Italiane rapite in Siria, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo: «Volevamo solo aiutare»

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Greta e Vanessa, ormai arrivate a casa, hanno detto chiaramente che la loro intenzione era quella di aiutare la popolazione. Non si ritengono responsabili del rapimento. In particolare è stata Vanessa Marzullo a rilasciare queste dichiarazioni. Vanessa ha chiesto scusa per il dolore causato e ha detto, senza mezzi termini, di non aver intenzione di ritornare in Siria, almeno per il momento. La ragazza ha spiegato che una delle prime difficoltà affrontate con il loro ritorno in Italia è stata quella di stare l’una senza l’altra. Ha detto che la situazione in Siria è insostenibile e per questo è importante continuare comunque ad aiutare la gente.

Papà Salvatore ha rincarato la dose, affermando che non c’è bisogno di chiedere scusa, perché è stata fatta una cosa pericolosa, ma non sbagliata. Riguardo a Greta, ha riferito la madre Antonella Biasio, che ha raccontato come la figlia stia bene e come si sia ritagliata il giusto spazio per parlare con suo fratello. Ha fatto notare che Greta si sta riprendendo a poco a poco. Greta e Vanessa sono giunte all’aeroporto di Ciampino durante la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2015. Ad attenderle in pista c’era Paolo Gentiloni, il ministro degli Esteri. Le ragazze sono state immediatamente portate all’ospedale militare del Celio per un controllo medico, dopo aver riabbracciato i familiari. E’ polemica circa un presunto riscatto di 12 milioni di dollari, che, secondo Matteo Salvini della Lega Nord, il governo italiano avrebbe pagato per riavere le due ragazze. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha parlato in Aula alla Camera per chiarire i contorni della vicenda.

Gentiloni parla alla Camera a proposito del riscatto

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Il ministro degi Esteri Paolo Gentiloni, nel corso dell’informativa del Governo nell’aula della Camera sulla vicenda delle due cooperanti italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, ha chiarito la posizione del governo a proposito del presunto riscatto pagato ai rapitori delle due ragazze. ‘Siamo contrari al pagamento di riscatti e nei confronti degli italiani presi in ostaggio la nostra priorità in ogni modo indirizzata alla la tutela indirizzata alla vita e all’integrità fisica‘. Sono le parole del ministro, che ha sottolineato: ‘In tema di rapimenti l’Italia si attiene a regole e comportamenti condivisi sul piano internazionale: non è una linea di questo Governo, ma dell’Italia‘. Poi il ministro ha proseguito nello smorzare le critiche giunte nelle ultime ore, proprio alle due ragazze cooperanti, in relazione alla scelta di entrare in Siria a prestare il loro aiuto.

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Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata‘. Il ministro ha sottolineato le virtù che Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, come molti altri volontari e cooperanti, hanno dimostrato di avere, ovvero ‘generosità e coraggio’, virtù che Gentiloni spiega di aver visto ‘in queste settimane in tanti campi profughi incontrando tanti cooperanti. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti, il Parlamento deve ringraziare questa generosità e questo coraggio, che devono naturalmente coordinarsi con l’azione dello Stato e delle sue rappresentanze all’estero‘.

Prime reazioni alla notizia della liberazione

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La notizia della liberazione delle due cooperanti è stata confermata dal ministro Maria Elena Boschi nel pomeriggio del 15 gennaio, che ha subito comunicato in Aula alla Camera dei Deputati: ‘Una bella notizia. Greta e Vanessa sono state liberate‘, non prima che la deputata M5S Fabiana Dadone se la prendesse proprio con lei, come si vede nel filmato. Anche l’account ufficiale di Palazzo Chigi su Twitter ha diffuso immeidatamente la notizia, con un tweet che informava del rientro delle due giovani in Italia.

Il rapimento

Le ragazze italiane rapite nella zona di Aleppo erano arrivate in Siria tre giorni prima del loro sequestro, nella notte tra il 31 luglio e il primo agosto. La notizia del rapimento è giunta il 2 agosto ed è rimbalzata sui social network, in particolare su Twitter. Si era tenuto il riserbo per evitare di far alzare il prezzo di un eventuale riscatto. Ma dopo che l’informazione sul rapimento delle due ventenni si è diffusa, la Farnesina non ha potuto non confermare che le giovani erano irreperibili. Sono state mobilitate le organizzazioni non governative presenti nella zona, contatti sono stati presi anche con chi ha trattato per altri ostaggi occidentali in analoghi casi. L’ipotesi più accreditata è che le giovani siano state portate via da una banda criminale per essere poi cedute a un gruppo più politicizzato, fronte Al Nusra, cellula siriana di al Qaida.

