Latte scaduto in vendita e rifiuti nel fiume: arrestato il re del latte casertano

Un sistema abusivo per lo smaltmento dei rifiuti, sversati nel fiume Volturno; latte scaduto mischiato a quello fresco e poi rimesso in vendita; animali sepolti dai loro escrementi; rifiuti solidi delle lavorazioni bruciati o interrati. Così avrebbe gestito i rifiuti della sua azienda lattiera Giuseppe Gravante, imprenditore zootecnico da oltre 40 anni e proprietario di allevamenti e stabilimenti a Gioia Sannitica, provincia di Caserta, dove fino a qualche mese fa veniva imbottigliato il latte sotto il marchio “Foreste Molisane”. La procura di Santa Maria Capua a Vetere ha chiuso l’inchiesta nei confronti dell’uomo che ora è agli arresti domiciliari, accusato di vari reati, dall’estorsione allo smaltimento illecito dei rifiuti, mentre nel registro degli indagati sono finite altre quattro persone. L’imprenditore casertano, secondo il pm Raffaella Capasso, avrebbe minacciato gli operai di licenziamento in caso non avessero seguito i suoi ordini.

Per avere un’idea della gravita dell’inquinamento arrecato dagli sversamenti illeciti nel fiume Volturno basti pensare che un allevamento bovino come quello in oggetto, della consistenza di tremila/tremilacinquecento capi, rilascia un carico organico specifico pari a quello di una città di circa 24mila persone”, scrive il pm.

Gravante, noto imprenditore del settore lattiero-caseario e insignito del titolo di cittadino onorario della città di Gioia Sannitica nel 2007, per anni avrebbe avvelenato il fiume Volturno e la zona circostante i suoi allevamenti e stabilimenti.

A far nascere l’inchiesta è stata un ex dipendente che si è autodenunciato alle forze dell’ordine, aprendo il classico vaso di Pandora: alla sua denuncia si sono aggiunte quelle di altro personale, tutte confermate dalle attività investigative.

Gravante obbligava i dipendenti, pena il licenziamento, a sversare i rifiuti della lavorazione del latte nel fiume del casertano, tramite una serie di pompe idrauliche e canalizzazioni. Il tutto avveniva di notte, in modo da non essere visibili anche ai droni della Guardia Forestale che dal 2011, dopo la denuncia del Wwf, sorvegliavano la zona. Un sistema brevettato quello messo a punto dall’imprenditore che ha fatto finire nel Volturno di tutto, dagli escrementi degli animali fino alle acque di lavaggio delle stalle, contaminate da detergenti e acidi tossici.

Anche i rifiuti speciali prodotti dall’imbottigliamento del latte venivano smaltiti in modo totalmente illegale, in grandi buche scavate nei terreni dell’azienda o brucati. Secondo i racconti raccolti dagli inquirenti, dal 1994 almeno fino al 2008, ogni giorno venivano interrati e brucati, su circa 100 mq di superficie e a una profondità di circa 3 metri, tutti gli scarti, comprese bottiglie in tetrapack, in p.e. e in pet, etichette di carta e plastica, per un totale di circa 6,5 quintali al giorno.

L’indagato in realtà non voleva proprio sentir parlare del problema dei rifiuti. Pretendeva che gli scarichi fossero eliminati”, scrive il Gip nell’ordinanza di arresto. Tutto in nome dei soldi. Dai calcoli effettuati dalla Procura, Gravante avrebbe risparmiato circa un milione di euro in 15 anni, soldi che avrebbe dovuto spendere per la gestione dei rifiuti.

Non solo. Dalle testimonianze degli ex dipendenti, è emerso che gli stessi animali vivevano sommersi nei loro liquami, mentre Gravante riceveva un bonus pubblico di 70 euro per il benessere di ogni animale.

Tutto il sistema creato dall’imprenditore era inteso a fare profitto da qualsiasi situazione; così anche i resi del latte scaduto venivano riutilizzati, mischiandolo con il latte fresco e rimesso in vendita. Dai primi scavi effettuati dalle autorità sono già emersi i primi rifiuti, comprese alcune carcasse di bufale.

Nei prossimi giorni il Corpo Forestale dello Stato, con uomini e mezzi messi a disposizione dall’Esercito italiano, 21esimo Reggimento del Genio Guastatori di Caserta, e con la collaborazione di tecnici esperti dell’Arpac campana, saranno effettuati i rilievi per analizzare lo stato del sottosuolo. Una logica assassina che ha portato alla rovina del fiume e dell’ambiente, con conseguenze disastrose anche per la salute umana.

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