Messina Denaro, quei pizzini conservati dalla sorella Rosalia

L’arresto della sorella di Messina Denaro ha aperto nuovi scenari per quel che riguarda le indagini sulla vita del boss in questi suoi ultimi 30 anni di latitanza. Tra i pizzini ritrovati c’è ancora molto da ricostruire.

Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro – Nanopress.it

Il boss, quando un’altra sua sorella fu arrestata nel dicembre del 2013, scrisse parole molto forti ma al tempo stesso accorate, proprio all’altra sorella, Rosalia, arrestata oggi. Vediamo di cosa si tratta.

Messina Denaro e il contenuto dei pizzini ritrovati

Parole forti quelle che il boss Messina Denaro aveva scritto, nel 2013, quando l’altra sua sorella, Anna Patrizia, venne arrestata e condotta in carcere insieme al suo nipote prediletto, Francesco. Riteneva che esser incriminati per mafie “fosse un onore” e, dall’altro lato, si sentivano anche dei perseguitati, “come se non fossimo della razza umana, siamo diventati un’etnia da cancellare” – scriveva alla sorella Rosalia, colei che oggi è stata arrestata.

Sembra un circolo vizioso sì, ma è un cerchio che si sta ricomponendo piano piano attorno sempre a lui, il superboss Matteo Messina Denaro. Capire chi lo ha aiutato in questi anni a sfuggire alla cattura, ma anche ricostruire la sua vita, fatta anche di dialoghi e pizzini scambiati con le sorelle, fino ad arrivare all’arresto di Rosalia, questa mattina.

Un pizzino, trovato proprio a casa di Rosalia, lo scorso 6 dicembre, nascosto nella gamba vuota di una sedia, insieme ad un altro biglietto che raccontava e svelava a chi stava indagando che il boss, allora ancora latitante, aveva un tumore.

Carabinieri fuori a uno dei covi di Messina Denaro
Carabinieri fuori a uno dei covi di Messina Denaro – Nanopress.it

La sorella Rosalia conservava una sorta di “nuovo manifesto della mafia”

Anche se ammalato, il boss ricostruiva quello che, ad oggi, sembra una sorta di manifesto della nuova mafia: “Eppure, siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato, prima piemontese e poi romano, che non riconosciamo, siamo siciliani e tali volevamo restare. Hanno costruito una grande bugia per il popolo, noi il male loro il bene” – scrivendo e rivolgendosi sempre alla sorella.

Voleva quasi diventare un paladino della giustizia, dicendo che avevano affossato la Sicilia: “Ogni volta che c’è un nuovo arresto si allarga l’albo degli uomini e delle donne che soffrono per questa terra, si entra a far parte di una comunità che dimostra di non lasciare passare l’insulto, l’infamia, l’oppressione, la violenza. Questo siamo, ed un giorno, ne sono convinto, tutto ciò ci sarà riconosciuto e la storia ci restituirà quello che ci hanno tolto in vita”.

Parole che erano custodite segretamente e gelosamente proprio da Rosalia che aveva sempre avuto una sorta di venerazione per il fratello boss. Il giorno del suo arresto, i Carabinieri avevano ritrovato, anche, un altro pizzino, che diceva: “Non si deve mai ritornare da una persona dalla quale ci siamo allontanati definitivamente. E’ una regola di vita, della mia vita. Ho pochissime regole di vita, e questa è una” – e lui lo aveva scritto nel marzo del 2014.

Era convinto che tutti coloro che lo avevano amato, l’avrebbero continuato a fare, qualunque cosa sarebbe successa, nessuno mai si sarebbe dimenticato di lui. E parlava anche dell’aver “conosciuto tante persone coraggiose con le pecore e pecore con i coraggiosi” – concludeva.

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