Isis in crisi economica: tagliati gli stipendi dei combattenti

Isis, esercito riprende Ramadi

Stipendi tagliati della metà e stop al prezzo calmierato del pane. Lo Stato Islamico è in crisi economica e dal direttorato è arrivato il comunicato: tutti i salari, senza esclusione, sono stati dimezzati. Il documento, riportato dalla stampa britannica e datato tra novembre e dicembre 2015, riguarda la regione di Raqqa, a nord est della Siria ed è diretto a tutti i miliziani Isis, compresi i gradi più alti. “Considerando la situazione eccezionale in cui si trova lo Stato islamico è stato deciso di ridurre della metà i salari pagati a tutti i combattenti e nessuno sarà esonerato da questa decisione, qualunque sia la posizione”, si legge nel comunicato. Secondo gli analisti, si tratta di un primo segnale della difficoltà economica dello Stato Islamico grazie all’azione della coalizione anti Isis.

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Il taglio degli stipendi segue una serie di azioni militari che hanno colpito il cuore dei finanziamenti del presunto Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Gli alleati della coalizione hanno da poco diffuso il video della distruzione di una banca a Mosul, con i contanti che volavano per aria. Il messaggio è chiaro: senza soldi, anche i miliziani dell’Isis possono essere fermati.

La tattica “Follow the money” starebbe funzionando. Gli attacchi degli alleati hanno preso di mira gli impianti di petrolio, le strade e le autocisterne con cui gli jihadisti si arricchiscono grazie al mercato nero. Tra le voci dell’auto finanziamento dell’Isis, il petrolio è la più importante: colpendo le torrette dell’oro nero, si vuole mettere in ginocchio tutto il sistema. Gli uomini di al-Baghdadi hanno conquistato consensi tra le popolazioni locali grazie all’invio di denaro, al sostentamento dei miliziani e delle loro famiglie e a politiche di prezzi calmierati per i beni di prima necessità. I soldi servono a pagare i combattenti e a comprare mezzi e armi; senza, la guerra diventa sempre più difficile.

Isis stipendi

Il comunicato dell’Isis pubblicato dalla stampa inglese

Le bombe si sono concentrate nella zona di Raqqa proprio per colpire gli impianti gestiti dallo Stato Islamico: con il calo delle entrate dalla vendita illegale di greggio, l’Isis perde gran parte dei suoi finanziamenti. A questo si aggiunge la congiuntura economica globale con il prezzo del petrolio ai minimi storici, il che rende sempre meno redditizia la vendita illegale del petrolio che viene fatta sotto costo.

Sul fronte siriano, la lotta all’Isis sta funzionando anche l’avanzata militare, con i guerriglieri curdi e i ribelli alleati che premono ai confini e guadagnano terreno di giorno in giorno, sostenuti dalle bombe americane.

Il comunicato certifica una difficoltà economica importante per l’Isis, ma la strada è ancora lunga: ci vorrà molto tempo, denaro, fatica e sangue per sconfiggere le bandiere nere.

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