Mondiali 2022 in Qatar: il silenzio sulle condizioni disumane degli operai che lavorano agli stadi

Si fanno sentire sempre di più le polemiche per i mondiali 2022 in Qatar. Mentre la FIFA, da un lato, ha stanziato 209 milioni di dollari, per compensare i club di calcio che presteranno i giocatori alle nazionali, continuano ad esserci ombre sulla strage delle migliaia di operai, soprattutto asiatici, che versano in condizioni atroci nei cantieri degli stadi. Dalle stime che si sono fatte risulta che il Qatar ha 1,8 milioni di lavoratori stranieri. Molti di loro vivono in condizioni di semischiavitù, avendo a che fare anche con dei contratti che impediscono di lasciare il Paese fino all’ultimazione dei lavori.

I dati che si riferiscono alle condizioni di lavoro degli operai in Qatar sono terribili. Si parla di 1.200 operai già morti. I dati del Qatar si concentrano sulla morte di 964 lavoratori asiatici tra il 2012 e il 2013: 264 sarebbero morti per arresto cardiaco, 72 in incidenti stradali, 35 in cadute, 28 per suicidio e altri per cause naturali.

Le condizioni dei lavoratori

In base ai dati che sono stati resi noti, non si può evincere in maniera completa la situazione terribile dei lavoratori nel Qatar. Si tende sempre più a fare silenzio su questa situazione. Non si dice, ad esempio, che lavorare a 50 gradi può anche causare l’infarto. I sindacalisti italiani che sono andati in missione in Qatar ci prospettano una situazione incredibile.

Si parla del fatto che può accadere di tutto in quello Stato, anche del fatto che i morti non vengono consegnati alle famiglie e che vengono abbandonati lontano dai cantieri, per avere statistiche “più morbide” e per non pagare gli indennizzi.

Le prospettive per il futuro non sono affatto rassicuranti, visto che si è stimato che gli stadi del Qatar potrebbero costare la vita a 4.000 persone. I sindacati hanno scritto alla Federazione Italiana Gioco Calcio e all’Associazione Italiana Calciatori, anche se fino ad adesso non hanno ricevuto risposta. Si dovrebbe fare qualcosa, perché molti operai migranti potrebbero essere salvati.

La protesta degli sfruttati

Nel corso degli anni alcuni operai si sono ribellati, anche a Dubai e negli Emirati Arabi Uniti, dove si verificano le stesse condizioni, organizzando delle manifestazioni di protesta, per far sentire la voce sulla mancanza di sicurezza sul lavoro, sulle paghe da fame, sugli accampamenti in cui sono costretti a vivere gli operai. Gli operai chiedono un salario adeguato e condizioni igienico-sanitarie minime. Il salario giornaliero di un operaio è di circa 6 euro e può scendere, in mancanza di una qualifica, anche a meno di 4 euro, con giornate lavorative di 12-14 ore.

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