Metodo Stamina, le proteste contro lo stop: l’intervista a Bruno Talamonti del Movimento Vite Sospese

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Continua a far parlare di sé, grazie all’attenzione mediatica portata avanti da un programma televisivo popolare come Le Iene, ma anche grazie alle continue richieste di famiglie che vedono in questa cura una possibile via di fuga a un triste destino per i propri cari: stiamo parlando del Metodo Stamina della Stamina Foundation Onlus di Davide Vannoni, che applica cellule staminali mesenchimali, trasformate poi in neuroni, contro alcune malattie degenerative. Il metodo, fin dai suoi esordi, ha incontrato resistenze da parte della comunità scientifica internazionale e l’11 settembre è arrivato il no definitivo del comitato scientifico che doveva valutarlo. Secondo il pool di medici: “mancano i fondamenti scientifici per avviare la sperimentazione”. Una vittoria per chi da sempre s’è opposto a questa pratica e una tragica battuta d’arresto per chi sperava fino all’ultimo in un cambio di rotta. Tra questi ci sono sicuramente i malati, tra cui i fratelli Biviano, entrambi affetti da Sla, che da luglio 2013 hanno messo in atto un presidio permanente a Montecitorio, chiedendo l’accesso alle cure con il metodo Stamina. Abbiamo intervistato Bruno Talamonti, presidente del Movimento Vite Sospese, che, insieme al vice Presidente, Pietro Crisafulli, ha accompagnato i due fratelli fino a Roma.

L’associazione in questione è nata nel 2009 a un convegno che ha voluto raggruppare persone e realtà che “fino ad allora erano nel più completo silenzio mediatico – racconta Talamonti – noi grazie ai fondi e al lavoro dei nostri avvocati volontari, aiutiamo le famiglie durante i ricorsi, nelle spese legali e in alcuni spostamenti, come ad esempio nel caso dei fratelli Biviano”.

Come avete reagito al no del comitato scientifico all’avvio della sperimentazione?
“Ci sono delle precisazioni che riteniamo importanti per far capire a tutte le persone normali quello che non riusciamo a capire in merito alla decisione. In primo luogo, le cellule staminali sono parte del nostro sistema biologico e come tali non possono essere trattate come un farmaco. Ad oggi, il protocollo Stamina rispecchia però la norma Glp (buone pratiche di laboratorio, ndr) ma la sperimentazione ministeriale prevede le stesse cellule prodotte sotto la normativa per i farmaci GMP (buona pratica di produzione). Facciamo un esempio in parole povere: io posso cuocere una pizza buona a 180 gradi nel mio forno di casa. Qui invece mi dicono di andare nel loro laboratorio, in modo che possa essere riprodotta, e di cuocerla a 90 gradi. Si può mangiare la pizza cucinata a 90 gradi ma non sarà mai buona come quella a 180”. Quello che sostengono è quindi che la cellula staminale non può essere equiparata a un farmaco e non può essere trattata con la stessa procedura. Qui si possono collegare le parole dello stesso Vannoni che ha più volte ripetuto di non poter standardizzare una procedura che si applica a una cosa vivente, diversa per definizione una dall’altra.

Non è il solo punto contestato. Agli Spedali Civili di Brescia ci sono 40 pazienti che vengono curati con il metodo Stamina:“Eppure nessuno di questi scienziati è mai andato a verificare con mano le condizioni di questi pazienti, adulti e bambini” continua Talamonti “Non crediamo al grido ‘al miracolo’ perché riteniamo anche quella una stortura mediatica, ma possiamo dire, perché li ho visti con i miei occhi e li potrebbero vedere anche loro, che ci sono netti miglioramenti in questi malati grazie a questo metodo con le cellule mesenchimali della Stamina Foundation di Vannoni”. Ci tengono infatti a ribadire che ” non sosteniamo che si guarisca da queste patologie, possiamo però affermare che, per certe malattie, freni il decorso degenerativo e migliori le condizioni del malato”.

Se il comitato scientifico si fosse espresso in modo positivo sulla sperimentazione, ci sarebbero stati i 3 milioni di euro già stanziati dal Parlamento, che, dopo la bocciatura definitiva del Ministero della Salute, in conferenza stampa il Ministro Beatrice Lorenzin ha deciso di “stanziare per la sperimentazione sulle malattie rare”. La risposta del Presidente del Movimento Vite Sospese è secca: “Con quei soldi avremmo potuto sottoporre a queste cure almeno 60 persone. Ci tengo a precisare che tutte le spese delle cure fino a questo momento sono state a carico della Stamina Foundation, sul SSN pesano solo i ricoveri del prelievo e il successivo impianto nel paziente, sono circa 3 giorni di ricovero”.

Nella conferenza stampa della bocciatura definitiva del Ministero della Salute, il Ministro Lorenzin ha affermato: “Ho chiesto al presidente dell’Iss Fabrizio Oleari di poter avere accesso alle cartelle cliniche dei pazienti di Brescia per farne un esame accurato e dare risposte a tutte le domande che questa vicenda lascia. Penso sia un dovere analizzare quello che abbiamo in mano. Il ministro della Salute era stato recentemente attaccato proprio dagli stessi malati che protestano davanti a Montecitorio, i quali si sono sentiti abbandonati: “Quando a fine luglio, Sandro, dopo giorni di sit-in, si era sentito male, il Ministro Lorenzin era venuto a trovarlo in ospedale, promettendo di prendersi cura della sua famiglia ma da quel giorno non sono mai stati contattati, mai una telefonata” afferma Talamonti. La situazione di tensione non sembra destinata a migliorare: “Sandro ha più volte dichiarato che non se ne andrà da Roma finché non ci sarà lo sblocco delle cure, dicendo che piuttosto torna a Lipari in una bara” conclude il Presidente del Movimento Vite Sospese.

Cos’è il Metodo Stamina?

Il metodo Stamina, di Davide Vannoni, nato a Torino nel 1967, laureato in semiotica applicata alle ricerche di mercato e anche vincitore di una cattedra in psicologia generale all’Università di Udine, consiste nell’utilizzo di cellule staminali mesenchimali, ovvero cellule destinate solitamente allo sviluppo di tessuti ossei o adiposi, per curare malattie neurodegenerative. Queste cellule verrebbero convertite in neuroni, dopo essere state esposte ad acido retinoico, diluito in etanolo. Vengono prelevate delle cellule dal midollo osseo dei pazienti, manipolate e poi immesse nuovamente nel paziente. E’ giusto dire che tutte le notizie in merito non sono mai state confermate da una vera e propria pubblicazione del metodo, che risulta essere anche uno dei motivi principali di critica da parte della comunità scientifica internazionale.

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