Perché si dice ‘buonanotte al secchio’?

perchè si dice buonanotte al secchio

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Sarà capitato a tutti di usare, o di sentire, questa buffa espressione: ma sapete perché si dice ‘buonanotte al secchio’? Questo modo di dire, tra i più comuni della lingua italiana, è assai utilizzato soprattutto nel dialetto romanesco ed indica il fallimento o l’impossibilità di portare a termine un’azione. Ma qual è l’origine di questa esclamazione? E perché augurare una dolce nottata proprio al secchio? Ecco brevemente l’etimologia, l’origine e il significato del perché si dice ‘buonanotte al secchio’.

Molto spesso, nel linguaggio quotidiano, usiamo dei modi di dire, delle espressioni o delle frasi che, benché bizzarre, fanno ormai parte dell’italiano colloquiale: ‘buonanotte (o anche ‘bonanotte’) al secchio’ è una di queste. Si tratta di un’esclamazione di origine romana – è tipica del dialetto romanesco – e si usa quando, con una certa rassegnazione, si indica qualcosa che finisce o che si abbandona definitivamente, oppure un affare o un’impresa cessati in maniera negativa.

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Perchè si dice ‘buonanotte al secchio’, l’origine dell’espressione

L’origine dell’espressione ‘buonanotte al secchio’ non è molto chiara, anche se in molti concordono nel farla risalire a civiltà antiche, in primis a quella Romana. La frase, infatti, è una delle più utilizzate – ancora oggi – nel dialetto romanesco, ed indica, come detto poc’anzi, delusione per un qualcosa di irreparabile, di incompiuto o di perduto in modo definitivo.

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Questo sentimento di rassegnazione, accostato nella frase a secchio, fa riferimento – come spiega Enzo Caffarelli, esperto di onomastica – ‘al secchio del pozzo, che tirato su pieno d’acqua, cade quando si rompe la fune cui è legato e non può essere più recuperato’. Il secchio perciò è destinato a rimanere per sempre nel fondo (buio come la notte) del pozzo.

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Tuttavia, sul perché si dice ‘buonanotte al secchio’, girano, soprattutto sul web, diverse leggende che ne attesterebbero l’origine. Si racconta, ad esempio, che un contadino, anni e anni or sono, abbia esclamato, rivolto alla moglie al termine del lavoro: ‘finisco di dar da mangiare agli animali e poi buonanotte (anche) al secchio!’, come per dire ‘ora andiamo a dormire, a recuperare il secchio ci penso domani’.

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Mentre, un altro riferimento ancora, sull’origine del perché si dice ‘buonanotte al secchio’, è la tesi (a cui accenna lo stesso Caffarelli) secondo cui l’espressione deriva dal fatto che, anticamente, non esistevano bagni e, ovviamente, alcun servizio igienico. Per questo si era soliti tenere in camera un secchio per i bisogni notturni, bisogni che, com’è noto, venivano svuotati poi dalla finestra. Dato che l’operazione era piuttosto ‘scomoda’, ci si augurava di non dover utilizzare il secchio durante la notte, oggetto che, quasi a mo’ di scongiuro, diventava il ‘destinatario’ di una serena nottata.

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Ragionando sul perché si dice ‘buonanotte al secchio’, infine, (espressione di cui troviamo una prima traccia in Giggi Zanazzo, poeta romanesco di fine Ottocento, allorché scrive La regina dà ‘n pugno in d’uno specchio,/cala er telone e bona notte ar secchio), e sul fatto che questa esclamazione sia tipica del dialetto romanesco, vale la pena citare un’altra celebre frase utilizzata col medesimo significato, ‘buonanotte ai suonatori‘. Anche con questo modo di dire s’intende un qualcosa ormai di concluso, qualcosa su cui non c’è più niente da fare, ‘come una manifestazione animata dai musicisti, spiega ancora Caffarelli, ai quali si rivolge un saluto di ringraziamento’.

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