J.K. Rowling rompe il silenzio sulle accuse di transfobia

Dopo anni trascorsi a giostrarsi tra accuse di transfobia, polemiche, critiche infinite sui social (e anche fuori) J.K. Rowling, la “madre” di Harry Potter, ha deciso di rompere il silenzio sulla sua posizione sul tema dell’inclusività. La scrittrice lo ha fatto nel corso di una puntata del suo podcast The Witch Trials of J.K. Rowling, in cui ha detto qualcosa di molto interessante sul suo modo di affrontare argomenti delicati come questo.

JK Rowling
J.K. Rowling-Nanopress.it

Per J.K. Rowling un uomo che inizia la transizione non sarà comunque mai donna. Questo è quanto. Lo ha detto, ribadito, ridetto. Non ha mai fatto passi indietro su questo. Almeno fino ad ora. La scrittrice forse è pronta finalmente a rivedere la sua posizione al riguardo?

J.K. Rowling e le accuse di transfobia

J.K. Rowling è una TERF (una femminista radicale trans-esclusiva)? Bella domanda. Fatto che sta che di recente ha tentato in tutti i modi di discolparsi (ma neanche sembrava tanto dispiaciuta in effetti), sostenendo che la sua intenzione non era di certo quella di offendere qualcuno (ci mancherebbe altro aggiungeremmo).

Riassunto delle puntate precedenti: tutto è partito così. Era la fine del 2019, il mondo ancora non conosceva il Covid, la pandemia ancora “non ci avrebbe dovuto rendere persone migliori”, la questione del gender-fluid era tiepida, non bollente come lo è adesso. Era precisamente il 19 dicembre, il Natale era alle porte, ma a quanto pare la scrittrice non era tra quelli che diventano magicamente più buoni. Comparve sul suo account Twitter un post che recitava così: “Vestitevi come preferite. Chiamatevi come volete. Andate a letto con qualsiasi adulto consenziente che conoscete. Vivete la vostra vita al meglio, in pace e sicurezza. Ma obbligare le donne a lasciare il lavoro per aver affermato che l’identità sessuale è reale? #IStandWithMaya #ThisIsNotADrill”.

Chi è questa Maya? Si trattava di Maya Forstater, una donna divenuta celebre nel Regno Unito per una serie di tweet scritti da lei, in cui affermava a gran voce che chi segue un percorso di transizione di genere da uomo a donna non poteva considerarsi donna nel vero senso della parola. La donna (una di quelle che poteva considerarsi tale, seguendo il suo criterio) lavorava come esperta finanziaria nel think tank Center for Global Development, ma a quanto pare i suoi datori di lavoro non apprezzarono affatto il suo exploit di parole, tanto da decidere di licenziarla. Forstater fece causa a questi ultimi e la sua vicenda divenne in poco tempo seguitissima dai media. Peccato, però, che alla fine non riuscì a trionfare nella sua lotta contro i suoi ex datori di lavoro, dal momento che secondo il giudice il licenziamento era stato legittimo, essendo le sue posizioni state del tutto non degne di “rispetto in una società democratica”.

A quanto pare, però, la Rowling non ebbe la stessa visione della faccenda, tanto che pensò bene di pubblicare il succitato tweet, che scatenò un putiferio incredibile. Da lì, i suoi fan iniziarono a riflettere e notarono anche che in effetti la saga di Harry Potter non comprende personaggi appartenenti alla comunità Lgbtq+, fermo restando che – la precisazione è doverosa – la stessa scrittrice, diverso tempo prima, durante una conferenza aveva affermato che nella sua testa aveva sempre immaginato Albus Silente omosessuale. Nonostante ciò, però, la saga di Harry Potter e la pietra della transfobia (così l’hanno definita i suoi fan, non lo stiamo dicendo noi, sia chiaro) non era di certo finita qui. Anzi, quello sarebbe stato solo l’inizio.

Arriviamo al 2022. Sono passati tre anni, nel frattempo nel mondo è successo di tutto, tra guerre, pandemie e chi più ne ha più ne metta. Ma neanche questo è riuscito a rendere J.K. Rowling più buona. La famosissima scrittrice, infatti, afferma senza mezzi termini che per lei esiste solo la definizione tradizionale di donna, che può essere identificata come essere umano nato con un apparato riproduttivo femminile. Cosa che in effetti appare coerente con il succitato apprezzamento alla donna licenziata: le loro posizioni sul tema sono chiarissime e sono praticamente uguali.

Ma andiamo avanti, perché nella sfilza di cadute di stile della Rowling ne rientra anche un’altra: la scrittrice ha aperto un centro antiviolenza in Scozia, la sua patria, finalizzato ad aiutare le vittime di abusi e violenze. Fin qui tutto bene, “è un’iniziativa nobile”, penserà qualcuno. Ma lo pensereste ancora se vi dicessimo che questo è aperto solo alle donne che sono biologicamente tali (le uniche che lei considera donne, tra l’altro)? Anche in questo caso quantomeno è stata coerente, ma se esserlo significa avere la mente chiusa e proporre iniziative poco inclusive, evviva l’incoerenza.

