‘Non esistono razze di cani pericolose, solo padroni disinformati’ [INTERVISTA]

aggressioni cani di grossa taglia

Si ripetono negli anni episodi di aggressività da parte di cani di grossa taglia. Ad agosto 2016 a Catania un bambino di 18 mesi è stato sbranato e ucciso da uno dei due Dogo argentini di proprietà di famiglia che si è avventato sul piccolo senza motivo apparente, mentre sua madre cercava di fare il possibile per salvarlo. A fine ottobre tre Rottweiler hanno aggredito un 43enne a Bari, in zona Carbonara, all’interno del giardino della villa di proprietà della sorella e del cognato, proprietari dei tre animali: le ferite riportate dall’uomo a seguito dei morsi dei tre cani sono state così gravi da richiedere l’amputazione di entrambe gambe. Durante la notte di Halloween, nella frazione di Coppito a L’Aquila, una bambina di 6 anni e un adulto sono stati aggrediti da un Rottweiler. La sera del 7 novembre in via San Miniato a Milano una bambina di 3 anni è stata morsa da un cane di grossa taglia, un incrocio tra un Rottweiler e un Labrador, all’interno del cortile del condominio dove abita: il cane, che non aveva mai manifestato problemi di aggressività, sfuggito improvvisamente dalla presa del proprietario che stava rientrando a casa, ha aggredito la piccola che per fortuna ha riportato solo lievi ferite. Questi sono solo alcuni degli ultimi episodi accaduti in Italia che hanno visto come aggressori dei cani di grossa taglia.

Di chi è la colpa in questi casi? Del cane o del padrone? Si possono prevenire questi episodi? Per avere il parere di un esperto abbiamo intervistato Angelo Gazzano, presidente di AVEC (Associazione veterinari esperti in comportamento) nonché ricercatore universitario presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.

Esistono davvero razze naturalmente più aggressive di altre oppure dipende anche dall’educazione che si dà al cane?

Le razze sono state selezionate nel corso dei secoli per svolgere dei compiti particolari quali la difesa, la guardia, la compagnia e via dicendo. Esistono quindi alcune razze più predisposte a manifestare comportamenti potenzialmente pericolosi. Le razze però sono insiemi di molteplici individui e non tutti gli individui che compongono una razza fortunatamente sono uguali. Anzi nessun cane è uguale all’altro. Quindi è sbagliato affermare che tutti i cani appartenenti a una particolare razza, seppur tendenzialmente più aggressiva di altre, siano pericolosi.
A volte in alcune razze compaiono dei soggetti particolarmente pericolosi e aggressivi: questo è dovuto al fatto che la selezione che è stata fatta ha esasperato certi comportamenti che poi magari il padrone non è in grado di controllare. Si può trattare di comportamenti anche banali: per esempio il Border Collie è stato selezionato per condurre le pecore perciò insegue facilmente tutto quello che si muove. Un cane di questo tipo potrebbe per esempio mettersi all’inseguimento e mordere un ciclista o una persona che fa tranquillamente jogging al parco. Questa sua attitudine innata, se mal gestita, potrebbe farlo diventare un cane pericoloso.

Quindi è un problema comportamentale del singolo cane?

Sì. Noi come veterinari esperti in comportamento canino abbiamo sempre rifiutato l’idea che le razze possano essere catalogate come pericolose. Infatti nel 2006 fu pubblicata un’ordinanza ministeriale contenente un elenco di razze pericolose. Noi ci opponemmo con forza perché, solo per fare un esempio, effettivamente esistono Pitbull e Rottweiler aggressivi, ma anche Pitbull e Rottweiler buoni e docili.

Come dovrebbe essere il padrone ideale per un cane di grossa taglia?

Non esiste un padrone ideale. Le persone dovrebbero essere consapevoli e sapere gestire le peculiarità del proprio cane e le sue predisposizioni comportamentali relative alla razza di appartenenza. Cioè dovrebbero sapere che un Border Collie può partire all’inseguimento di un bambino in bicicletta o che un Pittbull può difendere il territorio o che un Pastore tedesco può fare la guardia al giardino e mordere chiunque vi entri o, ancora, che un Pastore maremmano è un cane molto territoriale. Il proprietario ideale, se esiste, è una persona che è competente. E qualora non lo fosse, è una persona che si lascia guidare da persone competenti quali educatori e istruttori cinofili qualificati. Purtroppo si propongono sul mercato anche molti sedicenti esperti che si presentano come istruttori e addestratori, ma che non hanno in realtà competenze sufficienti. Spesso costoro usano mezzi coercitivi nell’addestramento. Proprio questi mezzi scorretti sono alla base di comportamenti aggressivi dei cani i quali semplicemente reagiscono ad emozioni come paura e dolore attaccando e mordendo.

