ISIS rivendica l’attacco informatico a Playstation Network

C’è ISIS dietro all’attacco informatico a danno di Playstation Network (PSN) e Sony Entertainment Network operato durante lo scorso weekend? Sembra proprio di sì, visto che non solo è arrivata la rivendicazione da parte del gruppo “amico” Lizard Squad su Twitter, ma anche la conferma della stessa società nipponica. Prima sul canale principale su Twitter, per spiegare che un attacco c’è stato seppur senza conseguenze, e poi più dettagliatamente anche sul blog ufficiale Playstation. La popolare piattaforma videoludica e multimediale è stata scelta come bersaglio ideale durante un weekend piuttosto “attivo” online da parte del gruppo terroristico, che si è data parecchio da fare.

Playstation Network in down durante il weekend

Complici condizioni atmosferiche non propriamente estive, diverse centinaia di migliaia di utenti hanno programmato un weekend all’insegna dello svago sul Playstation Network ossia sul portale ufficiale per giocare in multiplayer su PlayStation 3, PlayStation 4, PSP e PS Vita. Oppure a godersi qualche contenuto multimediale di qualità su Sony Entertainment Network. Ma per diverse ore non è stato possibile accedere ed è apparso sin da subito evidente l’origine “malevola” del malfunzionamento. Non era manutenzione o un down tecnico quanto un vero e proprio attacco cracker. Succede ogni tanto, ma non era mai capitato che dietro l’iniziativa ci fosse un gruppo terroristico come ISIS.

La rivendicazione di ISIS

Già, proprio il gruppo terroristico del califfo Abu Bakr al Baghdadi, che è salito tristemente agli onori delle cronache per la brutale uccisione di Jim Foley oltre che per i disordini in Medio Oriente, come in Siria. La rivendicazione è giunta – come ormai siamo drammaticamente abituati – attraverso i social network e più precisamente Twitter. La “firma” è quella della cellula informatica, il gruppo Lizard Squad che si può definire come associato a ISIS più che propriamente interno. Il cinguettio era piuttosto esplicito: “Sony, yet another large company, but they aren’t spending the waves of cash they obtain on their customers’ service. End the greed.” ossia “Sony, ancora un’altra grande società che spende parte dei suoi gran ricavi ottenuti per il suo servizio assistenza. Metti fine all’avidità“. E, se ci fossero stati ancora dubbi, è arrivato un altro tweet: “Today we planted the ISIS flag on @Sony’s servers #ISIS#jihad pic.twitter.com/zvqXb2f5XI” ossia “Oggi abbiamo piantato la bandiera di ISIS sui server di Sony“. Ma è andata proprio così?

La risposta di Sony

Sony ha immediatamente tranquillizzato i propri utenti affermando, su Twitter, “Update: PlayStation Network and Sony Entertainment Network are back online, thanks for your patience and support“. Ossia “Aggiornamento: PlayStation Network e Sony Entertainment Network sono tornati online, grazie per la pazienza e il supporto“. Dopo pochi minuti è stato pubblicato anche un post sul blog ufficiale del progetto Playstation: “PlayStation Network e Sony Entertainment Network sono tornati online e la gente può ora godere dei servizi sui dispositivi Playstation. I network erano stati messi offline attraverso una serie di attacchi informatici. Non abbiamo riscontrato alcuna prova di intrusione all’interno del network e non c’è stata fuga di informazioni sensibili e personali“. Insomma, molto rumore fortunatamente per nulla dato che sì il network è rimasto offline, ma non è stato “ferito”.

Un weekend di terrorismo 2.0

ISIS ha condotto altre rappresaglie online contro la società nipponica: John Smedley, presidente della stessa divisione Online Entertainment di Sony, era a bordo del volo American Airlines che sembrava potesse ospitare una bomba a bordo. Il tweet incriminato informava infatti che: “@AmericanAir We have been receiving reports that @j_smedley’s plane #362 from DFW to SAN has explosives on-board, please look into this.” Ossia che erano stati informati che a bordo dell’aereo dove volava Smedley ci fossero esplosivi. Nulla di fatto, però, anche in questo caso. Ma durante tutto il giorno il dirigente è stato bersagliato da ironia e bombardamento social anche di pessimo gusto (con riferimento all’11 settembre). L’aereo è stato fatto atterrare a metà del viaggio e i passeggeri sono stati controllati così come i bagagli. D’altra parte il terrorismo-bufala a volte è più efficiente di quello effettivo.

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