‘In Italia si ruba facile, poi ce la spassiamo in Albania’, presa la banda specializzata in furti e rapine in Lombardia

banda di albanesi presa in Lombardia

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Cinque albanesi facenti parte di una banda specializzata in furti e rapine, oltre che in cessione di sostanze stupefacenti, sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di “associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio e di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio”. Il 26enne capo della banda, da quanto emerso dalle intercettazioni degli inquirenti, parlava dell’Italia come del Paese di Bengodi: “Qui, se ti prendono, ti fai 24 ore in cella e torni libero”. E proprio con questa parole convinceva altri malviventi ad arrivare nel nostro Paese per mettere a segno furti e rapine.

I reati imputati alla banda sono quattordici furti in abitazione, quindici furti in distributori di benzina e due rapine in casa. In totale si parla di trentuno colpi in un solo mese per la banda di albanesi che si era stanziata a Melzo.

Dopo una prima rapina a un benzinaio di Cernusco sul Naviglio, nel mese di gennaio, i malviventi hanno poi messo a segno altri colpi tra Milano, Lodi, Brescia, Bergamo e Monza.

Colpi che hanno permesso alla banda di ‘guadagnare’ oltre duecentomila euro in contanti, oltre agli oggetti trafugati dagli appartamenti delle vittime.

I soldi venivano messi al sicuro in Albania, spediti o portati personalmente ogni settimana.

Particolare curioso della vicenda è che il capo 26enne della banda, non sapendo di essere intercettato, si vantava con i suoi complici di “avere la fila di persone che vogliono venire” in Italia, perché nel nostro Paese si rischia poco e il guadagno può essere tanto.

Il sostituto procuratore David Monti ha sintetizzato così la vicenda: “Sono venuti dall’Albania, dovevano stare pochi mesi per razziare il territorio e tornare. Il loro obiettivo ultimo, la loro ambizione, era fare la bella vita in Albania con i soldi rubati in Italia”. Perché in Italia “ti fai 24 ore in cella ed esci”. O almeno questa era la convinzione del capo della banda. Che ora si trova insieme ai suoi 4 complici nel carcere di San Vittore.

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