E ancora, cercando nel mare magnum di accuse ai suoi danni, troviamo un’altra dichiarazione (controversa): “Quando apri le porte dei bagni e degli spogliatoi a qualsiasi uomo che crede o si sente una donna – e, come ho detto, i certificati di conferma di genere possono ora essere concessi senza bisogno di interventi chirurgici o ormonali – allora apri la porta a tutti gli uomini che desiderano entrare. Questa è la semplice verità”. Possiamo trovare un collegamento con un’altra sua affermazione (l’ennesima, sì, purtroppo non sono pochissime), risalente a un’epoca successiva, ma dello stesso calibro.

Per comprenderla però dobbiamo aprire e chiudere una parentesi. In Scozia, una donna di 31 anni, Isla Bryson, diversi anni fa ha stuprato due donne, rispettivamente a Clydebank e Glasgow. Sì, una donna. Peccato che, all’epoca dei fatti, quella candida ragazza dal caschetto biondo e il giubbotto rosa fosse Adam Graham, un uomo con i capelli rasati e il viso tatuato. Questa vicenda aprì un dilemma di portata nazionale: dove rinchiudere Isla, in un carcere maschile oppure uno femminile? Nel primo caso, sarebbe stata lei in pericolo, nel secondo sarebbero state le altre donne a esserlo. Qualunque via percorribile, insomma, sarebbe stata tortuosa.

Ecco quindi spuntare un (ennesimo) tweet di J.K. Rowling sull’argomento: “Questa è una parodia? La donna trans Katie Dolatowski è stata condannata per tentato stupro di una bambina di dieci anni nel 2018, ad un tiro di schioppo dal Parlamento scozzese. L’attacco si è verificato nel bagno di un supermercato”. Il suo riferimento fu a un altro episodio analogo, risalente al 2018, quello di un ventiduenne scozzese che si identificava nel genere femminile e che all’epoca aveva commesso diversi crimini: aveva tentato di stuprare diversi bambini, di cui uno almeno un paio in bagni pubblici.

JK Rowling
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Per quanto questi fatti abbiano dell’incredibile (non in senso buono chiaramente) e siano quindi criticabilissimi, è la posizione di JK Rowling sul tema della transizione il problema. Finalmente, però, dopo tre anni di critiche, la stessa diretta interessata ha rotto il silenzio e ha detto la sua.

Le ultime dichiarazioni della scrittrice

Nei primi episodi del podcast The Witch Trials of J.K. Rowling, prodotto dalla società di media indipendente The Free Press, composto da sette puntate, la scrittrice ha aperto le porte della sua casa in Scozia all’attivista politica americana Megan Phelps-Roper, a cui ha raccontato molti lati di sé e della sua vita.

Nella prima puntata la scrittrice si è messa letteralmente a nudo, sviscerando alcune vicende che hanno caratterizzato il suo passato, tra cui il suo primo marito violento, di cui ha parlato più volte nel corso degli anni.

Nella seconda, invece, ha aperto anche un’altra interpretazione al suo voler sempre affermare il suo punto di vista, nel lavoro e nella vita. La Rowling ha dichiarato: “Quello che cerco di mostrare nei libri è che l’idea di un bianco e nero è molto affascinante, è la via più semplice e per molti versi è la più sicura. Assumere una posizione “tutto o niente” su qualsiasi tema ti garantisce di trovare la tua bolla, la tua comunità. Ma quello che credo profondamente è che dovremmo dubitare di noi stessi proprio quando siamo troppo sicuri. (…) Io penso che la coscienza parli con una voce minuta e scomoda, una voce che ti dice: pensaci ancora, guarda più in profondità”. Ma ha dubitato anche della sua posizione sulla donna? Ha provato almeno a guardare nella sua profondità mentre sosteneva che una donna dopo una transizione non possa essere dichiarata tale? Cosa le ha detto la sua voce interiore su questi argomenti?

Come riporta La Stampa, la Rowling ha poi commentato l’ondata di odio arrivata mista alle accuse di transfobia così: “Non ho mai deciso di far arrabbiare nessuno. Tuttavia, scendere dal mio piedistallo non mi ha procurato disagio”. Di più, però, ad oggi non possiamo sapere, ma quasi sicuramente scopriremo di più nel terzo episodio, che andrà in onda martedì 28 febbraio, soprattutto considerando che l’episodio si è concluso con le voci dei suoi critici che denunciano i suoi commenti considerati transfobici.

Più che altro la domanda è: quando smetteremo completamente di parlare di questi temi, ritenendoli la normalità (quella vera però) e basta?

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