Isis in Siria, conquistata metà del Paese: qual è la situazione?

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I miliziani dell’Isis sono entrati nella città siriana di Kobane, dopo che le forze curde li avevano cacciati. A dare notizia della situazione terribile che si è determinata è l’osservatorio siriano per i diritti umani, che ha riferito di numerose vittime. I jihadisti sarebbero penetrati dal confine turco. Alcuni miliziani sono riusciti ad infiltrarsi nella periferia meridionale della città. In base a ciò che hanno riferito alcune fonti, si apprende che sono in corso degli scontri armati, dopo che l’Isis ha fatto esplodere un’autobomba nei pressi di un posto di blocco curdo.

L’Isis in Siria ha già conquistato metà del Paese. La situazione non è affatto facile, ecco perché il presidente francese vuole rompere ogni indugio. Non dimentichiamo che i ribelli hanno anche nelle loro mani il patrimonio culturale dell’umanità di Palmira e già sono stati distrutti alcuni monumenti, come si apprende anche dall’Unesco. Il presidente francese ha detto che il mondo deve rispondere alla minaccia dei terroristi e difendere Palmira. Gli Stati Uniti si dicono profondamente preoccupati, anche perché la loro strategia fino a questo momento non ha portato a molti successi. L’osservatorio siriano per i diritti umani, che ha sede a Londra e che possiede una vasta rete di informatori sul territorio siriano, ha confermato che Palmira è in mano all’Isis. Lo Stato Islamico controllerebbe la base aerea e il quartier generale dell’intelligence.

La situazione in Siria

I miliziani in Siria avrebbero fatto molti morti. Secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani, i miliziani del califfato avrebbero ucciso almeno 17 persone a Palmira. Tra queste, alcuni appartenenti alle forze di sicurezza e dei civili filogovernativi. Almeno 4 sarebbero stati decapitati. I civili uccisi lavoravano per il consiglio amministrativo locale e sarebbero stati accusati di lavorare per il regime.

Durante l’avanzata verso la città di Palmira, i miliziani dello Stato Islamico avrebbero ucciso 49 persone. Come ha affermato la portavoce dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, in seguito agli scontri circa un terzo dei 200.000 abitanti di Palmira ha preferito fuggire, abbandonando la città. Alcuni civili sarebbero tenuti in ostaggio, anche perché i ribelli avrebbero impedito ai civili di lasciare la città, prima che questa cadesse nelle loro mani. Lo ha sottolineato anche l’Onu, che si è detta profondamente preoccupata.

La conquista di Palmira starebbe aprendo la via verso Damasco, che è distante appena 200 chilometri. Per questo i ribelli insistono su questa posizione. Un jihadista, parlando dell’argomento, è stato citato su vari siti internet vicini al gruppo e ha spiegato che i miliziani controllerebbero anche l’ospedale usato come base dall’esercito siriano prima di ritirarsi.

I monumenti di Palmira

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L’Unesco ha riferito che alcuni monumenti dell’antica Palmira sarebbero stati distrutti dalle bombe. Si sa che già ci sarebbero state delle distruzioni di notevole entità e alcune colonne sarebbero cadute. Come ha detto la direttrice generale dell’Unesco, Palmira è uno straordinario patrimonio mondiale e una sua eventuale distruzione sarebbe una perdita enorme per l’umanità.

La paura è che i jihadisti possano commettere lo stesso scempio realizzato in altri siti archeologici, come, per esempio, quelli in Iraq, dove con asce, picconi e kalashnikov hanno distrutto dei reperti di grandissimo valore. Delle fonti locali raccontano che i jihadisti avrebbero imposto il coprifuoco totale in tutta la città e che quest’ultima non sarebbe più servita dalla corrente elettrica.

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