Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, e quel sogno impossibile: “Vorrei una vita normale”

Marita Comi è la moglie di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate Sopra scomparsa il 26 Novembre del 2010 e trovata morta nel febbraio dell’anno seguente. 

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Marita Comi – Nanopress.it

Nonostante i tre gradi di giudizio, per lei non ci sono mai stati dubbi sull’innocenza del marito. “Lo avrei lasciato se avessi avuto qualche dubbio” ha sempre sostenuto la donna, che con Bossetti ha avuto tre figli, che ora hanno 21, 18 e 16 anni.

Il desiderio di felicità di Marita Comi

Una vita sconvolta dall’arresto del marito e dalla sua successiva condanna all’ergastolo quella di Marita Comi, 44 anni, moglie di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne scomparsa una sera di novembre e trovata senza vita tre mesi dopo in un campo di Brembate (Bergamo).

A raccontare il suo desiderio, che resterà quasi certamente un’utopia, è il fratello, Agostino Comi.

“I figli sono cresciuti e seguono la loro strada. Dopo anni mia sorella vorrebbe tornare a una vita normale anche se normale non tornerà più e lei lo sa”

ha rivelato al quotidiano il Giorno il fratello di Marita, che dopo i fatti che hanno travolto la sua famiglia lavora in una ditta di pulizie.

Le tappe della vicenda di Yara Gambirasio

La drammatica storia di Yara Gambirasio inizia il 26 novembre del 2010, quando della 13enne di Brembate Sopra si perdono le tracce dopo che ha lascato la palestra in cui si allinea a 700 metri da casa. Il primo fermo avviene il 5 dicembre dello stesso anno nei confronti di Mohamed Fikri, muratore marocchino, la cui posizione verrà archiviata poco dopo.

Il 26 febbraio del 2011 in un campo di Chignolo d’Isola viene ritrovato il corpo senza vita della piccola Yara Gambirasio. La bambina è stata accoltellata e abbandonata nel campo, dove è morta di freddo e stenti. Il 15 giugno di quello stesso anno gli inquirenti isolano una traccia di Dna sugli slip della vittima. Da quel dna si risale a Giuseppe Guarinoni, autista di Gorno e padre di due figli, morto nel 1999. L’assassino di Yara sarebbe un suo figlio illegittimo. Il 16 giugno del 2014 viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, muiratore di Mapello, il cui Dna coincide con quello di ignoto 1.

Il primo luglio del 2016 Massimo Bossetti viene condannato all’ergastolo e il 12 ottobre del 2018 la Corte di Cassazione confermerà quella condanna. Da allora però il muratore di Mapello non ha mai ammesso alcuna responsabilità nell’omicidio di Yara Gambirasio.

Il 29 dicembre scorso il giudice per le indagini preliminari di Venezia, Alberto Scaramuzza, ha chiesto che venga indagata Letizia Ruggeri, il pubblico ministero di Bergamo che ha lavorato al caso di Yara Gambirasio, per frode in processo penale e depistaggio.

Secondo Scaramuzza, la Ruggeri non avrebbe conservato e correttamente gestito i campioni di Dna ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio

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