Per i cani di razza si sanno quali sono le predisposizioni razziali?

Prendiamo per esempio il Maremmano, un cane abituato da secoli a stare sull’Appennino a fare la guardia alle pecore: quando viene portato in città e tenuto in giardino può manifestare questa sua possessività innata magari sotto forma di un’esagerata aggressività. Però se il padrone ne è consapevole non lo rinchiude in giardino tutto il tempo. Al contrario lo porta fuori per permettergli di socializzare con altre persone e con altri cani. Ogni volta che qualche estraneo arriva a casa, il padrone consapevole insegna al suo cane a socializzare con il prossimo e a non manifestare invece atteggiamenti aggressivi per esempio semplicemente dandogli un bocconcino, così da fargli associare le visite ad esperienze piacevoli. In conclusione i comportamenti aggressivi sono molto spesso da imputare all’ignoranza dei padroni che non sanno gestire in modo corretto i propri cani.

Questi episodi di violenza da parte dei cani si possono quindi prevenire?

Certamente, si possono e si devono prevenire. Bisogna informarsi e conoscere bene il comportamento del cane. Bisogna impegnarsi inoltre nell’educazione del proprio animale che non può essere fatto crescere senza regole come si faceva una volta. I padroni trattano i loro cani, giustamente, come membri della famiglia. Ma devono anche fornirgli gli strumenti comportamentali per inserirsi nella vita sociale degli umani. Questo si ottiene solo attraverso percorsi di educazione specifica.
Ovviamente esistono anche cani problematici che soffrono di malattie psichiatriche e che hanno problemi di aggressività senza causa certa. Ad esempio si sa che nel Cocker ci sono delle linee di sangue che manifestano un’aggressività improvvisa. Molte volte però questi episodi di aggressione sono dovuti a errori che dipendono da come il cane è stato allevato da cucciolo, se non è stato abbastanza socializzato ed esposto a stimoli differenti per esempio facendolo entrare in contatto con persone diverse dai membri della famiglia. Le principali vittime dei cani sono soprattutto i bambini perché il cane, abituato a stare con persone adulte, spesso non identifica nel bambino un essere umano. I bambini molto piccoli infatti hanno un odore diverso, si muovono in modo diverso, hanno delle vocalizzazioni diverse dall’essere umano adulto. Se si vanno a leggere le cronache delle aggressioni che hanno subìto i bambini, ci si rende conto che il cane spesso ha reagito impulsivamente di fronte a qualcosa che secondo lui era una preda o comunque qualcosa che, stando al di fuori della sua esperienza sensoriale abituale, l’ha molto probabilmente spaventato.

Cosa consiglierebbe di fare a una persona che volesse diventare proprietaria di un cane di grossa taglia o che lo sia già?

Intanto bisogna essere consapevoli dell’impegno che uno si prende scegliendo un cane di grossa taglia. Un cane di questa stazza infatti è più difficilmente gestibile rispetto a un cane di piccola taglia e ovviamente, nel caso attacchi e morda delle persone, può creare dei danni maggiori alle vittime della possibile aggressione.
Bisogna poi sapere che ci sono cani di grossa taglia di vari tipi: ad esempio i cani da pastore, tipo appunto il Maremmano, selezionati nei secoli come guardiani degli armenti, hanno comportamenti innati di difesa della proprietà e di possessività che vanno gestiti. Quindi è necessario conoscere bene le caratteristiche delle razze e sapere che certi comportamenti si possono manifestare e che vanno indirizzati e corretti in modo adeguato.
Bisogna poi educare il cane molto attentamente ma con metodi gentili, abituandolo al contatto con le persone e con gli altri animali. Sul mercato ora sono disponibili molte iniziative che offrono l’opportunità di allevare il proprio cane in modo corretto: esistono i puppy party per i cuccioli e i percorsi di socializzazione per i cani più grandi.
Infine, ai primi segnali di comportamenti un po’ rischiosi è necessario chiedere aiuto a un veterinario esperto in comportamento. In Italia ormai esercitano molti veterinari specializzati in questo ambito: esiste una lista di colleghi sul sito della FNOVI, la Federazione Nazionale dell’Ordine Veterinari Italiani. Un’altra lista si può trovare sul sito di AVEC (Associazione veterinari esperti in comportamento) di cui sono presidente, associazione che raggruppa molti colleghi in Italia che hanno seguito un percorso di formazione qualificato per diventare appunto comportamentalisti.
In conclusione queste sono tutte le indicazioni da seguire.
Come detto prima, a parte i casi di singoli cani affetti da problemi psichiatrici, la maggior parte delle volte in cui si manifestano episodi di aggressività è lo stesso proprietario del cane che risulta responsabile a causa della sua ignoranza. In questi casi infatti il padrone dimostra di non conoscere il modo di relazionarsi col proprio cane e di conseguenza è incapace di gestirlo correttamente. Questa ignoranza è dovuta anche al fatto che purtroppo di questi ultimi tempi abbiamo perso anche un po’ di familiarità con questo animale: una volta ci crescevamo e ci vivevamo insieme tutto il giorno e quindi maturava negli anni una conoscenza approfondita sul comportamento canino. Invece capita ora che alcune persone diventino padroni di un cane solo a quarant’anni e, mal interpretando certi suoi atteggiamenti, lo trattino quasi come se fosse un loro figlio e non un animale domestico.

