Italicum, referendum abrogativo non si farà: fallisce la raccolta firme

Corte Cassazione

Fallisce la raccolta firme per il referendum abrogativo dell’Italicum. Non si è raggiunta la soglia minima delle 500 mila firme, a renderlo noto è il comitato promotore dell’iniziativa.
“Le firme raccolte per i due referendum abrogativi di norme dell`Italicum sono giunte a 420.000 (418.239 per il premio di maggioranza e 422.555 per i capilista bloccati). Non bastano, ma sono comunque uno straordinario risultato della mobilitazione organizzata dal Comitato nazionale e dai comitati territoriali” così Massimo Villone, Alfiero Grandi, Silvia Manderino in una dichiarazione a nome del Comitato che ha promosso il referendum contro la legge elettorale con il quale rendono noto di non aver raggiunto, per un soffio, le 500mila sottoscrizioni necessarie.

“L’impegno di decine di migliaia di cittadini, che hanno dato vita a 400 comitati locali, è di grandissimo valore. Si sono spesi senza limiti nel raccogliere le 420.000 firme, avendo un unico, comune, interesse: la rinascita collettiva della democrazia nel Paese” scrive il Comitato referendario. Polemica per “gli ostacoli palesi e occulti frapposti alla raccolta delle firme, che nonostante le chiacchiere sul radioso futuro informatico del nostro paese viene fatta secondo modalità che si possono definire ottocentesche” e la denuncia per “l’assenza pressoché totale dell’informazione sulla raccolta delle firme e sulle sue ragioni, effetto del prevalente conformismo dettato dai gruppi di potere dominanti nell’informazione”. La battaglia contro l’Italicum però non si ferma, perché parallelamente alla proposta referendaria è andata avanti anche la strada “del giudizio davanti alla Corte costituzionale, avviando iniziative giudiziali in venti tribunali con l’obiettivo di far sollevare una questione di costituzionalità. La Corte si pronuncerà il prossimo 4 ottobre”. Ora, conclude il comunicato, c’è “l’impegno prioritario per la difesa della Costituzione e della democrazia, nel quale dobbiamo spendere tutte le nostre energie nazionali e locali con un secco e forte NO alle deformazioni della Costituzione. Un successo del NO riaprirebbe anche il confronto sulla legge elettorale”.

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