Patto del Nazareno, Berlusconi pronto a tradire Renzi

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Silvio Berlusconi è pronto a far naufragare il Patto del Nazareno votando contro la riforma elettorale al Senato. È il retroscena che ricostruisce Francesco Verderami dalle pagine del Corriere. I numeri della sconfitta di Forza Italia alle Regionali avrebbe così accelerato i tempi per una decisione che l’ex Cavaliere avrebbe già preso prima ancora del voto, proprio per cambiare linea politica e tentare di salvare il partito. Le divisioni tra fedelissimi e critichi sono diventate troppo profonde per tentare una mediazione e, soprattutto, la fuga degli elettori è ormai lampante: la linea politica dell’accordo con Matteo Renzi non piace più ai simpatizzanti e forse allo stesso Berlusconi.

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Non a caso, il rapporto tra i due partiti ha avuto più bassi che alti in questi ultimi mesi: si è arrivati alla quasi rottura con Matteo Renzi che tuonava “il patto del Nazareno scricchiola”; poi c’è stato l’ennesimo incontro tra i due per risanare l’alleanza pur con le modifiche apportate all’Italicum da parte del PD su temi già concordati.

Renzi ha capito che la crisi interna a Forza Italia minava il progetto della riforma elettorale e ha cercato alleanze altrove. Lo ha detto chiaramente anche la ministra Maria Elena Boschi: il problema è tutto interno al partito di Berlusconi, la legge elettorale sarà cambiata con o senza di loro.

La maggioranza (sponda PD) ha lavorato alacremente per cercare nuove convergenze, mettendo così al riparo l’iter parlamentare dell’Italicum che dovrebbe passare anche senza i voti azzurri.

Che le cose stiano cambiando a livello nazionale è stato chiaro anche con il voto regionale in Emilia e Calabria: nella Regione rossa per eccellenza, con un astensionismo ormai endemico, il PD ha vinto ma è stata la Lega di Matteo Salvini la vera vincitrice. Il Carroccio ha doppiato Forza Italia e lo stesso Renzi lo ha sottolineato con un tweet di commento al voto: come a dire, l’avversario a destra non è più Berlusconi ma Salvini.

La vera partita però è quella che si giocherà per il Quirinale, con le dimissioni di Giorgio Napolitano sempre più vicine. L’ex Cavaliere vuole essere uno dei protagonisti nella scelta del successore, mentre le fronde interne del PD si preparano a scavalcare il premier e segretario di partito, magari accodandosi anche al M5S. Sarà la corsa al Colle il vero banco di prova della “responsabilità” dei partiti davanti al Paese (e alla crisi).

Il sì a metà tra PD e FI
Al momento, a livello ufficiale sappiamo che il patto regge, anche se modificato rispetto all’originale. L’ultimo incontro ai primi di novembre tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si è concluso con un accordo per l’Italicum che ha registrato la divergenza tra la maggioranza e Forza Italia, ma potrebbe far sbloccare l’iter della riforma elettorale. Il premier è uscito più tranquillo dall’incontro: sapeva già che Berlusconi, dopo aver ricompattato a fatica il partito e soprattutto fatto rientrare le grandi perplessità di Raffaele Fitto, su alcuni punti non avrebbe potuto dire sì, ma voleva avere la sicurezza di poter rispettare i tempi. L’accelerazione è stata quindi impressa e, se non ci saranno altri intoppi, si dovrebbe arrivare a una legge elettorale il più condivisa possibile.

L’intento di Renzi è far ripartire l’Italicum cercando una larga partecipazione da parte anche delle opposizioni. Il patto con Forza Italia è stato modificato rispetto all’origine per mantenere i punti decisi dalla maggioranza di governo in cui la voce dell’NCD di Angelino Alfano è fondamentale per la stabilità in Parlamento.

Si cambia dunque su alcuni punti. Il primo è l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza che sale dal 37% della prima versione al 40% dell’attuale. Arriva anche il sì al premio per la lista, osteggiato fin dall’inizio dagli azzurri.

Il no invece è chiaro per l’abbassamento della soglia al 3%, ma questa voce interessa molto ai partiti più piccoli, come SEL e Fratelli d’Italia, che potrebbero a questo punto votare a favore.

È come se fossimo in un supermercato con il nostro carrello. Ci abbiamo messo il 3 per cento per Alfano, i capilista bloccati per Berlusconi e adesso tutti spingono quel carrello. E questo era quello che ci interessava”, ha riassunto Renzi al termine dell’incontro.