Le ipotesi sul sequestro

Secondo le prime indiscrezioni sulla ricostruzione degli eventi, le due ragazze sono state caricate su un furgone da una decina di uomini armati che hanno circondato l’edificio e fatto irruzione, intorno alle ore 4 del mattino, nell’appartamento situato vicino a Idlib, nella zona di Aleppo, dove erano arrivate con due guide appena tre giorni prima. Alcune fonti locali sul web sostengono che “prima di essere portate via sono state viste nella casa del capo del Consiglio rivoluzionario della zona“. L’ipotesi più accreditata è che la cattura possa essere stata pianificata grazie a una sorta di ‘soffiata‘ di chi sapeva che le due cooperanti sarebbero giunte nella zona di Aleppo per cominciare il loro progetto di aiuto alla popolazione siriana, il progetto Horryaty.

Il filmato

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Il 31 dicembre 2014 era stato diffuso un video in cui le due ragazze, vestite con un chador nero, chiedevano aiuto dal governo italiano e dicevano di rischiare di essere uccise. Nel filmato, che dura pochi secondi, si vedono Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, una delle due ha in mano un foglio con la scritta 17/12/14, l’altra legge un messaggio: ‘Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grave pericolo e potremmo essere uccise. Il governo e i mediatori sono responsabili delle nostre vite‘. Da questo filmato, considerato una ‘prova’ dell’esistenza in vita delle due, sarebbero partite le trattative per la loro liberazione.

Il pagamento del riscatto

Per la liberazione delle due ragazze italiane si sarebbe provveduto al pagamento di un riscatto. Lo scambio sarebbe avvenuto tra domenica e lunedì, proprio dopo la diffusione del precedente video. Alcuni esperti considerano esagerata la cifra di dodici milioni di dollari indicata dai ribelli al regime di Assad, ma un riscatto è stato certamente pagato, sembrerebbe più verosimile una cifra pari alla metà.

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Chi sono le due operanti italiane

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Vanessa Marzullo, 21 anni, di Bergamo, è una studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale (lingue: Arabo e Inglese). Volontaria presso l’Organizzazione Internazionale di Soccorso. Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social networks all’organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell’organizzazione e nella nascita del Progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”.

Greta Ramelli, 20 anni, di Varese, studentessa di Scienze Infermieristiche. Diplomata al liceo linguistico Rosetum dove ha studiato inglese, spagnolo e tedesco. Volontaria presso l’Organizzazione Internazionale di Soccorso, operatrice di pronto soccorso trasporto infermi e nel settore emergenza (livello operativo). Nel maggio 2011 trascorre 4 mesi in Zambia nelle zone di Chipata e Chikowa lavorando come volontaria presso 3 centri nutrizionali per malati di AIDS, incluso alcune settimane presso le missioni dei padri comboniani. Nel dicembre 2012 trascorre tre settimane a Calcutta, India, come volontaria presso la struttura Kalighat delle suore missionarie della carità. Di Siria si occupa sia per quanto riguarda l’accoglienza profughi insieme ad altri volontari, sia per attivismo e per aiuti umanitari. Collabora con il Comitato S.O.S. Siria di Varese, l’Associazione delle Comunità Arabe Siriane e IPSIA Varese nel progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”.

Lo scopo del progetto

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Vanessa e Greta sono due cooperanti entrate in Siria attraverso la Turchia, per portare avanti il progetto Horryaty, iniziativa di solidarietà con la popolazione siriana che hanno fondato con Roberto Andervill. Lo scopo del viaggio umanitario era non solo distribuire kit di pronto soccorso e pacchi alimentari nell’area di confine, ma anche condiviere nozioni infermieristiche, ovvero insegnare ai giovani a praticare interventi di pronto soccorso. Il loro progetto, come si legge nella pagine Facebook ufficiale, è nato a marzo 2014.

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