Il Governo Conte taglia le pensioni a ebrei vittime di leggi razziali e perseguitati politici?

Per coprire le spese del condono, o pace fiscale che dir si voglia, il governo Conte taglia 50 milioni destinati ai pensionati di guerra e ai perseguitati politici o razziali? Compresi quindi gli ebrei vittime delle leggi razziali e i perseguitati dal fascismo per motivi politici?

Taglio con effetto immediato

Con il decreto Fisco varato dal governo e già in vigore dal 24 ottobre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale si tagliano di 50 milioni le risorse destinate al Fondo istituito presso il ministero dell’Economia per il sostegno di ”pensionati di guerra ed assimilati, perseguitati politici e razziali”. Compresi quindi gli ebrei vittime delle leggi razziali e i perseguitati dal fascismo.

Tali assegni erano previsti fin dal 1955 come parziale risarcimento per aver subito la persecuzione fascista, la deportazione, l’allontanamento dai legittimi posti di lavoro fin dal 1938. Si tratta di assegni mensili di circa 500 euro pagati a chi ne ha diritto (perché ha subito le persecuzioni e ha un reddito inferiore ai 17mila euro) ed è nato prima del 1945.

Arriva la smentita

Dal governo arriva una smentita: si tratterebbe non di un taglio, ma di una naturale diminuzione dovuta al fatto che con il passare degli anni molti beneficiari sono deceduti. Ecco le precisazioni della sottosegretaria Laura Castelli:

L’appello dell’UCEI

Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aveva scritto al Presidente Conte per ottenere un incontro con la Commissione Finanze del Senato. “Non abbiamo neanche il coraggio di informarne i sopravvissuti, di quanto sta accadendo. Loro che con infinito coraggio affrontano nei loro nuclei famigliari, dinanzi a studenti e insegnanti l’impegno di raccontare gli orrori della Shoah; narrando l’inenarrabile, e dover leggere nei loro occhi il senso di desolazione e abbandono”.
“Quale ente che rappresenta tutti gli ebrei italiani non possiamo che invitare governo e Parlamento a riconsiderare la scelta fatta. E valutare ogni possibile rimedio amministrativo, legislativo o emendativo. AL fine di giungere ad una soluzione che non intacchi il lungo percorso fatto in questi ultimi 75 anni di ricostruzione del Paese. Permettendo così a chi ha vissuto quel buio periodo della storia e a chi ha subito persecuzioni per difendere i valori oggi sanciti nella nostra Costituzione, di continuare, per ancora una manciata di anni, di poter vivere, o meglio, sopravvivere.”

Ma nel decreto fiscale licenziato dal governo Conte non sono stati ridotti 50 milioni destinati ai pensionati di guerra. La decisione si inserisce in un taglio complessivo da 589 milioni che coinvolge diversi ministeri. Si contano quindi -19 milioni per le Università, -5 milioni ai volontari, -4 milioni per l’amministrazione penitenziaria.

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