L’Iran ha introdotto norme sul velo più rigide, sollevando malcontento negli Usa

Il tragico destino di molte ragazze iraniane che hanno subito violenze e mutilazioni a causa della loro scelta di non indossare il velo, sembra non aver avuto alcun effetto sull’Iran, che continua con la sua politica violenta e basata sulla discriminazione e sull’intolleranza. A distanza di dieci mesi dalla morte di Mahsa Amini, studentessa 22enne arrestata e deceduta in carcere a seguito delle percosse ricevute dalle forze dell’ordine, per non aver indossato correttamente il velo, la polizia morale è tornata a pattugliare le strade iraniane per monitorare e rispetto del codice di abbigliamento femminile e far rispettare oltre a ciò le leggi del decoro.

Presidente iraniano Raisi
Presidente dell’Iran Raisi – Nanopress.it

Quella che è iniziata a settembre come una protesta della popolazione iraniana si è trasformata ben presto in una rivoluzione vera e propria e ha mostrato il coraggio dei giovanissimi iraniani che hanno rischiato la propria vita per raggiungere un equilibrio per il popolo e le future generazioni in Iran, cercando di interrompere i soprusi nei confronti delle donne.

Le Guardie della Rivoluzione islamica dell’Iran non hanno ha avuto nessuna pietà nell’attaccare la folla in protesta e sono morti oltre 500 giovani, anche soltanto per aver preso parte alle manifestazioni e 20.000 persone sono state arrestate da settembre ad oggi.

Il regime in Iran ripristina le pattuglie di polizia morale

La situazione è tornata preoccupare notevolmente dopo le nuove condanne emesse dai tribunali iraniani, come quella inflitta a una donna che, mentre era al volante della sua auto, è stata fermata perché le è caduta la sciarpa dalle spalle. Il tribunale l’ha condannata a lavare i cadaveri per un mese come pena.

Nonostante pressioni e ammonizioni internazionali e le proteste di molte organizzazioni per i diritti umani, l’Iran sembra non avere intenzione di porre fine alla sua politica di repressione e controllo delle donne. La comunità internazionale a cercato di puntare a ripristinare i diritti femminili e a ridare dignità alle donne iraniane, ma l’Occidente è visto come il fomentatore delle proteste e come l’incarnazione del peccato da parte delle autorità iraniane.

Purtroppo, nonostante le proteste interne, le pressioni internazionali e le denunce all’ONU, le autorità iraniane sembrano aver scelto nuovamente la linea dura, che non concede nulla a un compromesso che potrebbe essere percepito come un rischio per la stabilità del regime.

Dopo la morte di Mahsa Amini, la polizia morale era praticamente scomparsa dalle strade iraniane, tuttavia, il portavoce della polizia nazionale, Saeed Montazer Al-Mahdi, ha recentemente annunciato il loro ritorno, dichiarando chela polizia non avrà altra scelta che trattare legalmente con coloro che non rispettano il codice di abbigliamento e insistono nella sua violazione. In caso di rifiuto di ascoltare la polizia, [le donne] saranno indirizzate alla magistratura“.

Al-Mahdi ha spiegato che questa nuova ondata di repressione ha lo scopo di rafforzare le fondamenta familiari e rispondere alle richieste pubbliche e dei leader senior, tra cui il presidente Ebrahim Raisi.

Guardie della rivoluzione iraniana
Guardie della rivoluzione iraniana – Nanopress.it

La situazione delle donne in Iran è estremamente preoccupante e richiede l’attenzione della comunità internazionale, in quanto non si è visto nessuno cambiamento sostanziale e nemmeno l’intenzione di percorrere la via del rispetto. È necessario che le autorità continuino a fare pressione sul governo Teheran  laffinché rispetti i diritti umani, inclusa la libertà di scelta e di espressione delle donne, e si allinei agli standard internazionali. Solo così si potrà provare a porre fine alla discriminazione e alla violenza contro le donne in Iran.

