta invita il figlio di Totò Riina: bufera su Bruno Vespa, sdegno dei parenti delle vittime

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Alla fine la puntata di Porta a Porta con il figlio di Totò Riina è andata regolarmente in onda scatenando un fiume di polemiche, a tutti i livelli, che stanno coinvolgendo non solo Bruno Vespa ma anche i vertici della RAI. La messa in onda dell’intervista a Salvo Riina, autore del libro ‘Riina – family life’ edito da Edizioni Anordest, è rimasta in dubbio fino all’ultimo ma alla fine l’azienda ha dato il suo via libera a Vespa, motivando la scelta con il diritto di informazione. Una decisione che i dirigenti RAI, a cominciare dalla presidente Monica Maggioni e dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, dovranno motivare oggi, giovedì 7 aprile 2016, davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia da cui sono stati convocati nel pomeriggio per un’audizione urgente sulla vicenda.

Sereno, pacato e assolutamente sicuro di sé, Salvo Riina ha risposto alle domande del conduttore di Porta a Porta senza manifestare alcuna indecisione : ‘Amo mio padre’, ha detto con fermezza, ‘E non sono io a doverlo giudicare’, mentre alla domanda su Falcone e Borsellino ha preferito non rispondere per evitare strumentalizzazioni: ‘Ho rispetto per i morti, per tutti i morti’.

Riina Jr. ha inoltre svelato un particolare inedito del giorno della strage di Capaci, avvenuta, come tutti ricorderete, il 23 maggio 1992: ‘Ricordo bene il fatto, avevo 15 anni: eravamo a Palermo e sentivamo tante ambulanze e sirene, abbiamo cominciato a chiederci il perché e il titolare del bar ci disse che avevano ammazzato Falcone, eravamo tutti ammutoliti. La sera tornai a casa e c’era mio padre che guardava i telegiornali. Non mi venne mai il sospetto che lui potesse essere dietro quell’attentato’.

Detto questo, lui non ritiene però che suo padre sia colpevole: ‘Non posso condividere l’arresto di mio padre, perché me l’hanno portato via. Per me lo Stato è l’entità in cui vivo: lo rispetto ma, a volte non condivido leggi e sentenze’.


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Come dicevamo all’inizio, l’intervista di Bruno Vespa al figlio di Totò Riina è stata accolta da vibranti polemiche. Per Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, la puntata di ‘Porta a Porta si è prestata come salotto del negazionismo della mafia‘, mentre Pier Luigi Bersani ha rinunciato a intervenire nella trasmissione, nonostante fosse annunciato tra gli ospiti.
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha scritto invece su Twitter ‘non mi interessa se le mani di Riina accarezzavano i figli, sono le stesse macchiate di sangue innocente. Non guarderò Porta a Porta‘. Durissima anche Maria Falcone, sorella del giudice ucciso da Cosa Nostra: ‘Apprendo costernata, considero incredibile la notizia: da 24 anni mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l’estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico’. Indignato pure Salvatore Borsellino, fratello di Paolo: ‘È vergognoso che il servizio pubblico della RAI dia spazio a queste persone, così come è vergognoso che ci siano editori che fanno raccontare a questi personaggi un cumulo di falsità dove dipingono il padre come il più tenero dei padri e invece sappiamo tutti di cosa si tratta: si tratta di un assassino‘.

Intanto il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico del M5S, si è chiesto se ‘il direttore generale della Rai Campo dall’Orto abbia autorizzato la presentazione del libro del figlio di Riina a Porta a Porta, o se sia stata autorizzata dal nuovo direttore di Rai 1, Andrea Fabiano: esigo trasparenza massima‘. A questo proposito sette senatori del Partito Democratico hanno scritto una lettera a Fico per chiedere di convocare al più presto una seduta della Commissione di Vigilanza per verificare l’opportunità di eventuali sanzioni. Infine i sindacati della stampa Fnsi e Usigrai hanno definito la decisione della RAI di mandare in onda l’intervista al figlio di Totò Riina ‘una scelta scellerata che mina gravemente la credibilità e l’autorevolezza del servizio pubblico radiotelevisivo’.

Aggiornamento del 7 aprile 2016 a cura di Raffaele Dambra.

