Ovulo umano: adesso è brevettabile

L’ovulo umano adesso è brevettabile: arriva la sentenza della Corte di giustizia europea che accoglie il ricorso della multinazionale International Stem Cell, con sede nel Regno Unito. Secondo i giudici, l’embrione può essere utilizzato a fini commerciali e nella prevenzione delle malattie, se viene sviluppato in laboratorio. L’ovulo che non è in grado di diventare individuo, non è un embrione umano e quindi può essere brevettato e manipolato a scopi industriali.

Sviluppo dell’ovulo in laboratorio
Fa discutere la decisione della Corte di giustizia Ue di Lussemburgo che stabilisce la possibilità della manipolazione e lo sfruttamento a scopi commerciali dell’embrione. I giudici hanno sentenziato che per essere considerato umano, l’ovulo non fecondato deve possedere la capacità intrinseca di svilupparsi in essere umano. Non rientra in questo ambito lo sviluppo iniziato dalla cellula uovo attivata per partenogenesi, una riproduzione che non necessita della fecondazione. Secondo il giudizio della Corte di giustizia europea, l’ovulo umano non fecondato che si sviluppa in laboratorio può essere brevettato, comprato, venduto e utilizzato per le sperimentazioni. La sentenza apre così la possibilità di brevettare alcune cellule staminali nell’Unione europea.

Il ricorso
Il ricorso era stato presentato dalla società International Stem Cell Corporation in Gran Bretagna, che difende l’utilizzo degli ovuli nei suoi processi industriali, sostenendo la loro incapacità di svilupparsi in esseri umani. La decisione attuale ribalta parzialmente quella del 18 ottobre 2011, con la quale la Corte vietava la brevettabilità dell’ovulo e quindi lo sfruttamento commerciale dei farmaci ottenuti da cellule staminali con meccanismi che producono la distruzione degli embrioni. Il caso riguardava il trattamento del ricercatore Oliver Brustle per il morbo di Parkinson. Risale al 1997 il metodo scoperto e brevettato dal docente per curare la patologia utilizzando cellule staminali ricavate da un embrione umano, circa cinque giorni dopo la fecondazione, trasformandole in cellule in grado di produrre tessuti nervosi. Tra ricorsi di Greenpeace e controricorsi, si era arrivati alla Corte federale di Cassazione che aveva chiesto alla Corte di Giustizia europea di pronunciarsi sulla nozione di “embrione umano”, precisandola.

Reazioni
La decisione della Corte Ue è destinata a far discutere. Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di Ricerca, saluta positivamente la sentenza soffermandosi sulle successive applicazioni pratiche. Secondo il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Roma Tor Vergata, la decisione “rischia in teoria di incrementare il commercio illegale di ovociti” ma ciascuno stato membro dell’Unione Europea, ora, sarà chiamato a recepire quanto stabilito.

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