Purtroppo, come si vede dai recenti episodi, il nuovo corso restrittivo imposto dal governo iraniano ha già fatto le prime vittime. Una donna nella città di Varamin, la cui sciarpa le era scivolata dalle spalle mentre guidava, è stata condannata a lavare i cadaveri per un mese come punizione. Anche l’attrice Azadeh Samadi, che ha partecipato a un funerale indossando un berretto invece del velo, è stata condannata a frequentare sedute psicologiche per la sua “malattia sociale”.

Questi episodi mostrano la durezza delle autorità iraniane e la loro mancanza di rispetto per i diritti umani e la libertà individuale. La comunità internazionale deve continuare a sollevare la questione dei diritti delle donne in Iran e a chiedere a Teheran di rispettare i diritti fondamentali delle donne e di porre fine alla repressione e alla violenza contro di loro.

La recente dichiarazione del portavoce della polizia nazionale iraniana, Saeed Montazer Al-Mahdi, riguardo all’applicazione più rigorosa del codice di abbigliamento femminile in Iran, indica un’ulteriore repressione delle libertà civili in Iran.

Il codice di abbigliamento femminile in Iran richiede alle donne di coprire i capelli e il corpo con abiti lunghi e larghi.  Molte donne, però,  hanno protestato contro questa norma, sostenendo che viola i loro diritti umani e la loro libertà di espressione.

Questa nuova presa di potere di Raisi e dei suoi alleati a generato innanzitutto stupore nonostante la crudeltà delle autorità sia stata ben evidente negli ultimi mesi, ma ha anche allertato le associazioni per i diritti umanitari che si battono contro il maltrattamento delle donne iraniane e chiedono a gran voce alla comunità globale di fermare questo scempio.

Sono sorte numerose critiche riguardo alle pene emanate dal tribunale che sono ritenute inaccettabili e rappresentano un eccesso di potere. Molti giovani innocenti sono stati giustiziati per aver continuato a professare le proprie idee che si andavano a scontrare con quelle del governo e dell’autorità in Iran.

Teheran sostiene che soltanto con il fedele rispetto delle leggi della Sharia islamica si può avere una nazione florida e prosperosa e sostengono, inoltre, che è opera delle Nazioni occidentali il fomentare i giovani e il plagiarli raccontando bugie e racconti inventati.

Lo scopo secondo l’autorità iraniane sarebbe quello di mettere in cattiva luce i vertici del paese così da subentrare all’interno di esso e interferire con la gestione della popolazione. È fondamentale trovare un modo per convincere le autorità iraniane a rispettare i diritti delle donne e delle minoranze e garantire loro un trattamento giusto e umano senza discriminazioni.

Le dichiarazioni del religioso iraniano Reza Akrami sulla questione dell’hijab sono preoccupanti e rappresentano un ulteriore attacco alle libertà civili delle donne in Iran.

La sua affermazione che le donne senza hijab possono appartenere a chiunque e mostrarsi a tutti gli uomini è inaccettabile e denota una visione sessista e discriminatoria della società.

Inoltre, la sua insistenza sul fatto che l’hijab sia obbligatorio secondo il Corano e gli insegnamenti religiosi è discutibile, poiché esistono interpretazioni diverse dei testi religiosi e molte donne musulmane in tutto il mondo scelgono di non indossare l’hijab.

L’affermazione che le donne senza hijab possono appartenere a chiunque e mostrarsi a tutti gli uomini è inaccettabile e denota una visione sessista e discriminatoria della società.

Inoltre, l’insistenza sul fatto che l’hijab sia obbligatorio secondo il Corano e gli insegnamenti religiosi è discutibile, poiché esistono interpretazioni diverse dei testi religiosi e molte donne musulmane in tutto il mondo scelgono di non indossare il velo.

Il ritorno al regime duro iraniano ha portato la popolazione nuovamente per le strade del paese per protestare contro le autorità che ancora una volta si rivolgono con feroce violenza ai manifestanti e alle famiglie dei defunti che si riuniscono per commemorare i loro cari.

Si accendono nuove proteste tra il popolo iraniano

Le proteste a Rasht contro l’arresto di tre donne per l’hijab indicano una crescente insoddisfazione della popolazione iraniana nei confronti delle restrizioni imposte dal regime clericale.

