Opere d’arte più strane, i capolavori al limite del nonsenso

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[didascalia fornitore=”altro”]Fontana, di Marcel Duchamp[/didascalia]

Bizzarre, strampalate, curiose, eppure molte delle opere d’arte più strane, i capolavori al limite del nonsenso, sono state concepite, dai loro autori, proprio con l’intento di provocare e di attirare ancor di più l’attenzione di chi guarda. Siamo lontani dai soliti (si fa per dire) Leonardo, Picasso o Van Gogh, per rientrare in una sfera artistica (quella contemporanea, che trova la sua massima espressione nella scultura ma anche in pittura, con artisti come ad esempio Magritte, che dell’assurdo ha fatto la cifra artistica del suo stile) in cui il nonsense la fa decisamente da padrone. Spesso, come nell’immagine qui sopra – la celebre Fontana di Duchamp – gli artisti usano oggetti di uso comune (un altro ‘strampalato’ esempio è l’enorme forchetta d’acciaio ‘conficcata’ sul fondo del Lago Lemano, a Vevey in Svizzera), riproducono parti del corpo umano, come nel caso dell’enorme bulbo oculare che fa bella mostra di sé al Pritzker Park di Chicago (considerato, tra l’altro, come una delle sculture giganti più brutte del mondo – è opera dell’artista statunitense Tony Tasset) o utilizzano materiali inconsueti come la spazzatura. Per capire meglio di cosa si tratta, fermo restando che gli esempi, nel mondo, sono tantissimi, ecco una breve selezione della opere d’arte più strane, i capolavori contemporanei al limite del nonsenso.

La forchetta gigante nel Lago Lemano, Vevey, Svizzera

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[didascalia fornitore=”altro”]Immagine da Pixabay[/didascalia]

Quest’enorme forchetta (è alta 8 metri) è stata realizzata nel ’95 da due artisti svizzeri, Jean-Pierre Zaugg e Georges Favre, in occasione del 10° anniversario del Museo dell’Alimentazione (Alimentarium), già sede della Nestlé. Qui i visitatori possono scoprire tutto ciò che riguarda l’alimentazione, dalla coltivazione dei prodotti fino alla tavola.

Fontana, Marchel Duchamp

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Duchamp è stato uno degli artisti più illustri del Novecento: quest’opera, che altro non è se non un comune orinatoio, risale al 1917 ed è considerata dai più come una delle opere d’arte (benché tra le più strane) più rappresentative del XX secolo. E’ un’opera ready-made, cioè prefabbricata, pronta all’uso, e le interpretazioni che ha suscitato sono state diverse – c’è chi ci ha visto la forma del Buddha seduto, chi di una classica Madonna rinascimentale. Come spesso accade per lavori di questo tipo, la Fontana è andata perduta e quelle che oggi possiamo ammirare sono solo riproduzioni.

Merda d’artista, Piero Manzoni

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[didascalia fornitore=”altro”]Immagine da Flickr[/didascalia]

Tra le opere d’arte più strane del mondo, capolavori al limite del nonsenso, questa senza dubbio è una delle più celebri. E’ stata realizzata da Piero Manzoni il quale, nel ’61, prese una novantina di barattoli simili a quelli della carne in scatola, ai quali applicò la sua firma e la celeberrima scritta. L’intento, provocatorio e di chiara influenza duchampiana, era svelare le contraddizione dell’Arte Contemporanea, che spesso premiava un’opera non per il valore in sé o per ciò che suscitava ma solo per la popolarità dell’artista.

San Venceslao a cavallo a Palazzo Lucerna, David Cerny

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Conosciuta come Il cavallo a rovescio, questa scultura, opera del genio dissacrante di David Cerny, è la parodia della celebre statua equestre di San Venceslao, situata nell’omonima piazza di Praga. E’ uno dei capolavori nonsense più famosi dell’arte contemporanea, poiché riproduce il duca di Boemia, nonché protettore della Repubblica Ceca, in groppa al suo cavallo raffigurato al contrario e stremato per il peso che è costretto a portare. Si trova appeso al soffitto della Galleria Lucerna, in piazza San Venceslao.

Golconda, René Magritte

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Magritte è il pittore surrealista per eccellenza e le sue opere, che giocano parecchio sul non-sense, sono quasi indecifrabili, misteriose, illusorie. Questa, ad esempio, riproduce una sorta di ‘pioggia umana’, anche se a guardar meglio è difficile stabile se questi uomini stanno cadendo o si stanno alzando da terra. Certo è che l’opera, realizzata nel ’53, ha dato adito a diverse interpretazioni (come quella, ad esempio, che la considera una metafora dei banchieri ed il titolo – in riferimento all’omonima e ricca città indiana – un’accusa al capitalismo, interpretazioni respinte peraltro dallo stesso artista), ma il significato più intrinseco resta ancora un mistero, o quantomeno legato alle suggestioni che evoca in chi l’ammira.

Calamita cosmica, Gino De Dominicis

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Tra le opere d’arte più strane, capolavori al limite del nonsenso, infine, c’è anche questa scultura, opera di Gino De Dominicis dal titolo Calamita cosmica. Si tratta di un enorme scheletro umano, che l’artista marchigiano realizzò in segreto nel 1988, conservato a Foligno, nella ex chiesa della Santissima Trinità in Annunziata. Lo ‘scheletrone’ riproduce esattamente l’apparato osseo dell’essere umano, con l’aggiunta di un grosso becco al posto del naso e di un’asta di ferro dorata, in equilibrio sull’ultima falange del dito medio destro: è la ‘calamita’ che mette in contatto lo scheletro con il mondo cosmico.

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