Per il Ponte sullo stretto, nel Def mancano le coperture finanziarie

Il PNRR, una volta completamente attuato, potrebbe avere un impatto sul Pil nazionale fino al 3,4% entro il 2026. In precedenza, Giorgetti aveva evidenziato il ruolo dell’Italia come importante centro energetico per i flussi di gas.

Meloni e Giorgetti
Meloni e Giorgetti- Nanopress.it

Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno seguendo con attenzione l’accordo sulla Via della Seta.

Per il Ponte sullo Stretto mancano le coperture finanziarie: impatto sul debito dagli immigrati

Dopo due giorni da quando è stato approvato il Def da parte del governo, gli esperti continuano ad analizzare gli impatti delle nuove misure economiche sulle finanze pubbliche e sulla crescita del Paese. In particolare, si sta prestando molta attenzione al PNRR e alle sue possibili ricadute sull’andamento dell’economia. Secondo le previsioni, la piena attuazione del piano potrebbe portare ad una crescita del 3,4% del Pil entro il 2026. Il Parlamento sta dedicando molta attenzione all’approvazione del decreto sulla nuova governance, che ha già ottenuto il via libera dal Senato e che ora deve essere approvato dalla Camera entro il 25 aprile, nonostante le polemiche dell’opposizione.

Stretto di Messina
Stretto di Messina- Nanopress.it

Il Ponte sullo Stretto di Messina, una delle opere più sostenute dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, al momento non ha le coperture finanziarie necessarie per essere realizzato. Saranno individuate durante la definizione del disegno di legge di bilancio. Secondo il Def, il costo dell’opera è di 13,5 miliardi, mentre le opere complementari e le opere di ottimizzazione alle connessioni ferroviarie avranno un costo stimato di 1,1 miliardi. Questo porta ad un aumento complessivo rispetto alle previsioni iniziali.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è solo uno dei fattori che influenzeranno negativamente la crescita economica: secondo il Def, ci sono altre variabili che potrebbero avere un impatto negativo. Ad esempio, un aumento delle materie prime energetiche potrebbe ridurre il Pil del 2023 di 0,3 punti e del 0,4 l’anno prossimo. Inoltre, l’immigrazione potrebbe avere un impatto significativo sul debito pubblico: un aumento del 33% degli immigrati potrebbe ridurre il debito del 2070 di oltre 30 punti. Tuttavia, l’impatto dipende dalla struttura demografica degli immigrati, che potrebbe influire sull’offerta di lavoro, infatti nel Def si legge:

“Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro.”

Altre variabili che potrebbero influenzare la crescita economica sono la speranza di vita (che non dovrebbe avere un grande impatto) e la fertilità (che potrebbe far aumentare il debito). Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha incontrato ieri il segretario americano per la crescita economica, energia e ambiente Jose Fernandez presso la sede del FMI. Durante l’incontro, Giorgetti ha sottolineato l’importanza dell’Italia come futuro hub energetico per il collegamento fra i flussi del gas naturale che sono provenienti dal nord Africa e quelli destinati al nord Europa, affermando che:

‘il nostro paese potrebbe avere un ruolo strategico nell’indipendenza energetica dalla Russia. Grazie alla sua posizione centrale nel Mediterraneo, l’Italia potrebbe svolgere un ruolo di raccordo fondamentale per il rifornimento di gas naturale dai Paesi del Nord Africa verso il nord del mondo.’

Durante i colloqui del proprietario della via XX Settembre a Washington, diverse fonti hanno rivelato un interesse degli Stati Uniti per la posizione dell’Italia riguardo alla Cina. L’accordo sulla Via della Seta, firmato dal governo Conte e in procinto di scadenza, è al centro delle discussioni. Il governo italiano sarà chiamato a decidere se rinnovare o revocare tale accordo.

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