Le immagini e i rapporti sui social media mostrano una grande folla riunita davanti al municipio di Rasht, dopo che la polizia dell’hijab ha cercato di portare via tre donne. La reazione della folla a sostegno delle donne arrestate dimostra un crescente malcontento della popolazione iraniana nei confronti delle politiche repressive del regime.

A seguito delle nuove proteste causate dai nuovi abusi subiti dalla popolazione iraniana gli Stati Uniti hanno deciso di prendere posizione nella difesa delle donne.

Le affermazioni del vice inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, Abram Paley, riguardo alla repressione della polizia morale per imporre l’hijab obbligatorio rappresentano una forte presa di posizione a sostegno dei diritti delle donne in Iran.

La libertà di scelta sull’abbigliamento è un diritto fondamentale delle donne e delle ragazze in tutto il mondo, e la comunità internazionale ha il dovere di sostenere il rispetto di questo diritto in Iran e in ogni altro Paese che limita la libertà di espressione delle donne.

Guida Suprema dell'Iran Khamenei
Guida Suprema dell’Iran Khamenei – Nanopress.it

L’ufficio dell’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran che è tornato a farsi vivo dopo il licenziamento dell’ex inviato, rappresenta un impegno continuo degli Stati Uniti per promuovere i diritti umani e le libertà civili a Teheran e in tutto il mondo.

La ripresa dell’account Twitter ufficiale della missione dell’inviato speciale per l’Iran è un segnale importante della determinazione degli Stati Uniti ad affrontare la situazione dei diritti umani. Questo annuncio giunge in un momento in cui la situazione in Iran è sempre più preoccupante, con la ripresa delle pattuglie della polizia morale e gli arresti delle donne che non indossano l’hijab obbligatorio.

La dichiarazione che l’intero team del Dipartimento di Stato rimane impegnato nell’attuazione della politica sull’Iran dimostra la volontà degli Stati Uniti di continuare a sostenere i diritti umani e le libertà civili nel paese. La comunità internazionale deve fare la sua parte per monitorare attentamente la situazione dei diritti umani del popolo iraniano e sostenere le richieste di rispetto delle libertà civili e dei diritti delle donne.

La ripresa delle pattuglie della polizia morale in Iran, in vista del primo anniversario della morte di Mahsa Amini, e il recente arresto di un’adolescente senza hijab obbligatorio dimostrano la continua repressione delle libertà civili delle donne in Iran.

Numerose associazioni per i diritti umani hanno verificato violazioni costanti e soprusi sui detenuti, per esempio al famoso penitenziario di Evin a Teheran dove sono tenuti in arresto la maggior parte dei prigionieri politici nei quali rientrano anche i manifestanti arrestati per l’appunto durante le proteste.

Oltre a ciò sono emerse torture ripetute e privazione del sonno e chi non obbediva rischiava di veder morire la propria famiglia. Gli USA sono intervenuti spesso per fermare la ferocia dimostrata dalle autorità In Iran ma le stesse hanno ripetuto più volte che l’occidente è la causa della perdizione della popolazione e della perdita della fede religiosa.

Oltre alla questione della crisi interna gli Stati Uniti e il regime in Iran sono contrapposti anche a livello internazionale dato che le milizie filo iraniane come è Hezbollah in Libano e la jihad islamica palestinese nella Striscia di Gaza, sono sostenute dal governo di Raisi e si contrappongono allo storico alleato statunitense ovvero Israele.

A tutto ciò si aggiunge anche il pericoloso avvicinamento o almeno ritenuto tale dalle Nazioni occidentali, tra Teheran e Mosca. Fra di loro in questa alleanza che spaventa l’occidente troviamo anche Pechino. Lo scopo della collaborazione cooperazione instaurata dalle Nazioni asiatiche e mediorientali è quello di dipendere il meno possibile dall’approvvigionamento occidentale e riuscire a creare una rete che vada a soddisfare ambito economico e produttivo, Senza bisogno di appoggiarsi ai paesi ritenuti ostili.

 

 

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