L’incontro ha così modificato il patto originario, ma dovrebbe aver accorciato i tempi: il nuovo Italicum può piacere in diversi punti a più forze politiche, andando così ad avere una maggioranza il più possibile condivisa.

Ora la riforma non dovrebbe incontrare grandi ostacoli e il premier spera che “verrà approvata entro la fine dell’anno al Senato ed entro febbraio del 2015 alla Camera”. Le critiche più forti potrebbero arrivare dall’interno del PD, con la minoranza che ha già disertato la Direzione e che si prepara a dare battaglia soprattutto a Palazzo Madama, dove i numeri sono risicati. “Dovranno farlo con il voto palese, mettendoci la faccia e assumendosi le loro responsabilità”, ricorda Renzi ai suoi.

L’incontro PD-Forza Italia
Il nuovo incontro fra i leader del Partito Democratico e di Forza Italia, era fondamentale per decidere su alcuni temi importanti. A questo incontro hanno scelto di partecipare anche Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani. Non ci sono, invece, i fedelissimi di Pippo Civati. In seguito all’incontro fra Renzi e Berlusconi si è sottolineato come il patto del Nazareno sia piuttosto solido. Tutto si basa sulla comune volontà di alzare al 40% la soglia dell’Italicum e sulla possibilità di introdurre le preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi.

La nota congiunta che è stata emanata dopo l’incontro a Palazzo Chigi esprime un’intesa parziale fra i leader dei due partiti. Entrambi sono d’accordo che l’Italia ha bisogno di un sistema istituzionale, che possa garantire la governabilità. A questo proposito la nota mette in evidenza come occorra un vincitore certo, per superare il bicameralismo perfetto e per instaurare un clima di rispetto tra le forze politiche. Sia Berlusconi che Renzi hanno manifestato la volontà di arrivare al 2018, perché sono convinti che questa legislatura possa rappresentare un’opportunità per modernizzare l’Italia. Nonostante si trovino su fronti opposti, la maggioranza e le opposizioni vogliono lavorare insieme nell’interesse del Paese.

Da parte sua, Renzi vorrebbe offrire a Berlusconi un’opportunità, in modo che il leader di Forza Italia possa decidersi e accelerare così i tempi sulla sua posizione riguardo alla riforma della legge elettorale. E’ il tempo di usare delle tattiche ben precise, in modo che la riforma in questione possa andare subito in porto.

E non si tratta di rivedere il patto del Nazareno. Da parte di Forza Italia la posizione è chiara: gli esponenti del partito di Berlusconi chiedono di far salire al 5% la soglia di sbarramento per i piccoli partiti. Dal canto suo, il Presidente del Consiglio crede di poter fare ancora affidamento sull’atteggiamento di Giorgio Napolitano, che sembra garantire a Renzi una posizione di forza.

La soglia del 5%

La proposta di far salire la soglia di sbarramento per i piccoli partiti oltre il 5% ad alcuni del Partito Democratico appare come una provocazione. Eppure non è per tutti in questo modo, perché basti pensare in questo senso la dichiarazione che ha fatto il renziano Edoardo Fanucci. Quest’ultimo ha detto: “Lo sbarramento al di sotto del 5 per cento è troppo basso e determinerebbe un’eccessiva frammentazione della rappresentanza parlamentare con possibili conseguenze sulla governabilità del Paese”.

Ma quello della soglia rappresenterebbe un punto determinante, che potrebbe innescare o meno il favore degli altri schieramenti politici. Se Renzi si mostrasse d’accordo ad un innalzamento della soglia, avrebbe dalla sua parte anche l’Udc e il Nuovo Centrodestra. Alla fine ciò che conta per il premier è fare presto, anche perché è inutile continuare a restare fermi su un tira e molla, che non porterebbe a niente e che risulterebbe incomprensibile alla maggior parte degli elettori.

L’occhio di Renzi rimane, infatti, sempre puntato ai sondaggi. Il Presidente del Consiglio non smette mai di considerarli, affermando che per il momento il consenso sembra esserci, ma non è detto che riesca a mantenerlo sempre. Nel frattempo il Presidente del Consiglio ha ben chiaro che Berlusconi incontra delle difficoltà a mantenere unito il suo partito. E’ stato lo stesso Renzi ad ammettere che con il passare del tempo, da questo punto di vista, le cose possono andare sempre in peggio.

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