I soldi dei cinesi sottratti al Fisco italiano

Quanti sono i soldi dei cinesi sottratti al Fisco italiano? Tanti. La comunità cinese di Prato è una delle più numerose d’Italia e commercialmente opera soprattutto nel distretto del tessile. Recentemente la Guardia di Finanza insieme al Nucleo di Polizia Tributaria della città toscana ha scoperto una rilevante evasione fiscale organizzata da una società capeggiata da imprenditori cinesi che, grazie all’uso di prestanome in qualità di amministratori, riusciva con semplicità a nascondere la situazione reale dei redditi al Fisco, mandando invece grandi quantità di soldi in Cina grazie ai ‘Money Transfert’.

Di tutto il denaro movimentato in questi anni sono stati recuperati 50 milioni, una cifra piuttosto bassa, rispetto agli oltre 4,5 miliardi che sono finiti in Cina grazie ai vari imprenditori cinesi che hanno dichiarato introiti di poche migliaia di euro – quando non addirittura il fallimento – per poi spedire in Cina una cifra ben più consistente fatta di vari milioni di euro.

Tra evasioni di Iva, diritti doganali, mancati versamenti di imposte sul reddito e contributi previdenziali c’è l’imbarazzo della scelta dei reati individuati dalle Fiamme Gialle. Ma c’è da dire che l’inchiesta iniziata nel 2008 ha portato alla luce anche un traffico di merci contraffatte, lo sfruttamento della prostituzione e del gioco d’azzardo. I primi sequestri sono stati registrati nel 2010 mentre la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati è della primavera 2015.

Tra questi compaiono quattro dirigenti della filiale di Milano della banca di Stato (direttore generale, vicedirettore, responsabile ufficio rischi e ufficio audit), gli imprenditori italiani titolari di una società di Bologna Money2Money e i loro agenti titolari di negozi ‘money transfer’ dove altre centinaia di cinesi indagati – secondo le indagini – depositavano denaro in contanti.

Dalla sede milanese di Bank of China sono transitati ben 2,199 miliardi diretti verso Pechino senza nessuna segnalazione di attività anomala alle autorità italiane, perché i versamenti sono stati effettuati con cifre basse che non hanno destato sospetto. Delle sue responsabilità si sta occupando anche Bankitalia. I reati contestati sono associazione per delinquere, riciclaggio, evasione fiscale e trasferimento fraudolento di valori all’estero.

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