Perché la Gioconda è al Louvre in Francia e non torna in Italia?

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Perché la Gioconda si trova al Louvre, in Francia, e non in Italia come dovrebbe, essendo tra le opere più famose di Leonardo da Vinci? Il celebre dipinto, conosciuto anche come Monna Lisa, è conservato nel museo parigino ormai da tantissimo tempo, da quando il suo autore, nel 1517, decise di trasferirsi Oltralpe per trascorrervi gli ultimi anni di vita. Da allora, tra dispute e controversie, l’enigmatico quadro è ancora lì, sebbene uno dei critici più illustri di casa nostra, Vittorio Sgarbi, sembri intenzionato a riportarlo, una volta per tutte, a casa.

E’ uno degli interrogativi più ricorrenti della storia dell’arte: perché la Gioconda, il ritratto più affascinante, enigmatico e studiato di sempre, è in Francia, esposto al Louvre, e non in Italia? Leonardo – che, pare, difficilmente si separava dalla sua ‘creatura’ – portò con sé il dipinto anche quando si trasferì in Francia, a servizio di Francesco I. Fu proprio il sovrano francese ad acquistare l’opera per 4mila ducati d’oro, inserendola nelle collezioni reali di Francia fino a quando Luigi XIV la volle a tutti i costi a Versailles. Terminata la Rivoluzione, e dopo una serie di vicissitudini tra le quali il presunto ‘furto’ di Napoleone e quello, vero, di un ex-impiegato del Louvre, la Monna Lisa tornò definitivamente a Parigi, conservata, appunto, al Museo del Louvre.

La Gioconda e il ‘furto’ di Napoleone

Tra tutte le ‘avventure’ vissute dalla Monna Lisa, il furto attribuito a Napoleone è senza dubbio tra le più suggestive: in realtà, il condottiero francese non rubò l’opera di Leonardo ma, essendone un grande ammiratore, la portò dapprima nella sua residenza privata, il Palazzo delle Tuileries, e poi nelle collezioni del Louvre, chiamato, all’epoca, Musée Napoléon. Questi fatti (confermati, peraltro, da molti studiosi), uniti alle ruberie dei soldati napoleonici – che, durante le campagne italiane requisirono diverse opere che arricchirono poi il Louvre – contribuirono ad alimentare la bufala secondo cui Napoleone rubò il celebre dipinto.

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Il furto (vero) del 1911

Ma nel 1911, la Monna Lisa fu rubata per davvero, quando per motivi ‘patriottici’ un ex impiegato del Louvre, tale Vincenzo Peruggia, trafugò l’opera per restituirla all’Italia; ma dopo aver cercato, inutilmente, di venderla ad un mercante d’arte fiorentino, l’uomo fu arrestato e l’opera recuperata, per essere restituita, ancora una volta, alla Francia.

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La ‘disputa’ con il Louvre

Durante tutti questi anni il Museo del Louvre è stato più volte sollecitato a ‘prestare’ la Gioconda all’Italia perché la esponesse per qualche tempo al pubblico – l’ultima mostra, infatti, risale a dopo il furto di Peruggia, quando venne esposta sia a Firenze, nella Galleria degli Uffizi, che a Roma, a Palazzo Farnese e nella Galleria Borghese. Da allora, nonostante le richieste, le raccolte di firme e le petizioni online, l’opera non è più uscita dalla Francia, tranne nel ’63, quando volò negli Stati Uniti e nel ’74, quando fu prestato prima a Tokyo e poi a Mosca. Ma di esporla, o restituirla alla sua legittima nazione, l’Italia, come molti, in tutti questi anni, hanno chiesto a gran voce, proprio non se ne parla. A parer di molti, storici dell’arte compresi, il capolavoro non solo è troppo fragile per essere trasportato ma essendo arrivato in Francia con il suo proprietario nonché autore è legittimo che rimanga lì dov’è custodita da anni, ovvero al Museo del Louvre.

La missione di Vittorio Sgarbi

Cosa su cui, manco a dirlo, non è d’accordo Vittorio Sgarbi che, in un video postato su Facebook oggi, 1 luglio 2016, si è mostrato assolutamente determinato a riportare la Gioconda, ‘uno dei più notevoli capolavori italiani‘ a casa, in Italia. Il critico d’arte ha infatti lanciato l’hashtag #missionemonnalisa, con cui si mostra intenzionato a farsi restituire dalla Francia il celebre ritratto di Leonardo. ‘E’ arrivato il momento di far rientrare la Monna Lisa in Italia‘, ha spiegato Sgarbi nel video, ‘ho parlato con i francesi e ho preso accordi perché ritorni da noi ciò che è nostro. Perché le cose bisogna saperle chiedere e io so farlo‘, ha ribadito, prima di rimproverare con i suoi soliti modi garbati chi, oltre la telecamera, lo stava inopportunamente disturbando…

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