Istat, cala il potere d’acquisto degli italiani a causa della pressione fiscale

Secondo i nuovi dati Istat, il potere d’acquisto degli italiani è diminuito a causa della forte pressione fiscale degli ultimi mesi. 

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Spesa al supermercato – Nanopress.it

Il potere d’acquisto delle famiglie italiane è diminuito, nel periodo tra aprile e giugno, secondo quanto rivela l’Istat. Inoltre anche il tasso di risparmio delle famiglie ha avuto una diminuzione di 2,3 punti percentuali. Aumentato, invece, il reddito delle famiglie consumatrici. Ecco cosa emerge dalle ultime statistiche elaborate dall’istituto in merito al nuovo scenario che si è delineato nel secondo trimestre del 2022.

ISTAT, cala il potere d’acquisto delle famiglie a causa della pressione fiscale

Secondo le ultime statistiche dell’Istat, la pressione fiscale ha diminuito il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Il rapporto riguarda, nello specifico, i mesi da aprile a giugno 2022. La pressione fiscale esercitata è pari al 42,4%, in crescita rispetto al medesimo periodo del 2021.

L’istituto, però, tiene a precisare che il calo del potere d’acquisto ha subito una “flessione lieve” anche se i prezzi sono notevolmente incrementati.

Rispetto al periodo pre-pandemia, il tasso di risparmio delle famiglie ha avuto una diminuzione di 2,3 punti percentuali, rappresentando uno dei dati più alti sinora registrati.

Per quel che concerne le entrate, si è registrato un aumento dell’8,5%, le quali hanno inciso sul prodotto interno loro del 48,4%, con una crescita, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, di 0,6 punti percentuali.

Dando uno sguardo, invece, al tasso di investimento, notiamo che quello legato alle società non finanziarie è stato del 25%, mentre resta stabile – secondo quanto comunica l’Istat.

Istat, diminuisce potere d'acquisto
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PIL, risparmi e crisi energetica

Per quanto riguarda il PIL – ossia il prodotto interno lordo – l’Istat ci comunica che il dato del secondo trimestre del 2022, preso di riferimento per l’analisi condotta – è passato da +4,7% a +5%. Pertanto, considerrando il medesimo trimestre è aumentato dell’1,1%.

I consumi finali nazionali, però, sono incrementati dell‘1,6%, mentre gli investimenti fissi lordi hanno subito un incremento dell’1,1%. Sono aumentate, inoltre, anche le importazioni e le esportazioni.

Codacons ha commentato il quadro fornito dall’istituto, sottolineando il fatto che, in base a tali dati, si comprende come gli italiani abbiano sviluppato una tendenza a non risparmiare al fine di “colmare la perdita di potere d’acquisto determinata dall’aumento dei prezzi al dettaglio“.

Queste le parole di Carlo Rienzi, presidente del Codacons. Sono, però, dati che cozzano con lo scenario che si è delineato negli ultimi mesi dell’anno corrente – sottolinea Rienzi – caratterizzato dall’incremento dei costi delle forniture energetiche di luce e gas, nonché dall’aumento dell’inflazione.

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