Per quanto riguarda il caso dei singoli cani che hanno problemi psichiatrici come si agisce? Bisogna allontanare il cane dalla famiglia?

Va fatta una valutazione. Se il cane è aggressivo e ha morsicato di solito interviene già l’ASL. In questi casi si attiva tutta la profilassi per la prevenzione della rabbia. Anche se per fortuna sono parecchi anni che in Italia non c’è la rabbia urbana, cioè la rabbia nel cane domestico, un cane che morde potrebbe essere comunque infetto oppure essere portatore di questa malattia e quindi va tenuto in osservazione per dieci giorni. La rabbia è una malattia mortale che una volta che manifesta i sintomi nel giro di questo breve intervallo di tempo non dà scampo all’animale. Di conseguenza se l’aggressività manifestata del cane è legata proprio a questa patologia, nel giro di questi dieci giorni l’animale muore. Questo è il motivo per cui si tiene in osservazione il cane che ha morsicato al canile o, spesso quasi sempre, a casa del proprietario per una settimana e mezza. Dopo di che il veterinario dell’ASL può prescrivere un percorso di riabilitazione al cane e al proprietario. Questo percorso deve essere gestito e redatto da un veterinario esperto in comportamento il quale potrà prescrivere dei farmaci e sicuramente un percorso di modificazione comportamentale, avvalendosi in questo caso di un educatore o di un istruttore cinofilo.

In qualche caso viene abbattuto l’animale?

Può succedere ma è difficile: bisogna trovarsi di fronte ad un cane veramente aggressivo e bisogna avere dimostrato che tutti i percorsi riabilitativi hanno avuto esito negativo. Esistono associazioni di volontariato che tengono questi cani in box e canili dove garantiscono loro una vita decente. Ovviamente in questi luoghi i cani sono trattati con tutte le cautele del caso: vivono in questi ambienti protetti come sorvegliati speciali perché a volte è effettivamente difficile gestirli.

In Italia per guidare un’auto serve una patente, per possedere una pistola è necessario avere un porto d’armi, però per essere proprietari di cani di grossa taglia non è necessario avere nessun patentino.

Qualche anno fa era emersa questa idea del patentino. Esso era obbligatorio per i proprietari dei cani cosiddetti morsicatori e facoltativo per i proprietari dei cani appartenenti a tutte le altre razze. A mio parere la relazione con il cane secondo il mio parere dovrebbe essere una cosa molto naturale e sottoporla a un patentino vorrebbe dire in parte snaturarla. Ovviamente però i proprietari di cani dovrebbero conoscere molto di più l’etologia canina, quindi sarebbe necessario trovare qualche metodo per invogliarli ad informarsi in proposito. Sono contrario a un patentino obbligatorio per le razze considerate pericolose perché sarebbe un po’ come affermare che i cani appartenenti a quelle particolari razze sono tutti pericolosi ed è necessaria un’accortezza maggiore. Invece non è vero: ci sono cani di grossa taglia che, come detto prima, non sono per niente pericolosi mentre anche un cocker, se gestito in modo errato, può diventare veramente aggressivo. Comunque sarebbe importante creare una cultura cinofila e soprattutto far passare il messaggio che non solo si può, ma si deve educare il proprio cane a vivere e a relazionarsi correttamente con i suoi simili e con gli esseri umani e che questa educazione può avvenire in maniera tranquilla senza l’utilizzo di quei metodi coercitivi che anzi a volte sono proprio i primi responsabili dei comportamenti aggressivi degli animali.

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