Perché l’Esselunga è accusata di frode fiscale

Tutti conosciamo la famosa catena di supermercati Esselunga, oggi il brand è accusato di frode fiscale e altri reati.

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Il pm infatti ha evidenziato anche uno sfruttamento dei lavoratori, dichiarando che il colosso ha utilizzato dipendenti delle cooperative schermo per ridurre i costi. Il provvedimento d’urgenza è stato deciso dalla Procura di Milano.

Esselunga accusata di frode

La polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato un ingente patrimonio alla catena di supermercati Esselunga, accusata nell’ambito di un’indagine con al centro una presunta somministrazione illecita di manodopera.

Nell’inchiesta coordinata dal pm Paolo Storari è emerso che la condotta di Esselunga è stata a carattere fraudolento per una cifra di 48 milioni di euro, accumulati con meccanismo dei cosiddetti serbatoi di manodopera. Tale comportamento andrebbe avanti da anni e ha comportato non solo lo sfruttamento dei lavoratori ma anche danni all’erario.

Sotto la lente di ingrandimento dei finanzieri ci sono in particolare l’ex direttore finanziario Stefano Ciolli e quello attuale, Albino Rocca, ma anche il reparto amministrativo che dovrà rispondere della responsabilità dei vari enti.

Il decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura, sotto la guida di Marcello Viola, ha un importo complessivo di 48 miliardi di euro e le indagini vengono portate avanti con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate, per accertare gli illeciti e valutare le varie posizioni coinvolte.

Lo stesso pm ha lavorato in passato ad altri schemi illegali simili su altri gruppi importanti quali Dhl e Bartolini. Come in quei casi, anche in quello di Esselunga è stata accertata una frode fiscale importante, caratterizzata da fatture per operazioni che giuridicamente non esistevano e stipula di contratti di appalto fittizi per somministrazione, quindi illecita, di manodopera. Tutto ciò, in violazione delle norme che regolarizzano il settore, ha portato a usare fatture inesistenti per un ammontare totale di 221 milioni di euro.

Sfruttamento della manodopera

I pm hanno altresì dimostrato che i rapporti lavorativi con la società sono stati in alcuni casi schermati da altre che a loro volta si sono avvalse di altre ancora. Sistematicamente veniva omesso il versamento dell’Iva e come ha precisato Storari, ci sono stati danni importanti alle casse dello Stato ma la convalida di sequestro da lui firmata dovrà essere convalidata nei prossimi giorni dal gip di Milano Domenico Santoro.

Tale indagine si incrocia con quella dei finanzieri di Como, seguita sempre da Storari, in cui una cooperativa facente parte di Sicuritalia, leader nel mercato della vigilanza privata, è stata accusata anch’essa di reclutamento illegale della manodopera. Fra i clienti di questa cooperativa figura anche Esselunga, anche se non è collegata con questo filone.

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Tuttavia ci sono pesanti accuse verso il gruppo italiano della grande distribuzione e i reati, descritti in precedenza, sarebbero iniziati nel 2016. Nell’inchiesta sono indagate anche le società che avrebbero fornito manodopera in maniera illecita.

L’azienda intanto si è attivata per collaborare con le autorità, specificando in un comunicato che ha sempre lavorato nel rispetto della legalità.

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