Naufragio Crotone, fermati altri 2 presunti scafisti

Sono 62 le vittime fino ad ora registrate per il naufragio a Crotone, decine ancora i migranti che sono dispersi. Intanto le autorità hanno fermato altri 2 presunti scafisti.

Soccorsi e migranti salvati a Crotone
Soccorsi e migranti salvati a Crotone – Nanopress.it

Il naufragio è avvenuto nella mattinata di ieri, 26 febbraio 2023, a causa del maltempo che ha spezzato in due l’imbarcazione. La barca era partita dalla Turchia e si è danneggiata a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone.

Naufragio Crotone, sono stati fermati altri due possibili scafisti dalle autorità

Nella mattinata di ieri, 26 febbraio 2023, si è verificata l’ennesima tragedia in mare a circa 100 metri dalla costa di Steccato di Cutro in provincia di Crotone.

Un’imbarcazione partita dalla Turchia e destinata ad arrivare sulle coste italiane, a pochi metri dalla costa si è danneggiata e spezzata a causa del maltempo.

Tutte le persone che erano a bordo in quel momento si sono ritrovate a confrontarsi con il forte maltempo e il mare mosso. Fino ad ora sono stati registrati 62 morti e sono ancora decine i dispersi.

I numeri sono parziali e provvisori perché le operazioni di soccorso sono ancora in corso in queste ore, il numero di vittime ancora da recuperare è indefinibile si ipotizza possa essere circa di 40 persone.

Tra di loro anche tanti bambini, al momento sono 14 quelli recuperati e tra loro c’erano anche due gemelli di pochi anni, ed un bimbo di pochi mesi. Tutte le vittime minorenni hanno un’età compresa tra gli 8 mesi e i 13 anni.

Sono solamente 82 i sopravvissuti a questa tragedia, ossia le persone che è stato possibile salvare. Per 22 di questi sopravvissuti è stato necessario il trasporto in ospedale per tutti c’è la prognosi riservata, alcuni di loro si trovano al momento in terapia intensiva.

Le autorità locali al momento hanno fermato altre due persone, ritenute essere due scafisti. Questo è quello che si evince da indiscrezioni che sono state raccolte negli ambienti giudiziari.

Nella giornata di ieri già un’altra persona di nazionalità turca era stata fermata con l’accusa di essere uno degli scafisti dell’imbarcazione.

A raccontare la tragedia ci ha pensato Laura De Paoli, medico della Fondazione Cisom Cavalieri di Malta, che ha partecipato alle operazioni di soccorso. La donna ha raccontato che al loro arrivo nel punto del naufragio erano già decine i cadaveri che galleggiavano nell’acqua.

Subito poco il loro arrivo hanno notato che in mare c’erano due uomini che tenevano in alto un bambino e sono riusciti a recuperarli, il bambino purtroppo era privo di vita mentre lo zio e il fratello del bambino sono sopravvissuto al naufragio.

Purtroppo il bambino non è stato possibile salvarlo nonostante la rianimazione perché i suoi polmoni erano pieni di acqua, aveva solo 7 anni.

Secondo il racconto della De Paoli sulla spiaggia c’erano dei sopravvissuti che si aggiravano terrorizzati e gridando alla ricerca dei loro amici e parenti.

Non si hanno notizie certe su quante persone ci fossero sull’imbarcazione, i numeri dichiarati dai sopravvissuti sono molto contraddittori. Per molti il numero di persone presenti era di 180 per altri ce ne erano molti di più.

L’ipotesi più accreditata è che sulla barca che è naufragata vi fossero almeno 180 persona e quindi all’appello, tra i sopravvissuti e quelli recuperati, mancano ancora circa 40 persone. Le speranze di poterle ritrovare in vita sono pressoché inesistenti.

Resti dell'imbarcazione naufragio Crotone
Resti dell’imbarcazione naufragio Crotone – Nanopress.it

Cosa è successo tra la notte di sabato e le prime ore di domenica

L’imbarcazione con a bordo i migranti era partita quattro giorni fa dalla Turchia, precisamente da Izmir. Tra i migranti che viaggiano sul barcone c’erano cittadini siriani, afgani, iracheni e iraniani.

Il barcone era stato individuato nella serata di sabato da un aereo del servizio Frontex, e proprio per questo dal porto di Crotone sono partite due unità della Guardia di finanza.

A causa però del forte maltempo che si stava registrando in quelle ore, mare forza 3-4, la Guardia di finanza è dovuta rientrare al porto.

Nelle prime ore di ieri mattina, intorno alle 4, è stata effettuata una telefonata internazionale, si ipotizza proveniente dalla stessa imbarcazione, per dare l’allarme alla Sala operativa del Gruppo aeronavale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia.

Il telefonista però non ha saputo fornire indicazioni utili a causa della non conoscenza della lingua inglese, gli operatori però sono stati in grado di capire che c’era stato qualcosa di grave e hanno perciò lanciato l’allarme.

Quando i soccorsi sono giunti sul posto ormai la tragedia si era consumata e davanti a loro si sono ritrovati uno scenario cruento.

Si ipotizza che il barcone, in legno, si sia andato a scontrare contro uno scoglio sommerso a circa cento metri dalla riva rimanendo così bloccato tra le onde.

Onde che hanno poi causato la rottura dell’imbarcazione che si è completamente spezzato riversando in mare tutte le persone che erano a bordo.

A bordo quasi nessuno sapeva nuotare, la forza del mare e della corrente era troppo forte e non sono sopravvissuti. A salvarsi sono stati soprattutto gli uomini.

La Procura della Repubblica ha deciso di avviare un’inchiesta per capire cosa è avvenuto, ipotizzando i reati di omicidio e disastro colposi, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Matteo Piantedosi, ministro dell’interno, nella serata di ieri ha voluto lanciare un messaggio chiaro e diretto: “L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo questo messaggio: in queste condizioni non bisogna partire.”

Ha poi proseguito: “Di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo. Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”.

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