Massimo Bossetti tenta il suicidio in carcere? I giudici smentiscono

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I giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno deciso di non accordare l’istanza di sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari per Massimo Bossetti. L’istanza è stata presentata dai legali del muratore di Mapello dopo il presunto tentativo di suicidio in cella, che era stato reso noto alla stampa dall’avvocato Claudio Salvagni. Secondo la Corte d’Assise, invece, non c’è riscontro alla consulenza psichiatrica, che avrebbe dovuto dimostrare lo stato di depressione da parte di Bossetti.

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Il direttore del carcere e il comandante della polizia penitenziaria hanno escluso ogni tentativo autolesionistico. Secondo i responsabili della casa circondariale non ci sarebbe stato nessun tentativo di suicidio. Nemmeno lo psicologo e lo psichiatra del carcere avrebbero segnalato tali problematiche.

Il presunto tentativo di suicidio

Secondo il legale, Bossetti avrebbe tentato il suicidio nella sua cella, all’indomani dall’udienza a suo carico. Il suo intento pare fosse quello di ferirsi, ma secondo diverse fonti l’obiettivo era invece quello di togliersi la vita impiccandosi con una cinghia. Ci si riferisce al carcere di via Gleno a Bergamo, dove Bossetti è recluso dal 16 giugno dell’anno scorso.

E’ stato detto che l’avvocato, Claudio Salvagni, sarebbe venuto a conoscenza dell’accaduto tramite una “soffiata” di Marita Comi, moglie del muratore, che si era recata al carcere per andare a trovarlo. Quando Bossetti ha visto Salvagni, secondo l’avvocato, gli avrebbe detto di essere stato vittima di un attacco di debolezza, di aver perso per un istante le speranze.

L’avvocato aveva dichiarato: «Per fortuna adesso sta bene ed è più tranquillo, abbiamo parlato a lungo degli ultimi giorni, dell’udienza di venerdì e di quello che ci aspetta. In ogni caso chiederemo all’istituto una relazione per capire cosa è successo».

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