Luigi Tenco, morte sospetta: la Procura riapre il caso dopo i dubbi sul suicidio

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La Procura di Imperia ha aperto un nuovo fascicolo sulla morte sospetta di Luigi Tenco, il compianto cantautore ligure che fu trovato privo di vita il 27 gennaio del 1967 in una stanza dell’Hotel Savoy di Sanremo, proprio nei giorni in cui si stava tenendo il Festival della canzone italiana. La riapertura del caso segue la presentazione di un esposto effettuato dal giornalista investigativo Pasquale Ragone. Nella sua tesi, peraltro ipotizzata già da altri, durante questi oltre quaranta anni dal tragico fatto, si mette in dubbio l’ipotesi del suicidio, portando nuove prove agli inquirenti.

Luigi Tenco fu trovato morto la stessa sera in cui la sua canzone (‘Ciao Amore, ciao‘, cantata insieme a Dalila) era stata eliminata dal Festival di Sanremo. Il brano di Tenco non venne subito apprezzato dal pubblico e non fu ammesso alla serata finale del Festival. Questo dettaglio fu a lungo preso a motivo del presunto sconforto e abbattimento di Tenco, condizione che avrebbe portato al suicidio del giovane artista.

La tesi del suicidio

I primi a trovare il cadavere di Luigi Tenco, nella sua camera d’albergo, furono, con molta probabilità, il suo amico Lucio Dalla, e successivamente la stessa Dalida. Il corpo riportava un foro di proiettile alla testa. Nella stanza venne rinvenuto anche un pezzo di carta con un messaggio, che i periti calligrafici incaricati dissero essere scritto da Tenco stesso. Sul biglietto c’era scritto: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi“. Proprio queste parole fecero pensare al suicidio come spiegazione della morte.

I dubbi e la prima riapertura del caso

Per molti decenni sono sussistiti dubbi sulle cause della morte di Luigi Tenco: perchè, tra le evidenti incongruenze, ad esempio, non fu mai ritrovata la pistola che ne causò la morte. Per questo e per altri motivi, dopo anni di pressioni esercitate da una parte della stampa e dal fratello Valentino, il 12 dicembre 2005, a trentotto anni dai fatti, la procura generale di Sanremo dispose la riesumazione della salma per effettuare nuovi esami che, il 15 febbraio 2006 hanno portato alla conferma dell’ipotesi del suicidio. L’allora procuratore di Sanremo, Mariano Gagliano, mise la parola fine sul caso Tenco, dopo averne disposto la riesumazione della salma per una nuova perizia. “È inutile riparlare ancora di un caso che si è discusso per quarant’anni – aveva affermato, nel gennaio scorso, Gagliano, alla notizia dell’esposto presentato da Ragone – Per eliminare qualsiasi dubbio feci riesumare la salma di Tenco, con uno staff di super periti. Non ci furono dubbi sul suicidio“.

Alla ricerca della verità

Il giornalista Nicola Guarneri e il criminologo Pasquale Ragone hanno da sempre sostenuto tesi alternative al suicidio. Nell’esposto accolto dalla Procura di Imperia, Ragone chiede la verifica dell’accertamento balistico. Il giornalista scrive che dalle conclusioni delle perizie emerge che la pistola di Luigi Tenco (con la quale quest’ultimo avrebbe compiuto il suicidio) non sparò alcun colpo né fu mai ritrovata sulla scena dell’evento; in più, sulle mani di Luigi Tenco la prova dello Stub fu negativa, quindi non fu Tenco a premere il grilletto. “Premesso che si tratta di una questione già affrontata in passato – ha affermato il procuratore Giuseppe Geremia – non credo che si possa arrivare a nuovi sviluppi, anche perché le questioni balistiche si riferiscono sempre al bersaglio, che in questo caso è sepolto già da tempo. Comunque sia, valuteremo questo esposto, per valutare se ci sono elementi per nuove indagini“.

L’intervento di Ragone a Chi l’ha visto?

Ad ogni modo Ragone è stato intervistato da Chi l’ha visto?, e il servizio è andato in onda nella puntata del 18 febbraio 2015. Il giornalista forense ha confermato che l’inchiesta investigativa a Sanremo, in quei giorni maledetti, e anche successivamente, è stata condotta in maniera grossolana e confusionaria. Il bossolo trovato nella stanza ‘appartiene a un’altra arma’ dice Ragone. Le foto diffuse dai media erano state ricreate ad hoc, addirittura dopo che il corpo del cantautore era già stato portato via. Inoltre Tenco, secondo le testimonianze delle persone che lo frequentavano, non era sereno aveva paura di essere ucciso da qualcuno. Il suo manager Paolo Dossena ha raccontato inoltre che proprio prima di andare a Sanremo trovò nella macchina di Tenco una pistola, che subito interrogato dall’amico, gli disse: ‘È la terza volta che cercano di uccidermi. Lo volete capire che io ho paura‘, ma non fornì mai una risposta su chi potesse essere l’eventuale mandante.

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