Pesticidi negli alimenti: contaminati un terzo dei prodotti secondo Legambiente

pesticidi

Le tracce di pesticidi negli alimenti sono molto più consistenti di quanto possiamo immaginare: a svelarci, dati alla mano, le conseguenze dell’abuso di queste sostanze chimiche nel comparto agro-alimentare è un report di Legambiente, che dimostra come circa un terzo dei prodotti che finiscono sulla nostra tavola risulta contaminato dai residui. Non è la prima volta che emerge la spinosa questione dei pesticidi negli alimenti, già Greenpeace aveva commissionato uno studio nel 2015 che aveva evidenziato la tossicità di alcuni prodotti, ma adesso possiamo toccare da vicino la problematicità in casa nostra, grazie ai risultati delle analisi sulla contaminazione da fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e trasformati, realizzate dalle Agenzie per la Protezione Ambientale, Istituti Zooprofilattici Sperimentali e Asl.

Il report Legambiente denominato Stop Pesticidi ha rilevato la presenza di pesticidi nel 36,4 per cento dei prodotti analizzati, con casi eclatanti come quello del tè verde, risultato contaminato da un mix di 21 differenti sostanze chimiche, ma anche l’uva da tavolo e da vino, in cui sono state riscontrate tracce anche di 8 o 9 residui differenti. In fondo non dovrebbe sorprendere più di tanto l’esito di queste analisi se lo si confronta con il dato dell’uso dei pesticidi, che vede l’Italia al terzo posto in Europa, e un rapporto dell’Ispra del 2016 ha già evidenziato quanto le tracce di queste sostanze abbiano contaminato le nostre acque: stupirsi dunque di ritrovarli anche negli alimenti è esercizio riservato solo agli ingenui o a chi davvero ancora ignorava la persistente e massiccia presenza di pesticidi nei nostri campi, e più in generale nella filiera produttiva alimentare.

Nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, l’uso dei prodotti chimici per l’agricoltura in Italia
rimane significativo, come ricorda ancora Legambiente: dopo un trend positivo registrato intorno al periodo compreso tra il 2010 e il 2013, con una diminuzione dell’uso dei pesticidi pari al 10 per cento, dal 2014 si è registrata un’inversione di tendenza e il consumo di prodotti chimici nelle campagne è tornato a crescere, passando da 118 a circa 130mila tonnellate rispetto all’anno precedente. In particolare emerge la crescita dei fungicidi, per cui l’Italia risulta essere addirittura seconda in tutta l’Eurozona. Fortunatamente non tutte le notizie sono negative sotto questo profilo: Legambiente sottolinea l’aumento delle aziende agricole che scelgono di non far ricorso ai pesticidi e di produrre secondo i criteri biologici e biodinamici, cercando di coltivare salvaguardando le risorse naturali e la biodiversità grazie anche alla ricerca e all’innovazione, tanto che oggi sappiamo che le piante sono in grado di proteggersi da sole senza pesticidi. La superficie agricola biologica in Italia ha registrato tra il 2014 e il 2015 un aumento del 7,5 per cento, e si spera che il trend possa crescere ulteriormente negli anni a venire, in modo da diminuire contestualmente la presenza di pesticidi negli alimenti e nelle altre risorse naturali dei nostro territori.

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