Il Boss delle Cerimonie perde la querela: ‘Non è diffamazione accostare La Sonrisa alla camorra’

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Sconfitta in tribunale per Antonio Polese, ‘il Boss delle Cerimonie’, che ha perso la querela intentata contro Gennaro Migliore, ex deputato di Sel e attualmente Sottosegretario alla Giustizia del Governo Renzi, l’altro esponente di Sel Arturo Scotto, il dirigente dello stesso partito Andrea De Martino e la testata online Retenews24. Motivo del contendere l’accostamento alla camorra, insinuato tramite un’interrogazione parlamentare presentata da Migliore all’inizio del 2014, della location della popolare trasmissione di Real Time, il Grand Hotel La Sonrisa di proprietà proprio di Polese. Ma secondo il giudice il caso ‘rientra nel diritto di cronaca giornalistica e di critica politica’.

Non è dunque diffamazione collegare La Sonrisa alla camorra né ricordare che il programma di Real Time si svolge in una struttura di Sant’Antonio Abate che in passato ha ospitato un matrimonio molto chiacchierato, quello tra Marianna Giuliano, figlia di Luigi Giuliano (capo dell’omonimo clan), e Michele Mazzarella, figlio del boss di Santa Lucia. Uno sposalizio, si dice, celebrato per suggellare l’alleanza tra le due famiglie.

Nell’interrogazione parlamentare presentata da Migliore si faceva chiaro riferimento ai legami tra Antonio Polese e le organizzazioni criminali, intensificati anche da un altro matrimonio fuori dall’ordinario celebrato sempre a La Sonrisa, quello tra Gioacchino Fontanella e Maria Carfora, entrambi appartenenti alle cosche di Sant’Antonio Abate. Migliore aveva poi citato i rapporti di Polese con il noto boss Raffaele Cutolo, provati da una sentenza definitiva di condanna del ‘Boss delle Cerimonie’ a due anni e sei mesi per favoreggiamento reale a Cutolo. Vecchie storie (soprattutto scomode) che Antonio Polese ha tentato di mettere a tacere con una sfilza di querele che però non hanno avuto buon esito.

Lo scorso 17 febbraio il Gup di Napoli ha infatti archiviato la pratica prosciogliendo non solo a Migliore e Scotto, ma anche la testata online Retenews24, che il 14 gennaio 2014 aveva pubblicato un articolo sull’interrogazione parlamentare, e il dirigente di Sel Andrea De Martino che l’aveva commentata. ‘La circostanza, dedotta dall’opponente, di essere persona offesa nell’ambito di un procedimento per estorsione’, ha scritto infatti il giudice, ‘Ovviamente non incide sul contenuto del riferito giudicato né è idoneo a rendere diffamatorie le notizie contenute nell’articolo oggetto di denuncia, che è sicuramente conforme all’interpretazione ed applicazione dei consolidati principi giurisprudenziali in materia di diritto di cronaca giornalistica e di diritto di critica politica‘.

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