L’effetto Schlein, al momento, è vero solo per i sondaggi elettorali

No, a differenza di quanto aveva detto Elly Schlein, neo segretaria del Partito democratico, il centrosinistra non ha vinto le elezioni amministrative. Se il dato, in effetti, non aveva un fondo di realtà al primo turno, quando di fatto aveva strappato solo due grandi comuni al centrodestra, ovvero Brescia e Teramo, lo è ancora di meno ora che le urne dei ballottaggi hanno restituito un quadro molto più desolante per quella coalizione guidata dalla deputata italo americana, che nei fatti ha vinto solo a Vicenza con Giacomo Passomai.

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Elly Schlein, la segretaria del Partito democratico – Nanopress.it

L’effetto Schlein, ovvero la crescita dei potenziali voti per le prossime politiche, talmente prossime che è facile immaginare che le cose fino ad allora saranno cambiate tantissimo, che si è vista nei sondaggi dopo l’elezione a sorpresa nei gazebo contro Stefano Bonaccini, si è visto solo là, e forse nelle tessere nuove che il Pd ha staccato da quando è arrivata alla guida del Nazareno.

Il centrodestra, infatti, che si chiami Giorgia Meloni – e siamo certi che molti voti siano arrivati anche in nome della presidentessa del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, specialmente ad Ancona, in cui si è spesa in prima persona -, che si chiami Daniele Silvetti, che altro non è se non il nuovo sindaco del capoluogo delle Marche che ha vinto contro Ida Simonella, che faceva parte della giunta uscente, ha vinto lasciando più di qualche domanda e dubbio sull’operato dei primi tre mesi della segretaria.

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Daniele Silvetti, neo sindaco di Ancona eletto tra le fila del centrodestra – Nanopress.it

La distanza con la gente, con l’elettorato, con i loro bisogni, infatti, si percepisce nelle percentuali che si sono portate a casa, e anche nei dati sull’affluenza, ancora una volta disastrosi come accade da ormai troppo tempo. E se la volontà è quella di proseguire su una strada che non ha portato fino a ora grandi risultati, i grandi risultati potrebbero non arrivare neanche in futuro.

Certo, fare il passo indietro che oggi ha fatto il primo ministro spagnolo (e socialista) Pedro Sanchez, che ha rassegnato le dimissioni per il risultato delle amministrative, in cui la destra ha trionfato per contro proprio della sua parte politica, non sarebbe possibile, in primis perché da noi non governa il centrosinistra, e lo sappiamo, in secundis perché solo pochi mesi fa si è cercato di fare un restyling che, al momento, dicevamo, ha dato i suoi frutti solo per aver superato il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che in molti casi è stato un alleato alle amministrative, a livello nazionale – e la prima prova che questo sia vero si avrà solo fra un anno, quando si andrà ai seggi per votare per le europee. Certo, ancora, a livello comunale ci sono degli equilibri e quindi queste amministrative non fotografano appieno quello che succede, ma sono comunque una sintesi del fatto che qualcosa non sta andando come dovrebbe.

E quindi ha ragione Schlein a convocare la segreteria. Fa bene ad ammettere la sconfitta netta, a fare qualche mea culpa. “È andata male nei capoluoghi, meglio nei comuni medi. Però – ha detto la leader dem – il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non è per noi una consolazione. Perché è evidente che da soli non si vince“. “Sono elezioni amministrative ma dimostrano che il vento a favore della destra è ancora forte. Sapevamo che sarebbe stata difficile. Non si ricostruisce, non si cambia in due mesi e non passa mai da singole persone, quindi ci vorrà un tempo più lungo per ricostruire fiducia e un centrosinistra nuovo, competitivo e vincente“, ha spiegato ancora.

Per lei, “c’è da ricostruire un campo alternativo a una destra che è divisa su tanti temi ma che quando si tratta di andare al voto si presenta unita anche dove al primo turno era andata separata“. E quindi, ancora, sente la “responsabilità di costruire un campo che credibilmente contenda alla destra la vittoria ma questa è una responsabilità che non riguarda solo il Pd“.

E un po’ ha ragione anche Matteo Salvini, il leader della Lega, vicepremier e anche ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che questo effetto di cui si è tanto parlato debba essere ridimensionato.

Da cosa si debba ripartire o partire del tutto è difficile dirlo, perché se le persone percepiscono come lontani temi come quello del salario minimo, della lotta al cambiamento climatico – che di disastri veri ne ha fatti parecchi, e anche in tempi recentissimi -, dei diritti per la comunità Lgbtqi+, e tutti gli altri di cui la segretaria ha parlato da quando è arrivata alla guida del Nazareno, è chiaro che forse il Pd ha ancora poco senso di esistere, e se andasse a ricalcare le proposte del centrodestra ne avrebbe ancora di meno, però, ecco, perdere non è più un’eventualità, e non deve essere più una (quasi) certezza, e forse un campo largo potrebbe non essere la risposta, o chissà.

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