Nigeriano ucciso a Fermo, Salvini: ‘Colpa dell’invasione organizzata’

salvini

Il ragazzo nigeriano a Fermo non doveva morire, una preghiera per lui. È sempre più evidente che l’immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l’invasione organizzata, non porterà nulla di buono“. Matteo Salvini commenta così su Facebook la morte di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano ucciso a Fermo perché ha reagito con chi ha chiamato la sua compagna “scimmia”. Emmanuel era scappato dalla violenza di Boko Haram e ha trovato la morte in Italia, dove aveva fatto richiesta d’asilo, per mano di un italiano che ora è accusato di omicidio con l’aggravante di razzismo. Per il leader della Lega però la colpa è anche di una fantomatica “invasione organizzata” che avebber portato Emmanuel in Italia. Per di più, nel rispondere a chi lo accusava di aver fomentato l’odio razziale, ha tirato in ballo la legittima difesa come motivo per giustificare l’uccisione di qualcuno, scatenando commenti di chi sostiene la “legittima difesa” di Amedeo Mancini, il 39enne fermato per la sua morte.

Le parole di Salvini hanno scatenato reazioni quanto mai diverse. Da un lato c’è chi lo ha attaccato, sottolineando che il clima di odio razziale è dovuto anche ad affermazioni come questa e alla lotta contro gli immigrati clandestini, baluardo della Lega. Dall’altro c’è chi lo appoggia e lo difende, sostenendo la bontà delle sue parole in nome di una “presunta” italianità da difendere.

salvini legittima difesa

A prescindere dal credo politico, il riferimento all’immigrazione clandestina fuori controllo nel caso di Emmanuel è un errore. Emmanuel era scappato dal suo paese per fuggire dalla violenza dei terroristi di Boko Haram e stava ricominciando a vivere dopo gli orrori e le violenze. Era un richiedente asilo, come lo sono i profughi siriani, gli eritrei e molti altre persone che lasciano i luoghi d’origine per salvarsi la vita. Anche dall’alto della sua lotta contro gli immigrati, Salvini ha sempre fatto la distinzione tra migranti economici (che, secondo la Lega, devono rimanere nel loro paese a morire di fame e di stenti e che non hanno diritto a voler migliorare la loro vita) e profughi che vanno accolti, sempre con molti limiti. Era il caso di Emmanuel. La sua compagna, ora rimasta sola in Italia, ha ricevuto il sì dalle autorità italiane e le è stato riconosciuto lo status di rifugiata, protetta non solo dalla legge italiana, ma da convenzioni e trattati internazionali.

Parlare di “invasione organizzata” è, se possibile, ancora peggio. Nel vocabolario italiano invasione ha un significato preciso: è “l’ingresso nel territorio di uno stato da parte delle forze armate di uno stato belligerante, per compiervi operazioni belliche” (dalla Treccani). Truppe armate belligeranti nel nostro paese non sono state avvistate: i barconi su cui spesso i migranti trovano la morte (e non la salvezza) non sono certo mezzi corazzati.

Certo che è una metafora, ma a indicare cosa? Milioni di persone che arrivano in Italia per fare cosa? Occupare il nostro paese? Portarci via le case? La realtà è che, a fronte di una popolazione di 60 milioni di italiani nei primi sei mesi del 2016 sono arrivate 67.538 persone (dati Organizzazione Internazionale delle Migrazioni). Al 2015 sono 5 milioni gli stranieri residenti in Italia: secondo il rapporto Migrantes della Caritas, lo scorso anno la popolazione straniera è aumentata di sole 11mila unità e ci sono stati i primi cali in alcune Regioni (tradotto: gli stranieri regolari iniziano ad andarsene da qui). Nessuno nega che non ci siano sbarchi e che la questione immigrazione non esista, sia chiaro. È che parlare di invasione è, dati alla mano, una bugia.

Allora perché dirlo? L’unica spiegazione è quella che non compare mai nelle dichiarazioni ufficiale di Salvini e di chi, anche in Europa, la pensa come lui: è razzismo. Si soffia sulle paure delle persone, stremate da anni di crisi economica e alla ricerca di qualcuno a cui dare la colpa, perché si è razzisti. Come lo è stato Amedeo Mancini che, chiariamo, non è un ultras: è un razzista che avrebbe prima insultato una donna chiamandola “scimmia” e poi ucciso di botte l’uomo che ha cercato di reagire all’insulto.

Salvini sa, da politico scaltro qual è, che le parole hanno un peso. Lo sa e sceglie di usare termini precisi per dare una patina ufficiale alle pulsioni più becere. La morte di Emmanuel poteva essere il punto di svolta, poteva costringere lui e tutti coloro che soffiano sull’odio, a fermarsi e a riflettere su come affrontare le sfide dell’immigrazione e dell’integrazione. A dare un senso a una tragedia che non ha senso è stata invece Chinyery, la compagna di Emmanuel, che ha donato i suoi organi perché, con la sua morte, possa salvare altre vite.

A proposito di primati. Fu il senatore della Lega, Roberto Calderoli, a definire l’ex ministra Cecile Kyengeun orango” e fu il Parlamento italiano a salvarlo dall’accusa di istigazione razziale, votando contro la richiesta del Tribunale di Bergamo che aveva aggiunto alla diffamazione, l’aggravante dell’odio razziale. È ora che tutti si prendano le proprie responsabilità. Tutti.


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