Monumenti dimenticati della prima guerra mondiale: da Redipuglia al complesso di Monte San Michele

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Quali sono i monumenti dimenticati della prima guerra mondiale? La visita di Papa Francesco a Redipuglia ha permesso un mini-restauro del più grande sacrario militare italiano costruito dove passava la linea del fronte durante la Prima Guerra Mondiale, ma sono tanti i monumenti che meriterebbero di essere meglio conservati e restaurati, e si trovano in Friuli Venezia Giulia: milioni sono stati stanziati in vista del centenario della prima guerra mondiale, ma è probabile che (tanti) altri soldi serviranno.

Il Corriere della Sera fa il punto sui monumenti ‘dimenticati’ della prima guerra mondiale, quattro dei quali solo in Friuli-Venezia Giulia: oltre al succitato Redipuglia, ci sono anche il Colle di Sant’Elia, il sacrario di Oslavia e il monte San Michele. Proprio Redipuglia – per estensione, notorietà e danni – è quello più problematico: nonostante la visita di Papa Francesco abbia portato a tamponamenti di emergenza, i gradoni sono da ripulire, la cappella ha infiltrazioni d’acqua, il museo storico è da rimettere a posto. Per sistemare l’ampio piazzale, la scalinata da 22 gradoni, la cappella votiva e il museo, inseriti in parco commemorativo delle dimensioni totali di 100 ettari scavati sul fianco del monte Sei Busi costerà almeno quattro milioni di euro.

Nessuno di questi interventi sarà ultimato in tempo per la visita di Papa Francesco – scriveva il Corriere qualche giorno fa – per il momento, anzi, tutti questi interventi sono ancora e soltanto sulla carta, nella lista delle operazioni strutturali da mettere in piedi in Friuli Venezia Giulia con lo sblocco dei fondi in arrivo dallo stato per il centenario della Grande Guerra, pari a 28 milioni di euro per i cinque anni di commemorazioni, dieci dei quali appunto destinati alla rimessa a nuovo dei tre grandi sacrari della regione“.

Non va meglio – sarebbe strano il contrario – nei monumenti della prima guerra mondiale così detti ‘minori’: a Colle Sant’Elia i viali sono ricoperti d’erba e anche lo spiazzo principale andrebbe ripulito dalle erbacce. I trentasei cippi dedicati agli oggetti della vita militare con targhette commemorative scritte da Gabriele D’Annunzio sono rovinati, alcuni oggetti sono stati staccati e anche il museo storico nella casa della Terza Armata ha difficoltà.

Il complesso del monte San Michele, reso celebre da Giuseppe Ungaretti nella poesia “San Martino del Carso” ha svariate caverne e gallerie chiuse per crolli, e i lavori in corso esono fermi né è chiaro quando (e se) riapriranno. Non va meglio all’ossario di Oslavia, che nelle colline sopra Gorizia ospita i resti di 57.741 caduti italiani nelle battaglie di Gorizia e Tolmino (ora in Slovenia): i lavori di recupero più urgenti dopo che dalle mura esterne si erano staccate alcune pietre di rivestimento a causa delle infiltrazioni sono stati fatti, tutto il resto – il restauro della volta in plexiglas, la riparazione di altre infiltrazioni infiltrazioni che causano distacco dell’intonaco e allagamenti – è rimandato a data da destinarsi.

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