Porta a Porta invita il figlio di Totò Riina: Bruno Vespa nella bufera 

Nuova bufera e nuove polemiche su Bruno Vespa per l’invito, a Porta a Porta nella puntata del 6 aprile 2016, al figlio di Totò Riina: Salvo Riina, questo il nome del ‘giovane’, ha scritto un libro La vita con Salvatore Riina, mio padre e l’intervista (su libro e dintorni) dovrebbe andare in onda dalle 23.15 su Rai1. Riina – secondo la scaletta del programma Rai, che già mesi fa aveva attirato critiche intervistando figlia e nipote di Vittorio Casamonica, sepolto previo funerale show che aveva occupato il centro di Roma – ricorderà i sedici anni accanto al padre latitante, le notti passate a guardare l’America’s Cup, il silenzio con cui vennero seguiti i tg e gli speciali sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. I vertici Rai avrebbero garbatamente invitato Vespa a non trasmettere l’intervista, ma il conduttore ha già fatto sapere ‘Certo che andrà in onda, perché non dovrebbe?’.

Polemica su Salvo Riina ospite a Porta a Porta, intervistato da Bruno Vespa: appuntamento nella puntata del 6 aprile 2016, quando il figlio del Capo dei capi (appunto Totò Riina, arrestato nel 1993 e condannato ad ergastoli multipli che sta scontando in regime di 41-bis) ricorderà i suoi anni, sedici in totale, passati a fianco del padre latitante. Il trentanovenne dall’aprile 2012 vive a Padova in regime di sorveglianza e si è già parzialmente ‘confessato’ al Corriere della Sera: stando a quanto anticipato da Porta a Porta, Riina jr si è rifiutato di rispondere alle domande di Vespa su Falcone e Borsellino e non ha preso alcuna distanza dai molti delitti del padre, nonostante i ripetuti inviti del giornalista. Improbabile che lo faccia, visto che ieri, al quotidiano di via Solferino, aveva dichiarato ‘Io sono orgoglioso di Totò Riina come uomo, non come capo della mafia. Io di mafia non parlo, se lei mi chiede che cosa ne penso non le rispondo. Io rispetto mio padre perché non mi ha fatto mai mancare niente, principalmente l’amore. Il resto l’hanno scritto i giudici, e io non me ne occupo‘.

L’intervista sarà commentata in studio da Antonio Emanuele Schifani, figlio di uno degli agenti della scorta di Falcone, da Giuseppe Enrico Di Trapani del Comitato ‘Addiopizzo’, da Luigi Li Gotti, difensore di Buscetta e di Brusca e dal giornalista Felice Cavallaro, ma la presenza di un contraddittorio non soddisfa né i vertici Rai né la politica. Secondo quanto riportato da Repubblica, sia il direttore generale Rai Antonio Campo Dall’Orto che la presidente Monica Maggioni, anche su richiesta dei sindacati dei giornalisti, avrebbero tentato di convincere Vespa a rinunciare spontaneamente alla messa in onda dell’intervista, tentativi però andati a vuoto: lo stesso Vespa, ad Affari Italiani, ha confermato la messa in onda del segmento.

Tante le prese di posizione (e le critiche) della politica (Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia, ha auspicato un ripensamento, analoghe parole sono arrivate da svariati deputati, il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico, ha chiesto le richieste di autorizzazione e trasparenza massima), ma anche dalla società civile (tra cui Maria Falcone e Salvatore Borsellino, sorella e fratello dei due giudici) e dai giornalisti (tra le altre Fnsi e Usigrai). Uniche voci fuori dal coro, per ora, quelle di Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare, e di Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd, che difendono il diritto di Vespa ad approfondire l’analisi di un fenomeno vedendo dall’interno un’esperienza fondata sull’assassinio e sullo stragismo.

Si ripetono, insomma, le polemiche dopo l’ospitata di Vera e Vittorino Casamonica, figlia e nipote di Vittorio Casamonica, ‘protagonista’ di funerali show nel centro storico di Roma: in quell’occasione il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone era stato convocato in audizione in Commissione Antimafia, e le proteste avevano spinto Vespa ad una sorta di ‘risarcimento’, con una puntata aperta con l’intervista all’allora assessore alla Legalità del Comune di Roma, Alfonso Sabella.

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